Reggio Calabria, è andato in scena al Cilea “Van Gogh cafè opera musical” di Andrea Ortis

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Lo spettacolo musicale che si ispira alla vita e alle opere di Vincent Van Gogh di Andrea Ortis, autore e regista dell’opera, è andato in scena al Teatro Cilea di Reggio Calabria ed ha incantato tutti i presenti.

Prodotto dalla Mic International Company, è stato organizzato dalla Show Net di Ruggero Pegna, che da quarant’anni continua a presentare grandi eventi di assoluto spessore in Calabria.

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“Non c’è blu senza giallo e senza arancione, e se si aggiunge del blu, bisogna aggiungere anche del giallo e dell’arancione” (Vincent Van Gogh)

“L’arte è di tutti” perché non è solo di chi la crea ma anche di chiunque ci vede qualcuno o qualcosa dentro e per questo la fa sua. E questa verità Van Gogh Cafè la urla dal palco al pubblico in sala con tutta la potenza dei colori dei dipinti.

Primo fra tutti la “Madonna con il Bambino e Sant’Anna” di Leonardo da Vinci. Un quadro, di certo non scelto a caso da Ortis, in cui Leonardo ha voluto rappresentare i legami fra i tre sacri personaggi che in questa scena, fatta di affetto e tenerezza, li rendono molto umani e quindi vicini ad ognuno di noi.

Ed è l’umanità, argomento cardine insieme all’arte, a muovere le fila della pièce attraverso le emozioni ed i colori di Vincent Van Gogh.

Van Gogh cafè opera musical – foto di Manuela Faccì

La storia che si svolge all’interno di un Café Chantant nella Parigi di metà Ottocento, coinvolge Madame Odile – interpretata da una splendida Floriana Monici – un’attraente e astuta cantante che gestisce Van Gogh Café; Luc – interpretato da un perfetto Raffaele Ficiur – il cameriere complice delle ballerine e dei musicisti che abitano il Cafè e fratello di Mademoiselle Aline – interpretata da un’incantevole Chiara di Loreto – una delle ballerine che dimostrando le sue doti canore diventa un affronto per Odile; e Monsieur Louis Philippe – interpretato da un grandioso Andrea Ortis – un antiquario venuto in possesso di un libro che racchiude la corrispondenza di Vincent Van Gogh con il fratello Theo.

La vita di Vincent, raccontata attraverso le lettere all’amato fratello, le figure e i dipinti racchiusi nel libro, rapisce il pubblico che si trova catapultato dentro lo spettacolo, grazie anche all’orchestra dal vivo: con i musicisti/attori  Antonello Capuano (Olivier), chitarre, Marco Molino (Henri), percussioni, Lorenzo Mastrogiuseppe (Gregor), contrabbasso, Leonardo Mazzarotto (Jacques), violino, Andrea Salvadé (Pierre), pianoforte/musette; alla danza: con Lara Ferrari (Juliette), Rebecca Erroi (Vanille), Giulia Maffei (Sophie), Federica De Riggi (Camille), Serena Pomer (Eugenie), Matilde Asmini (Cover);  e all’allestimento visivo con animazioni 3d delle opere di Vincent Van Gogh.

A dispetto di quello che si è sempre pensato dell’artista, l’animo di Vincent non era mosso solo dai suoi tormenti, ma anche dalla fiducia, dalla capacità di amare e di sognare.

Tanti i passaggi della sua vita messi in evidenza nell’opera in primis il rapporto con il fratello Theo, poi il peso di essere il sostituto del fratello nato morto un anno esatto prima di lui e di portarne il nome; l’amore per Sien, una prostituta incinta e ubriaca che decise di soccorrere; e l’amore, il suo ultimo amore, per Agostina Segatori, sua modella e proprietaria di un cabaret.

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Ma anche la sua voglia di dipingere le persone mentre lavoravano e riflettere con realismo la vita quotidiana dei più svantaggiati, come nel dipinto “I mangiatori di patate.

“Vedo disegni e dipinti nei luoghi più poveri, negli angoli più sporchi.” (Vincent Van Gogh)

Van Gogh cafè opera musical – foto di Manuela Faccì

Una rappresentazione del mondo talmente reale che la vita dei protagonisti dell’opera si fonde con i personaggi dei quadri fino a rendere un’unica immagine, come con Madame Odile e Agostina Segatori (Donna al Cafè Le Tambourine), con Aline e  La Mousmé seduta.

Mi piacerebbe fare ritratti che sembrassero apparizioni alle persone un secolo dopo. Quindi non cerco somiglianze fotografiche ma espressioni appassionate…”, scriveva l’artista al fratello Theo.

Ma la fusione che arriva dritta la cuore dello spettatore è quella che avviene tra Vincent, Monsieur Louis Philippe e Andrea Ortis.

L’amore di Ortis verso Van Gogh è prorompente nella scena finale, nell’intenso monologo dove le parole sono violente e cariche come le pennellate del pittore sulla tela, e dove Louis, Andrea e Vincent, si fondono diventando un’unica anima.

“Il mondo non m’interessa se non per il fatto che ho un debito verso di esso, e anche il dovere, dato che mi ci sono aggirato per trent’anni, di lasciargli come segno di gratitudine alcuni ricordi sotto forma di disegni o di quadri, non eseguiti per compiacere a questa o a quella tendenza, ma per esprimere un sentimento umano sincero.” (Vincent Van Gogh)

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(Foto di Manuela Faccì)

Katia Germanò



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