#Albait. Viva l’Italia, viva l’Europa, tra Russia, Trump e bollette reali

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Cosa dà l’idea della profondità dell’assalto all’informazione corretta? Le bollette del gas.

Nelle ultime settimane siamo stati bombardati dalla “necessità” di fare fronte ai rialzi del gas a “causa della guerra”.

In effetti, c’è stato un rialzo dei prezzi del gas sui mercati, che ha ripreso slancio con l’insediamento di Donald Trump, lo scorso 20 gennaio. Ma se guardiamo ai dati storici, scopriamo che il prezzo attuale è il medesimo di dicembre 2022, quando i titoli di tutti i giornali erano: ‘Finito il ricatto di Mosca’. Anche nel 2021, nel silenzio generale, il prezzo del gas era stato più alto.

Le dinamiche degli idrocarburi dipendono dalla richiesta di energia, non dalla guerra russa in Ucraina. È opera di disinformazione parlare di “necessità” di un contributo per il caro bollette “a causa della guerra”.

Chiunque sia costretto, e sono tanti, a leggere le bollette elettrica e gas, sa che solo una minima quota, forse il 30 per cento, delle bollette è dovuta al consumo di materia prima. I due terzi sono tasse, addizionali, accise, oneri per il trasporto e distribuzione della materia energia. Il governo che davanti a questa realtà decide di dare un contributo alle famiglie con Isee basso non dà alcun beneficio. Difende una struttura delle bollette sbagliata. Per farlo, mette in mezzo gli ucraini che non c’entrano nulla.

Chi legge questa rubrica avrà seguito la vicenda del bonus di Natale. Per un minimo beneficio alcuni lavoratori, imprese e professionisti sono stati costretti a un super lavoro. Il saldo del beneficio privato è stato minore del costo a carico delle casse statali. Ma perché lo Stato, attraverso il governo, fa lievitare i costi e poi cerca di metterci una pezza con un contributo? Perché l’intento è quello di mantenere inalterato un carico fiscale lordo, cioè compreso delle tasse indirette e i balzelli quotidiani superiore al 74 per cento.

Ed ecco quindi che si usa la forza della legge per difendere le bollette dettate dai gestori unici e dalle società di distribuzione dell’energia. In sovrappiù, si fa passare istituzionalmente l’informazione drogata e falsa, di presentare la guerra di resistenza eroica degli ucraini come un problema per noi italiani. Falso, falso, falso.

La realtà è che l’energia costa di più perché c’è molta domanda. Mentre, infatti, gli Usa si suicidano con un tentativo di politica economica basata su dazi e aumento della moneta, altri continuano a crescere, mentre l’arrivo di attori internazionali che vogliono far pesare la loro forza, costringe tutti a prepararsi addirittura alla guerra. E questo implica maggiori consumi energetici. Anzi, se proprio la vogliamo dire tutta, il prezzo del gas è calmierato proprio dalle sanzioni ai russi che, pur di vendere idrocarburi e incassare valuta pregiata, svendono a metà prezzo le loro risorse. La fine delle sanzioni porterebbe ad un aumento del prezzo, non alla sua diminuzione.

Nel mentre subiamo insieme un’opera di disinformazione infame, sulla pelle degli ucraini, e il mantenimento di bollette dettate direttamente dalle imprese che incassano, per il tramite delle Autorità di Garanzia, obbligate per legge a chiedere quali siano i loro costi e quanto devono necessariamente guadagnare. A questa già folle struttura del prezzo si aggiungono poi tasse, accise, contributi ecologici vari che sono solo modi diversi di dire la stessa cosa: tasse.

Anche se vogliamo fare un ragionamento sulle bollette ci scontriamo con la nuova idea di “forza” che dovrebbe vincere su tutto, anche sulla nostra voglia di fare un fine settimana al mare o di dire “piove governo ladro”.

Se negli ultimi trent’anni abbiamo subito l’idea che la “forza” può essere superiore alla volontà individuale, comprendiamo come mai siamo arrivati ad avere come Presidente degli Usa un uomo che guarda la Groenlandia e dice “mio”. Guarda Gaza e dice “mio”.  Guarda le terre rare ucraine e dice “mio”. Guarda lo spazio e dice “mio”, anzi di Elon Musk.

Siamo all’idea duenne dell’uso della forza. Sia che si tratti di leggi assurde e rapinatrici che di imposizioni da superpotenza.

Resta però da capire chi sia il più forte, nel braccio di ferro tra individui, popoli, detentori del potere popolare attraverso i governi.

L’idea che russi e americani, oppure i cinesi, possano essere i più forti si è fatta strada, specie tra i sovranisti, che si dichiarano tali ma puntualmente sono al servizio di qualche potenza straniera.

In realtà, la forza prepotente è tale solo nel momento in cui si esercita la violenza. Nel tempo più lungo, o il potere statuale riconosce la dignità dei diritti individuali o si deve rassegnare al declino economico e quindi di potenza. Lo scopre anche Trump in questi giorni. Aveva promesso di combattere l’inflazione e invece lavora per una fiammata inflattiva senza precedenti. Probabilmente con l’obiettivo di bruciare le ricchezze della middle class e aumentare i profitti del trust che si è installato al potere, a Washington. Ma se sul piano internazionale dichiara guerra a Messico, Canada, Cina, Europa, sia sulla questione Groenlandia (ribattezzata a Washington Rossa, blu e bianca con un impronunciabile Rbb), dovrà alla fine capire che non può farcela. I cinesi, dal canto loro, hanno già avvertito che qualunque guerra voglia fare Trump, loro la combatteranno fino all’ultimo, senza recedere. Resta solo l’incertezza su cosa intenda fare l’Europa. Ma l’idea è che sia intenzionata a rispondere, se attaccata.

Negli Usa il ceto medio scoprirà presto che il governo Trump lo sta rapinando. I Repubblicani americani scopriranno che la Casa Bianca non intende sotterrare Putin, ma Reagan, fautore dell’economia offertista e non muscolare. Gli italiani invece scoprono che il dibattito sul caro bollette serve solo a dare fiato alla propaganda fasulla pro-russa e al contempo per rapinare ulteriormente i bilanci familiari.

Quale potrebbe essere il pilastro al quale aggrapparsi per sconfiggere questa idea di forza malsana?

La risposta è l’Europa. La Ue che prende il centimetro per misurare la commerciabilità di cozze, zucchine e banane, su richiesta dei governi italiano e degli altri Paesi forse non può bastare. Ma gli Stati Uniti d’Europa che nascano oggi sull’onda dell’esigenza funzionano.

I sei soci fondatori della Cee potranno riunirsi ed invitare tutti i Paesi europei ad eleggere da 5 a 30 delegati per scrivere la Costituzione federale europea. L’iniziativa potrebbe essere proprio dell’Italia. Magari, con questa serietà istituzionale Giorgia Meloni potrebbe persino decidere di risolvere davvero la questione bollette. In ogni caso, potrebbe gridare davvero “Viva l’Europa federale. E viva l’Italia”, se riuscirà nell’impresa. Con la benedizione di tutti gli europei.

Aggiornato il 07 marzo 2025 alle ore 10:37



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