Mountains for future: rivitalizzare il patrimonio immobiliare

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Mountains for future: rivitalizzare il patrimonio immobiliare

Sono molte le unità immobiliari non occupate nei territori montani: un progetto per cercare di mettere in comunicazione domanda e offerta

 

È in distribuzione in tutto il territorio del pinerolese nell’area sud della provincia di Torino (lo trovate in centinaia di luoghi pubblici, dalle biblioteche ai negozi) il numero di marzo del mensile free press L’Eco delle valli valdesi che potete leggere integralmente anche dal nostro sito, dalla home page di di www.riforma.it. Questo è uno degli articoli che troverete nelle nostre pagine, dedicato al tema di case vuote e affitti. Buona lettura

 

Li chiamano “Letti freddi”: un’espressione mutuata dall’espressione francese “lits froids” che sta a indicare i letti non occupati nelle stazioni turistiche, specialmente quelle sciistiche, sottoutilizzati dai proprietari e frutto del boom edilizio, soprattutto sulle Alpi, a partire dagli anni Sessanta del Novecento. Un tema ormai da anni nell’agenda di chi si occupa di montagna e di un suo sviluppo turistico sostenibile e al quale, recentemente, una équipe di partner ha cercato di dare risposta sul territorio delle montagne olimpiche. Il progetto è stato chiamato Mountains for future con una strizzata d’occhio al movimento ambientalista giovanile dal quale intende raccogliere una visione rispettosa dell’ambiente per un futuro (in questo caso turistico) sostenibile. 

 

Il progetto vede come capofila la Fondazione 20 marzo 2006, un ente nato per amministrare il patrimonio mobiliare e immobiliare costituito dai beni realizzati, ampliati o ristrutturati in vista dei Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006. Nella cordata che collabora all’iniziativa si trovano soggetti di varia natura, dai Comuni afferenti all’area geografica di riferimento, ai Dipartimenti di Management dell’Università di Torino e di Architettura e Design del Politecnico, proprietari di immobili, imprese di costruzione e ristrutturazione e operatori del settore turistico. La finalità è quella di rivitalizzare e mettere a sistema un prezioso patrimonio immobiliare, costituito da circa 40.000 unità abitative, che può diventare un’importante leva di sviluppo economico e turistico per tutto il territorio, attraverso la riqualificazione funzionale degli immobili, l’adozione di pratiche di economia circolare per il riutilizzo di materiali e arredi e la creazione di un’offerta turistica integrata che metta in risalto le peculiarità del territorio.

 

L’idea prende le mosse da un contesto che presenta una serie di limiti per lo sviluppo di queste aree «Il progetto nasce da una serie di esigenze del territorio – spiega Paolo Biancone, professore ordinario di Economia Aziendale dell’Università di Torino, responsabile scientifico del progetto –. La prima è di ampliare quella che oggi è una limitata capacità ricettiva del territorio: un problema nato dal fatto che in questi luoghi si è sviluppato nel tempo un turismo legato alle seconde case, progressivamente meno utilizzate dai proprietari e, parallelamente, un’offerta limitata di strutture alberghiere. La seconda è un’esigenza da parte dei proprietari stessi, che si trovano a far fronte alle spese vive di una seconda casa sotto utilizzata e, al contempo, alla scarsa appetibilità per l’affitto di alloggi nel frattempo invecchiati e bisognosi di essere rinnovati.

 

Un’ulteriore spinta arriva poi dal contrasto al fenomeno, quanto mai attuale, dell’overtourism, ossia di un turismo “mordi e fuggi” che poco lascia alle attività economiche del territorio».

Principi che trovano risposta in una serie di azioni che Mountains for future intende mettere in campo: «L’idea è di sviluppare il sistema turistico con la messa a sistema di queste unità abitative attraverso uno standard qualitativo elaborato dall’Università e dal Politecnico di Torino che garantisca a questi alloggi una riconoscibilità definita anche all’estero. Il modello elaborato prevede che il proprietario metta a disposizione il proprio bene e la Fondazione lo prenda in carico e lo conferisca agli operatori integrati che si occupano della ristrutturazione, dell’arredo e della messa in affitto in varie modalità (mensile, stagionale, annuale)». 

 

Anche dal punto di vista finanziario il piano offre soluzioni ai proprietari che non dispongono o non sono disposti all’esborso dei capitali necessari alla ristrutturazione. «Attraverso il sistema bancario siamo in grado di anticipare i costi della ristrutturazione che poi saranno detratti dal canone d’affitto una volta che la casa sarà assegnata, mentre chi si accollerà la spesa riceverà la rendita piena al netto dei costi di gestione. Il progetto è appena avviato e stiamo iniziando a raccogliere le disponibilità: l’obiettivo è di spalmare nel tempo i lavori, in modo da non creare picchi e conseguenti colli di bottiglia come è successo recentemente con i bonus edilizi».



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