CiAV, il primo festival napoletano di cinema per non vedenti

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L’idea gli venne durante un’altra kermesse che dirige, il Lucania Film Festival: “Un signore non vedente venne a partecipare al festival. Ci chiedemmo come fa un cieco a poter fruire anche del cinema”. Da quel giorno Rocco Calandriello si è interessato a come poter declinare la settima arte anche a chi non vede. E così oggi, che si realizza la prima edizione di CiAV – Cinema ad Alta Voce Fest, dal 10 al 14 marzo a Napoli, al cinema Modernissimo, non può che essere soddisfatto. Anche se la strada è ancora lunga: “Troppe poche le sale e i festival dotati di strumenti di inclusione per i non vedenti” è il grido d’allarme.

CiAV è promosso e finanziato dal Comune di Napoli nell’ambito del progetto Cohousing Cinema Napoli e organizzato dall’associazione Allelammie, in collaborazione con Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti, MovieReading, Premio Fausto Rossano, Tactile Vision, Agis Campania, Film Commission Regione Campania, Accademia delle Belle Arti e in media partnership con RAI Pubblica utilità.

Nasce come evoluzione degli “Stati generali del cinema accessibile” che si sono svolti nel dicembre scorso alla sede UICI Campania, un convegno durante il quale è emersa con forza l’urgenza di ripensare alla gestione culturale dell’intero sistema dell’audiovisivo in una chiave di maggiore inclusività; così nei quattro giorni di rassegna ci sono laboratori mattutini riservati agli studenti di scuole e accademie, poi le proiezioni e le performance varie, tutte a ingresso libero, di pomeriggio e sera (dalle 16 e dalle 21).

Per gli appuntamenti serali si parte il primo giorno con la proiezione di “Vermiglio”, il film che ha portato alla regista di Bolzano Maura Delpero, attesa in sala, il suo primo Leone d’Argento all’ultima Biennale di Venezia, e che ha sfiorato la candidatura agli Oscar 2025 tra i finalisti della categoria Miglior film internazionale.
Poi la cine-passeggiata, prevista per il 13 marzo alle ore 10.30, per una mappatura e audio-narrazione di “L’arte della felicità” del regista Alessandro Rak, i workshop visivo-tattili sull’accessibilità, le tecniche di audiodescrizione, l’intelligenza artificiale nel cinema e la partecipazione dei non vedenti nel processo creativo e distributivo della filiera.

La dedica di Clizia Incorvaia per la Festa della donna a Eleonora Giorgi

Le opere proiettate sono fruibili dai non vedenti con audiodescrizione tramite l’app MovieReading (da scaricare prima dell’accesso in sala) o con audiodescrizione in tempo reale a cura di giovani collaboratori non vedenti, e da tutti gli altri con sottotitolazione, favorendo così una condivisione tra pubblici eterogenei e garantendo un’esperienza più partecipata e inclusiva per tutti. Nel caso di podcast, audiolibri e live audio-drama, invece, il pubblico in sala sarà dotato di mascherine per una fruizione bendata che mette tutti sullo stesso piano. Ad arrichire l’offerta gli ospiti tra cui Peppe Barra, Adriano Pantaleo, Claudia Napolitano, Adele Pandolfi, Pier Paolo Polcari, Gnut, Sara Penelope Robin, Diletta Acanfora, Rocco Mentissi, Manola Rotunno, Nicole Millo.

Calandriello, contento di questa prima edizione?

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“Certo, ma un festival per i non vedenti deve diventare un’abitudine, non un’eccezione.

E vorrei che si facessero passi avanti non solo nel cinema ma anche nelle altre categorie dell’arte: si può fare di più per i non vedenti nello spettacolo dal vivo in generale”.

Mentre da voi, per qualche giorno, si realizza un cinema davvero per tutti; come funziona l’app MovieReading?

“In modo molto semplice: è un’applicazione che con un download eroga un servizio di audio descrizione del film. In realtà ogni produzione che usufruisce del tax credit ha l’obbligo di dotarsi di un’audio descrizione e mettere a disposizione il file perché l’app lo accolga nel proprio database, per poi offire il servizio agli utenti. Di fatto accade poco spesso. Così è nato questo service che accelera i tempi, rendendo facile e non dispendioso per distributori ed esercenti l’erogazione della descrizione; ma bisogna sensibilizzare per diffondere queste pratiche. Anche per altri motivi”.

Quali?

“Le audio narrazioni stanno sbancando, al di là della fruizione dei non vedenti. È un’epoca in cui vince il podcast, in cui la radio è tornata prepotentemente di moda: si realizza con poco e offre uno spettro di emozioni e relax impagabili”.

Qual è lo stato dell’arte sull’accessibilità nel cinema per ipovedenti e ciechi? Le sale e i festival sono attrezzati?

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“Abbiamo dati prossimi allo zero, come se il fenomeno della cecità non esistesse o si scegliesse deliberatamente di tagliare fuori una fetta di pubblico dalla fruizione. In Italia pochissime sale hanno la dotazione per passare all’audiodescrizione, i festival quasi nessuno. Da noi avremo tra gli ospiti anche Simonetta Pizzuti, non vedente, referente della legge che obbliga esercenti e distributori ad adeguarsi. Dico che in fondo è semplice recuperare: non ci vogliono parchi attrezzature sofisticati, ormai basta uno smartphone”.

E per quanto riguarda le professionalità del settore? Il cinema è un “paese per ciechi”?

“Si stanno aprendo tante occasioni di lavoro per ragazzi ciechi, proprio a partire dal settore dell’audio descrizione. Descrivere ciò a cui il vedente non può accedere lo può svolgere bene solo chi è nella stessa situazione. Poi gli story board in braille; ma questo solo per ciò che riguarda il campo più attinente la condizione di non vedente, perché pure in altri reparti i non vedenti possono lavorare: ad esempio nei montaggi audio sono i migliori. Insomma, anche dal punto di vista occupazionale bisogna mettere a valore le risorse dei non vedenti. E da questo punto di vista Napoli sembra molto avanti, al Suororsola Benincasa si fanno corsi di audio descrizione, in generale la città si conferma un posto vocato all’inclusione”.





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