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Legambiente ha pubblicato ieri l’aggiornamento dell’ormai tradizionale rapporto Scacco matto alle rinnovabili, in cui si documentano i forti ritardi che pesano – nonostante bollette alle stelle, trainate dal prezzo del gas – sulla transizione energetica del Paese.
Per rispettare il pur timido obiettivo contenuto nel decreto Aree idonee del Governo Meloni, ovvero installare +80 GW dal 2021 al 2030 (di cui almeno 4,2 GW in Toscana), l’Italia dovrebbe fare spazio a nuovi impianti per un minimo di 10,38 GW/anno – che diventano +12 GW/anno per rispettare appieno i target RePowerEu fatti propri dal Piano elettrico 2030 elaborato dalla confindustriale Elettricità futura –, mentre anche nel 2024 si è fermata ampiamente sotto questa soglia (+7,48 GW).
Per questo Legambiente avverte che, continuando a questo ritmo, il Paese rischia di arrivare al traguardo del 2030 con 8,1 anni di ritardo. Ma in Toscana va decisamente peggio, dato che col ritardo stimato dal Cigno verde (19 anni) si sposta l’orizzonte al 2049.
«I dati parlano chiaro, la Toscana ad oggi – spiega la Legambiente regionale – mostra un andamento inferiore rispetto agli obiettivi fissati al 2024 dal decreto Aree idonee, con un deficit di 80 MW di potenza. Nel 2024 si è raggiunta solo l’installazione di 587 MW rispetto all’obiettivo di 667 MW: si tratta del 13,8 % di quanto stabilito al 2030. Numeri che mettono in evidenza la lunga strada che ancora deve percorrere la Regione, che nei prossimi 6 anni dovrà realizzare almeno 3.663 MW, pari a 610,5 MW l’anno, contro i 146,8 MW annui realizzati in questi ultimi 4 anni. Infatti, stando alla media delle installazioni realizzate tra il 2021 e il 2024 la Toscana rischia di raggiungere l’obiettivo con 19 anni di ritardo, molti di più rispetto alla media nazionale di 8,1 anni».
Nel report nazionale sono state mappate ben 92 storie di blocchi alle rinnovabili mappate e censite dal 2022 ad oggi nella Penisola, di cui tre nella nostra regione: a Capalbio e Badia Tedalda, tra il grossetano e l’aretino, la Giunta regionale sembra aver cambiato la propria opinione da positiva a negativa sul progetto dopo il clamore generato da partiti e comitati. Tra i blocchi registrati anche quelli relativi al progetto del parco fotovoltaico di 5 MW rigettato dal Comune di Casole D’Elsa nel 2024. Tra le buone pratiche si segnala invece, nel Mugello, l’inizio dei lavori per l’eolico al Giogo di Villore, sbloccati nel settembre 2022 grazie all’intervento di Draghi alla presidenza del Consiglio dei ministri.
«Per quanto riguarda la proposta di legge regionale sulle aree idonee in discussione nel nostro Consiglio – aggiunge il Cigno verde regionale – attualmente la Toscana arriva al 70% di divieto, e molti Comuni continuano le loro opposizioni seguendo la strada dettata dalle sindromi Nimto e Nimby. Legambiente Toscana comunque rimanda il giudizio finale sulla legge in esame quando sarà consultabile il testo definitivamente approvato».
L’assessora all’Ambiente, Monia Monni, continua a ritenere che il 30% di aree ordinarie e idonee agli impianti rinnovabili (o meglio al solo fotovoltaico, dato che eolico e geotermia seguono criteri diversi) siano sufficienti, mentre l’ampia coalizione ecologista sbocciata a gennaio a Firenze chiede più coraggio alla politica. Nel mentre, sull’intero processo pende ancora la spada di Damocle del Tar Lazio, chiamato ad esprimersi (la sentenza è attesa entro il 22 marzo, se non slitterà ancora) sul decreto nazionale Aree idonee che sottende la pdl regionale.
«La proposta normativa – ricorda oggi nel merito Legambiente Toscana – latita su temi fondamentali come l’eolico offshore e onshore e non prevede aree di accelerazione per l’eolico, allungando così le procedure autorizzative e i tempi di realizzazione. Gli elementi di criticità sono presenti anche quando si parla di agrivoltaico, affidando ai soli agricoltori la possibilità di presentare progetti considerando che le piccole realtà, escluse le grandi aziende, non hanno capacità di investimenti per progetti di questa portata, con la conseguenza di rendere inaccessibili progetti di questo tipo. Tra i punti positivi del decreto aree idonee invece si sottolinea come le amministrazioni comunali possano stabilire regolamenti specifici che disciplinano l’installazione di impianti di energia rinnovabile per superare la non idoneità delle aree sottoposte a tutela. Inoltre, le Amministrazioni comunali possono anche definire nuove aree idonee, in deroga alla normativa regionale, e anche la possibilità di stipulare accordi con uno o più Comuni della stessa Provincia o Città metropolitana, al fine del trasferimento statistico di determinate quantità di superfici di aree idonee».
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