Markus Tsahkna, ministro degli esteri dell’Estonia: “Ci riarmiamo, dobbiamo difenderci”

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BERLINO. «Ci armiamo per la nostra sicurezza, non per fare un favore a Trump o all’Ucraina». Mentre «il debito comune non è mai entusiasmante ma abbiamo un nemico strategico oltre confine». Riassume così gli ultimi sviluppi Markus Tsahkna, ministro degli Esteri dell’Estonia, in collegamento video da Tallin.

Cosa pensa di quanto è successo alla Casa Bianca scorso tra Trump e Zelensky?

«Abbiamo visto tutti che cosa è successo. L’importante ora è che riprendano i colloqui la settimana prossima. Certo Trump ha messo Zelensky e l’Ucraina sotto pressione, mettendo in pausa il sostegno militare e l’Intelligence. Mi sarei aspettato di vedere più pressione su Putin, un dittatore, che sull’Ucraina, la vittima. Ma quello che è successo giovedì a Bruxelles è veramente storico e dobbiamo focalizzarci su cosa fare insieme, se siamo in grado di rimpiazzare il supporto Usa».

Se Trump abbandona Zelensky e chiude un accordo con Putin, che effetti può avere sulla regione e sulla sicurezza degli Stati Baltici?

«Se non ci sarà una pace duratura, tutta l’Europa soffrirà. Già nel 2007 alla Conferenza di Monaco Putin ha annunciato il suo piano. E ora di nuovo è tornato a ribadire di voler eliminare le cause all’origine. E non si tratta certo di riguadagnare qualche territorio in Ucraina, ma riportare l’ombrello della Nato indietro al 1997 in tanti Paesi dell’Est. Questo è un tema che riguarda la sicurezza in Europa, non l’Ucraina. Certo, riguarda anche noi, ma solo perché siamo al confine della Ue. Sapevamo da anni che sarebbe successo. Sfortunatamente il campanello d’allarme in Georgia nel 2008 e in Ucraina nel 2014 (Crimea) non ha funzionato, ma spero che ora funzioni».

In Italia si parla molto di pace. Le piace la pace che ha in mente Trump, senza tanto riguardo alle garanzie di sicurezza?

«Non ci può essere una pace giusta e duratura senza garanzie di sicurezza funzionanti e senza indebolire Putin. Questa seconda cosa si può fare con più sanzioni sull’energia e più sostegno militare all’Ucraina. Al momento il presidente Trump ha bisogno di un cessate il fuoco più rapidamente possibile, perché l’ha promesso in campagna elettorale. Riguardo alle garanzie, secondo noi possono essere fornite solo con un ingresso nella Nato dell’Ucraina, ma siamo realisti. Sappiamo che non succederà a breve. Quindi come Europa dobbiamo metterci insieme al lavoro per fornire noi la sicurezza. E non per l’Ucraina, o per Trump ma per noi stessi. Credo che anche le persone in Italia lo capiscano».

Che cosa sono garanzie di sicurezza soddisfacenti?

«Devono essere misure che abbiano una reale deterrenza. Quello che abbiamo scritto nel 2015 a Minsk 1 e 2 non era abbastanza. Se abbiamo una presenza militare composta da una coalizione dei volenterosi focalizzata sugli interessi dell’Ucraina, insieme a un esercito ucraino ben addestrato, insieme a tutte le capacità militari necessarie, be’, possiamo parlarne. Certo, la Nato è la cornice più efficiente già funzionante. Ma se non c’è volontà politica, va bene qualcosa di simile. Ora vedremo quali Paesi decideranno di partecipare».

Come vede la posizione di Meloni? Tra Usa e Europa, tra l’Ue e Orban?

«Sono sicuro che stia lavorando per unire alleati diversi, perché abbiamo bisogno anche del supporto degli Stati Uniti per le garanzie di sicurezza. Abbiamo bisogno che Usa, Ucraina e alleati europei siano attorno al tavolo per discutere cosa fare insieme. Capisco che il presidente Trump dica che l’Europa debba mettere qualcosa sul tavolo. Noi dobbiamo sapere che avremo anche in futuro relazioni profonde con gli Usa».

La Nato è stata fondamentale per oltre 70 anni. Ora, con la posizione di Trump, è ancora il contenitore giusto per la difesa europea?

«È l’unico che abbiamo. Penso che la Nato funzioni e che gli Stati Uniti siano presenti. Perché se la Nato dovesse collassare, gli Usa perderebbero la loro posizione a livello globale. Siamo tutti interdipendenti. La domanda è se la Nato e gli alleati europei stiano investendo abbastanza. Spero che, all’Aia, al vertice Nato, raggiungeremo almeno una media del 3,5%».

Lei crede che il presidente Usa rimarrà un partner affidabile per voi Baltici?

«Nel suo ultimo annuncio ha detto che i Baltici hanno un vicino difficile e lui si impegnerà personalmente nella Nato e per loro».

Che cosa pensa del piano ReArm EU? Permetterà di aumentare le spese senza incappare nelle procedure per deficit eccessivo. Va bene per voi?

«Sì, noi in Estonia dal primo gennaio abbiamo introdotto una tassa del 2% per tutti per alzare le spese militari e abbiamo in programma un aumento fino al 5% del Pil per la Difesa e abbiamo bisogno di questa nuova proposta per poter allontanarci dalle rigide regole sul bilancio dell’Ue. Ora speriamo che gli altri facciano altrettanto».

E che cosa pensa della seconda proposta che: «Fornirà 150 miliardi di prestiti agli Stati membri per investimenti nella difesa»? È giusto avere un debito comune?

«Non siamo entusiasti del debito comune perché ci mette in posizioni diverse. Ma quando è arrivato il Covid abbiamo agito in fretta e sono arrivati 700 miliardi. Ora abbiamo un nemico strategico dall’altra parte del confine, pronto a combattere contro di noi. Ma sono preoccupato per la procedura: se tutti i 27 Stati membri devono approvare le condizioni nei Parlamenti nazionali, potremmo perdere due anni».



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