Lontano dai riflettori dell’attualità internazionale, puntati sull’Ucraina, la guerra dei dazi e il conflitto in Medio Oriente, la Libia sta silenziosamente diventando un terreno di scontro tra Stati Uniti e Russia. Entrambi stanno infatti consolidando la propria influenza nel Paese nordafricano, cruciale per il controllo del Mediterraneo e del Sahel: un’area di importanza vitale in primis per l’Italia. Il Comando militare statunitense in Africa (Africom) ha recentemente condotto delle esercitazioni aeree nei pressi della città di Sirte, una dimostrazione di forza che – per la prima volta – ha coinvolto ufficiali libici provenienti sia dall’est che dall’ovest del Paese. L’esercitazione, avvenuta il 26 febbraio, ha visto la partecipazione di un bombardiere strategico B-52 e forze provenienti dal Regno Unito, estendendosi lungo la costa libica fino alla Striscia di Gaza e coinvolgendo persino Israele.
Il luogo scelto per l’esercitazione è altamente simbolico. Sirte si trova a pochi chilometri dalle basi operative del gruppo russo Wagner, che mantiene una presenza radicata nelle regioni centrali e orientali della Libia sotto il controllo del generale Khalifa Haftar. Nonostante la crescente pressione statunitense, Mosca ha consolidato un’infrastruttura militare sofisticata nel Paese nordafricano, dotata di sistemi avanzati di difesa aerea come l’S-400 e capacità di guerra cibernetica all’avanguardia. Più che una minaccia concreta alla presenza russa, l’esercitazione statunitense sembra essere un segnale politico, volto a riaffermare l’influenza di Washington nel dossier libico. In realtà, il vero fronte di confronto per la Russia non è tanto con gli Stati Uniti, quanto con la Turchia, che con il suo sostegno al Governo di unità nazionale (con sede a Tripoli, nell’ovest) del premier Abdulhamid Dabaiba ha consolidato una presenza militare ed economica in Libia, rappresentando il principale contrappeso agli assetti russi nell’est.
Mosca sta adottando una strategia più discreta per mantenere la propria influenza in Libia, utilizzando la Bielorussia come “intermediario” per evitare un’esposizione diretta. Minsk ha infatti avviato l’addestramento di forze speciali affiliate a Haftar, con la supervisione diretta del figlio del generale libico, Saddam Haftar. Durante una visita in Bielorussia, Saddam è stato fotografato mentre ispezionava un gruppo di circa 100 militari delle forze speciali (addirittura in assetto da neve), alcuni dei quali si stanno addestrando all’uso dei caccia russi MiG-29 e Mi-24, oltre a droni e altre armi avanzate. L’interesse russo si estende anche alle basi strategiche in Libia, con un occhio di riguardo per la base di Tobruk, snodo strategico della regione orientale del Paese sempre più al centro del rafforzamento della cooperazione militare tra Haftar e i suoi alleati.
Il complesso militare di Tobruk, noto anche come base di Gamal Abdel Nasser, si estende su un’area di circa 40 chilometri quadrati e si trova a 32 chilometri a sud della città portuale di Tobruk, affacciata sul Mediterraneo, nel fianco sud della Nato. Utilizzata fin dagli anni ’80 dall’aeronautica libica per affrontare le tensioni con gli Stati Uniti sotto il regime di Muammar Gheddafi, la base è sotto il controllo dell’Esercito nazionale libico (Enl) di Haftar dal 2014. Negli ultimi anni ha assunto una crescente rilevanza strategica, con l’intensificarsi delle visite di navi militari russe e l’arrivo di carichi di armi ed equipaggiamenti. Fonti libiche indicano ad “Agenzia Nova” che la recente visita del generale Haftar e dei suoi figli, Saddam e Khaled, in Bielorussia è legata anche al futuro della base aerea di Tobruk. Secondo le informazioni disponibili, Mosca ha deciso di sviluppare ulteriormente l’infrastruttura sotto il “paravento” della Bielorussia, che verrebbe coinvolta nel progetto in nome della cooperazione con la Libia.
Gli Stati Uniti, dal canto loro, stanno adottando un approccio cauto e graduale per cercare di ridurre l’influenza russa su Haftar, vecchia conoscenza della Cia quando il generale libico era un oppositore del regime di Gheddafi. Washington ha cercato di persuadere l’uomo forte della Cirenaica a riconsiderare la sua alleanza con Mosca, offrendogli alternative strategiche, come la possibilità di partecipare a una forza congiunta tra l’est e l’ovest della Libia per monitorare i confini con i paesi del Sahel. L’obiettivo degli Usa è chiaro: proteggere le infrastrutture petrolifere libiche dall’influenza russa e creare una barriera contro la penetrazione di Mosca nella regione. Secondo Abdul Moneim al Arafi, membro della Camera dei rappresentanti libica, gli Stati Uniti non sarebbero realmente interessati alla costruzione di un esercito nazionale libico unificato, ma piuttosto a ostacolare la presenza russa nel Sahel. Al Arafi ha dichiarato a “Nova” che “il recente avvicinamento tra Haftar e la Bielorussia è una scelta di cooperazione necessaria per modernizzare le capacità dell’esercito, mentre gli Stati Uniti mirano più a contenere Mosca che a sostenere il consolidamento delle istituzioni militari libiche”.
Mentre la competizione tra Washington e Mosca è più evidente lungo la costa libica, il cuore della sfida per il controllo del Paese è in realtà nel Fezzan, strategica regione ricca di risorse naturali nel sud della Libia. Qui, gli Stati Uniti hanno intensificato il loro impegno attraverso il “Libya Stabilization Project”, un’iniziativa del Congresso statunitense volta a stabilizzare la regione e limitare l’influenza di attori stranieri. Tuttavia, l’attuazione procede a rilento, mentre la Russia sembra muoversi con maggiore rapidità e determinazione. Mosca ha infatti puntellato la sua presenza nel profondo sud della Libia, acquisendo la base area di Mateen al Sarra, al confine con il Ciad e il Sudan, per rafforzare il suo accesso alle rotte strategiche del Sahel. A questa base si aggiungono altre tre installazioni militari nel centro, sud ed est della Libia, oltre alla crescente influenza nel porto di Tobruk, facilitata dalla Bielorussia. Secondo Musa Faraj, membro dell’Alto consiglio di Stato libico, la presenza di bombardieri strategici statunitensi nei cieli libici indica che Washington sta inviando un “messaggio chiaro” a diversi attori nella regione. Parlando a “Nova”, Faraj avverte che il Nord Africa “potrebbe presto trovarsi al centro di nuove tensioni e che il Paese rischia di diventare il teatro di un confronto sempre più acceso” tra le due superpotenze.
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