Si scrive la storia a Trondheim! Al termine di una 50 km a skating durissima che chiude al maschile la rassega iridata norvegese, a salire sul trono di una gara strepitosa – per pubblico, emozioni e spettacolo offerti – è un enorme Johannes Høsflot Klæbo, re di Trondheim. Il norvegese gestisce con la calcolatrice le energie e tiene fino alla fine, bruciando nel finale William Poromaa e Simen Hegstad Krueger, sensazionali argento e bronzo della 50 iridata. Può rammaricarsi Martin Løwstrøm Nyenget, che in testa a pochi chilometri dal traguardo cade da solo e dice mestamente addio al podio, un po’ come fatto nella 10 km. Fanno fatica gli azzurri, tutti fuori dai 25 a oltre 9 minuti.
La gara più attesa dei Mondiali offre spettacolo puro, aria fresca nei polmoni per chi ama lo sci di fondo. Sono oltre 100 mila i tifosi accalcati su tutto il percorso, numeri da capogiro che accompagnano gli atleti dal primo all’ultimo chilometro. Qualcosa di forse mai visto prima, tanto che anche il sole decide finalmente di unirsi alla festa iridata per far compagnia ai 75 atleti al via dell’evento dell’anno, anzi, del decennio. Verrebbe da dire che il risultato sportivo in questo caso passa in secondo piano, se non fosse che in pista lo spettacolo è stato qualcosa di altrettanto emozionante, a giustificare pienamente l’entusiasmo popolare. Questo è il fondo!
Johannes Klæbo scrive la storia a suon di record. Vincendo nella 50 km fa qualcosa di impensabile andando a completare il Mondiale perfetto da 6 vittorie su 6 gare, qualcosa che non aveva mai fatto nessuno. Per intendersi, è un po’ come vincere il campionato di calcio senza perdere né pareggiare nemmeno una partita, un risultato leggendario. Le parole non bastano più per elogiare le gesta di questo campione, il più grande di sempre. Lo dice la pista, ma lo dicono i numeri: con l’oro della 50 Klæbo sale a 18 medaglie totali ai Mondiali, superando l’iconico Bjørn Dæhlie (17) nella classifica all-time.
Parole importanti vanno poi spese per Poromaa, che si riconferma l’uomo della 50 e dopo il bronzo nella 50 di Planica in classico, mette a segno uno splendido argento a Trondheim a skating, cedendo solo nel rettilineo finale allo strapotere di Klæbo. La giornata è da ricordare anche per Krueger, non al top alla vigilia anche a causa di alcune noie cardiache avute nei giorni scorsi, ma bravissimo a tenere duro non lasciando mai la presa se non nella salita finale dove le sue doti da uomo distance non gli tornano utili. Ma i delusi di giornata sono appena dietro: Nyenget fa la frittata a pochi chilometri dal traguardo e, cadendo in curva da solo, si arrende al 4° posto. Segue Amundsen, che dopo aver tirato il gruppo per tutta la gara si arrende nell’ultimo giro, mentre Andrew Musgrave è ottimo 6° all’arrivo. Menzioni speciali anche per il finlandese Remi Lindholm e lo svedese Gustaf Berglund, 7° e 8° alla fine.
Per l’Italia la giornata non è delle migliori. Gli azzurri perdono contatto con il gruppo di testa già al secondo giro e abbandonano le speranze di gloria fin da subito. Il migliore al traguardo è Martino Carollo, parso zoppicante nel post gara, che chiude 28° in volata con Simone Daprà, a sua volta 29° a quasi 10 minuti dal vincitore. Più indietro Giovanni Ticcò che si attesta al 34° posto a 10 minuti e 39, mentre Paolo Ventura è 37° a 11 minuti e 05.
