Costantini (Crossroads) racconta un Festival che è «sempre più itinerante in Emilia Romagna»

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Elena Nencini
Più di 60 concerti per 400 musicisti sono i numeri di Crossroads, manifestazione dedicata all’incontro tra il jazz e le altre sonorità, un festival itinerante con big ed emergenti, che farà tappa in oltre venti comuni fino all’1 agosto. Slitta al 18 marzo il primo concerto di Crossroads sul nostro territorio: il concerto del 7 a Fusignano di Eloisa Atti Quintet all’auditorium Corelli «Lost Mona Lisa» si terrà venerdì 18 marzo sempre nello stesso luogo. Invariato invece il concerto di sabato 8 a Massa Lombarda alla sala del Carmine con «Omaggio a Édith Piaf» di Cristina Zavalloni Sestetto. La direttrice del Festival Sandra Costantini racconta le novità della manifestazione.
26esima edizione per Crossroads cosa è cambiato in questi anni?
«Le parole d’ordine, le finalità, i contenuti, le modalità sono sempre gli stessi. La rete negli ultimi anni si è estesa e consolidata, tutte le province sono rappresentate, da Piacenza a Rimini. Molte piazze sono storiche e mantengono la loro posizione, alcune fluttuano, entrano, escono, ritornano. Con la sua lunga storia, Crossoads è diventato un marchio di qualità: lo spettatore sa che, in qualunque appuntamento, anche con nomi sconosciuti, si troverà di fronte al jazz di grande spessore». 
Un programma sempre più ‘diffuso’ sul territorio. Cosa lo contraddistingue?
«Crossroads è caratterizzato dalla più ampia trasversalità, sia sul piano dei linguaggi (mille stili e influenze, tra tradizione e sperimentazione), sia della natura delle sedi utilizzate (teatri di tradizione, piccoli spazi teatrali, auditorium, chiese sconsacrate, club, chiostri, centri sociali), sia della provenienza dei protagonisti (dagli Stati Uniti al Sudamerica, dall’Europa al Sudafrica, oltre ad artisti italiani). Gli “incroci” di Crossroads interessano vari piani e i diversi background si intersecano, convivono, dialogano. Poi, di sicuro, la promozione culturale è la sua missione: Crossroads porta il jazz di alta qualità, che si tratti di grandi nomi o di giovani emergenti, anche e soprattutto nelle periferie, nei luoghi meno avvezzi a ospitare eventi dal vivo. Un servizio alla comunità. Inoltre l’attenzione a quel che si muove sulla scena nazionale e internazionale, quindi al cosmopolitismo, alla multidisciplinarietà, al rapporto tra improvvisazione e repertorio, ai ritratti d’artista, ai dialoghi avventurosi nella forma del duo offre uno spaccato il più possibile esauriente dello stato creativo di quest’ambito così ricco di suggestioni e implicazioni. E tutto questo sempre in un’ottica ‘orizzontale’: a ogni artista, ogni gruppo viene dato lo stesso spazio di visibilità; a ogni luogo, il diritto di ospitare esibizioni di artisti di grande spessore da ogni parte del mondo».
Quali oggi le tendenze del jazz?
«Penso che non esistano “mode”. Il jazz è un linguaggio in continua evoluzione, si reinventa ogni momento, si nutre di ogni stimolo musicale, che sia la musica popolare, folk, etno, classica, pop, e restituisce una propria, personale, cangiante lettura. La canzone ‘Someday My Prince Will Come’, nata come parte della colonna sonora del film d’animazione di Disney ‘Biancaneve e i sette nani’ è diventata uno standard jazz, interpretata e rivisitata da tutto il mondo. In tempi recenti, pensiamo alla versione di Paolo Fresu di ‘Un posto al sole’, sigla dell’omonima soap opera della Rai; alle “riscritture” delle pagine classiche, da Mahler a Bach, di Uri Caine, o dei brani d’opera di Danilo Rea, o gli exploit in orchestre sinfoniche di Stefano Bollani».
Qual è il valore aggiunto, anche con le residenze artistiche, che porta al nostro territorio?
«Prendere parte a Crossroads, specie per gli emergenti, significa avere un’esposizione non solo mediatica: la visibilità su tali palcoscenici prestigiosi contribuisce a creare opportunità di lavoro future. Gli “artists in residence” poi sono riproposti in cartellone in vari contesti, in diversi luoghi e con differenti progetti, in modo da documentare lo sviluppo della loro parabola artistica. Quest’anno sono quattro: Fabrizio Bosso, Mauro Ottolini, Javier Girotto e Karima. I musicisti del nostro territorio hanno sempre i loro spazi: quest’anno sono presenti Cristina Zavalloni, le As Madalenas, Eloisa Atti, Alessandro Scala. Nel piccolissimo teatro comunale di Mordano, paesino con poco più di 4.500 anime, da qualche anno, sotto il titolo di “Local Heroes”, nei tre concerti in programma il palco è riservato ai nostri solisti».





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