“Faccio piste ciclabili”. Se glielo chiedi a bruciapelo, magari mentre sta attraversando Milano in bicicletta dopo una giornata di lavoro, è questa la risposta di Edoardo Repetto, 28 anni, alla domanda: che lavoro fai? A chi ne vuole sapere di più Repetto spiega: “Il mio lavoro consiste nel fare la pianificazione delle reti in cui integrare le piste ciclabili. Una volta sarebbe stato il ruolo dell’urbanista, che però oggi si chiama pianificatore territoriale. I campi in cui sono più specializzato sono la mobilità ciclistica e la logistica urbana, tutto ciò che non riguarda porti, interporti, aeroporti, ma che viene consegnato a casa. Mi concentro sull’ultimo miglio, l’ultimo segmento della consegna: la parte convertibile a un trasporto urbano in bicicletta”.
Di origini liguri, cresciuto a Roma, professionalmente milanese, Repetto ha i pedali nel DNA. A soli 16 anni attraversò mezza Italia in bici, dalla capitale a Sanremo, per andare a trovare il padre. “Amo la bicicletta, ma non sono un fanatico”, ci tiene però a precisare. È comunque riuscito a far diventare le due ruote una parte preponderante del suo lavoro, seguendo un percorso di formazione davvero originale. A cominciare dalla laurea triennale in Scienze politiche: con una tesi sulla ciclologistica che era tutto un programma. “Poi ho trascorso un anno poi in Danimarca, nello studio Copenhagenize. E ho preso un master a Londra in Ambiente e Sviluppo sostenibile, che però non è riconosciuto in Italia. E così ho studiato per una laurea magistrale da pianificatore territoriale, con una tesi sulla progettazione delle ciclabili nelle città metropolitane”.
I microhub di Reggio Emilia
Oggi Repetto lavora per Trt trasporti e territorio, società di consulenza specializzata in “mobilità urbana di persone e merci in Italia e in Europa”. Gli ultimi progetti a cui ha lavorato? “Per esempio i microhub di Reggio Emilia” risponde Repetto, che in questo progetto ha avuto modo di collaborare con uno dei pionieri nel nostro Paese: Paolo Gandolfi, primo firmatario della legge sulla mobilità ciclistica in Italia e ora dirigente all’urbanistica nella città emiliana. “I microhub sono container installati nel mercato ortofrutticolo, dove si convoglia il traffico merci pesante: arrivano i furgoni carichi, scaricano la merce per l’ultimo miglio e le consegne vengono effettuate con bici cargo che si inoltrano nel centro di Reggio Emilia. Invece di far girare 20 furgoni semivuoti in città, si fanno arrivare 3-4 furgoni a pieno carico fino al mercato. E da lì si prosegue in bici. Questo approccio permette di ridurre gli impatti sulla salute umana e sull’ambiente”.
Il biciplan di Napoli: oltre 700 km di piste ciclabili
Repetto ha anche partecipato alla stesura del biciplan della città metropolitana di Napoli. “Ci lavoriamo in 50, è un contesto molto complesso, con 92 Comuni e 3 milioni di abitanti. L’obiettivo del piano, che ha un orizzonte di 10 anni, è realizzare una rete di oltre 700 chilometri capace di integrare una serie di servizi intermodali”, racconta. Quindi una integrazione tra bici e mezzi pubblici. “Esatto: non stiamo lavorando a un servizio per i ciclisti ma per persone che si muovono in bici”.
Ripeto: non sono un fanatico. E però la bici è un mezzo di trasporto compatibile con una serie di obiettivi della pubblica amministrazione, che non riguardano solo la mobilità, ma anche gli impatti ambientali, la qualità dell’aria, il consumo di suolo, l’uso dello spazio pubblico. E sono in linea con gli obiettivi europei.
La logistica e il delivery più green
Una mobilità che più green non si può. Sarà anche una fonte di nuova occupazione? “Si stanno muovendo tante cose e c’è aria di cambiamento. Anche se poi queste cose passano per la realizzazione delle infrastrutture. E gli ultimi anni sono stati un disastro: si è passati da 100 milioni in dieci anni nel 2021 per infrastrutture per la mobilità ciclistica, ai 10 milioni stanziati nel 2022. E ora sono zero”. C’è tuttavia una grande richiesta da parte del mercato, basti pensare al boom delle consegne a domicilio. “Ci occupiamo anche di formazione per la logistica della ciclabilità: in collaborazione con la Ue, faremo corsi ai neet, i giovani che né studiano né lavorano, per insegnare come attivare progetti del trasporto merci urbano in bicicletta, o come gestire una società. Il food delivery è esploso, ma è un settore non regolamentato, dove c’è una precarietà enorme. In quest’ottica – racconta mentre, ormai arrivato a casa, smonta dalla sua bici – stiamo partecipando a un progetto europeo per capire quale sarebbe la disponibilità dei consumatori a pagare qualcosa in più per ricevere una consegna in bicicletta, che non sia solo verde ma anche eticamente sostenibile».
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