CRONACA DELLA GARA
Silenzio religioso a Granåsen. Sta per partire la 50 km a skating. L’entusiasmo si placa per qualche secondo, poi giunge lo sparo a sancire il via e autorizzare la ripresa della festa nella bolgia di Trondheim. La neve sfaldata preannuncia una gara durissima e in effetti già nel primo dei 6 giri da 8.3 km si allunga il gruppo con i norvegesi Nyenget e Amundsen a tirare, a riprova del fatto che in una gara così il gioco di squadra – per permettere a Klæbo di rimanere agganciato fino alla fine – non esiste. Anche Vermeulen e Krueger a fare capolino tra i primi, con il secondo giro che si dimostra già nefasto per i 4 italiani in gara, che perdono subito il treno di testa, così come Schumacher, Lapierre e Desloges, vittime illustri del primo terzo di gara. Nel terzo giro a mettersi davanti è un pimpante Krueger e a farne le spese è il campione uscente Golberg, che alza bandiera bianca. Intorno al 20° chilometro tenta l’azione solitaria il finlandese Remi Lindholm, che guadagna qualche secondo sul gruppo, salvo poi vedersi riprendere in fretta dal plotone. Si passa al terzo transito e ancora nessuno degli atleti di testa si prende il rischio di cambiare i materiali. Sferra così l’attacco Amundsen e questa volta il gruppo si screma decisamente e si forma un quintetto di testa che enumera al suo interno anche Nyenget, Klæbo, Poromaa e Krueger, con Musgrave, Lindholm e Lapalus a elastico alle spalle dei leader, mentre perdono contatto Vermeulen e Moch che viaggiano in coppia a completare la top 10 virtuale. Si transita dunque alla fine del 4° giro con Amundsen sempre in testa al plotone e tutti i big scelgono di cambiare i materiali per affrontare al meglio le ultime due tornate. Scaltro nel cambio sci Poromaa, che prova ad approfittarne per prendere un po’ di vantaggio, ricucito prontamente da Krueger. Un’azione che restringe definitivamente a 5 la lotta per le medaglie, con Poromaa unico baluardo in mezzo ai quattro norvegesi. Il quinto giro serve per studiarsi, architettare le strategie e testare la condizione degli avversari, ma non varia la situazione lì davanti, con Klæbo sempre in coda al gruppetto, bravo a risparmiare al massimo le energie ricucendo in discesa i pochi metri pagati nelle salite più dure. Si decide tutto nell’ultimo giro: a 5 km dal traguardo si mette davanti Krueger e questa volta è Amundsen a pagare dazio, abbandonando la corsa per le medaglie. Prova ad allungare Nyenget, che guadagna un paio di metri sugli altri tre, ma in discesa le gambe lo abbandonano e cade rovinosamente rassegnandosi al 4° posto. Si arriva alla salita conclusiva, dove Klæbo prova a dare un primo strappetto, al quale risponde Poromaa, ma non Krueger che si tira fuori dalla lotta per la vittoria. Il rettilineo finale è l’habitat naturale di Klæbo che stampa Poromaa in volata con le lacrime agli occhi, vince e con le mani tra i capelli si gode il tripudio di Granåsen. Dietro non arrivano grossi scossoni, se non la bella risalita di Berglund e il crollo nel finale di Moch e Lapalus, che chiudono 15° e 16°.
LA CLASSIFICA DELLA TOP 10
- J. H. Klæbo (NOR) 1:57:47.1
- W. Poromaa (SWE) +2.1
- S. H. Krueger (NOR) +8.5
- M. L. Nyenget (NOR) +18.6
- H. Ø. Amundsen (NOR) +51.8
- A. Musgrave (GBR) +2:01.2
- R. Lindholm (FIN) +2:03.7
- G. Berglund (SWE) +3:30.0
- M. Vermeulen (AUT) +4:07.4
- B. Naoto (JPN) +4:24.2
GLI ITALIANI
28. M. Carollo (ITA) +9:55.2
29. S. Daprà (ITA) +9:56.3
34. G. Ticcò (ITA) +10:39.4
37. P. Ventura (ITA) +11:05.6
Di seguito la classifica completa della 50 km dei Mondiali di Trondheim:
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