“Vi spiego la rivoluzione del trasporto pubblico locale a San Donà”

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A due mesi dall’apertura della nuova autostazione del polo intermodale di San Donà, abbiamo intervistato il presidente di Atvo, Fabio Turchetto, per riflettere sui cambiamenti del trasporto pubblico locale (tpl) del Veneto Orientale e del loro impatto sulle abitudini dei cittadini.

Presidente, quale bilancio dopo le prime settimane?

Dopo l’inaugurazione in settembre, l’autostazione ha aperto al pubblico il 7 gennaio, come previsto dal cronoprogramma. In questi mesi di passaggio, è stato fatto un grande sforzo da parte dei dipendenti dell’azienda, che hanno lavorato anche nei giorni festivi, per evitare disagi all’utenza. È inevitabile che, data la complessità dell’operazione, ci sia stato qualche piccolo intoppo, risolto in breve tempo grazie alla professionalità dei dipendenti.

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Molti cittadini sembrano non cogliere la portata del cambiamento, criticando la distanza dal centro del nuovo terminal. Quale strategia state mettendo in atto?

È stata fatta una comunicazione preventiva, che ci auguriamo abbia incrociato quanti più utenti possibile. Proprio nei giorni scorsi, abbiamo aperto le nostre pagine social ufficiali, per perseguire una comunicazione sempre più capillare ed efficace con la nostra utenza.

Veniamo alla nuova autostazione. Quale idea sta alla base del progetto?

Siamo partiti dal presupposto che le autostazioni sono dette dei “non luoghi”, parti di città non curate e malridotte, dove non c’è socialità. Invece, queste possono essere luoghi di interscambio personale, dove è piacevole aspettare, e che offrono servizi, come può esserlo una farmacia (che aprirà entro giugno, ndr). Da questo principio, nasce l’idea dell’autostazione come luogo pieno di luce.

Nei mesi scorsi osservava che la politica nazionale non ha sufficiente sensibilità per il tpl. Perché?

Atvo è un’azienda a maggioranza pubblica, ma pur sempre una spa che persegue, almeno, il pareggio di bilancio. Se il numero di utenti non sopperisce la spesa, chi paga la differenza? Il problema di fondo sta nei corrispettivi chilometrici, che non vengono aggiornati adeguatamente dal 1994. Ciò significa che i fondi che lo Stato gira agli Enti locali sono deficitari da trent’anni. Aggiungiamo che in Italia ci sono delle disuguaglianze: perché devo prendere 1.30 euro/Km operando in pianura e, ad esempio, l’Emilia Romagna prende il doppio? Il tpl è in deficit ovunque: noi prendiamo circa 13 milioni di euro per tpl, su un bilancio di 50 milioni. Atvo ha cercato di sopperire la differenza con iniziative più redditizie, come noleggio autobus o linee dedicate agli aeroporti, permettendo di coprire il passivo. Il Governo ha pure cancellato il bonus trasporti, che aiutava molti nostri utenti!

Nel Veneto Orientale manca una cultura dell’uso del trasporto pubblico?

Se fossi sindaco, proibirei alle persone di entrare in città con l’auto privata. Perché far entrare le macchine in città, quando le posso intercettarle alle porte, fermarle in un parcheggio scambiatore e portarle in centro con una navetta, che ogni 10 minuti collega i suoi punti nevralgici? C’è un progetto, mai attuato, per fare questo anche a San Donà. Aspettare che la gente cambi le proprie abitudini è inutile, bisogna forzare un po’. Il cambiamento fa sempre paura, è nella natura umana, ma ci vogliono persone che abbiano il coraggio di iniziare questo percorso.

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Oggi vede questo coraggio?

Non solo non vedo il coraggio, ma non si vede nemmeno il problema: se non se ne parla mai, vuol dire che il problema nemmeno viene sentito o visto.

La via del Mare, ad esempio, ne è sintomo?

Domanda scomoda (ride). Non la considero opera utile, perché non risolve il problema di congestionamento, ma anticipa solo la coda di qualche minuto. Non la trovo una grande idea. Ci vuole una visione complessiva: cosa ce ne facciamo di un pezzo d’asfalto se poi tutte le opere accessorie sono rimandate? Le persone di buonsenso dovrebbero avere questo tipo di approccio ai problemi.

Come si trasformerà piazza IV novembre?

Il progetto di riqualificazione di piazza IV novembre risponde alle esigenze dei cittadini, ed è in linea con ciò che la disciplina urbanistica del Comune ci permette di fare. Mi sento tranquillo sulle scelte fatte dall’azienda. Non mi interessano le polemiche, ma la legalità del progetto. Si possono trovare dei compromessi, senza recare danno all’azienda.

E il nuovo deposito bus dietro il silos?

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A causa del Covid, dobbiamo avere delle priorità: l’officina di via Calnova e la nuova autostazione ci permettono di gestirci bene. Ciò fa si che il nuovo deposito non sia prioritario al momento, ma ne riparleremo tra qualche anno. A spanne, il progetto vale circa 4 milioni di euro.

Attualmente si sta discutendo del nuovo piano urbano del traffico: quali sono le vostre esigenze?

Siamo stati in contatto con l’ingegnere Longo, incaricato di redigere il piano durante la precedente Amministrazione. Con questa non abbiamo ancora capito le modifiche in atto. Le nostre richieste sono ben note: sgravare il più possibile il numero di autobus che passano sulla stessa via, ma è chiaro che in alcune strade gli autobus per forza devono passarci. Il problema è concentrato su orari e punti ben precisi, come anche sul ponte della Vittoria.

Con il terzo ponte?

Un’opera fondamentale. Se il ponte dei Granatieri ha deviato il traffico pesante, il terzo ponte intercetterebbe il traffico pendolare.

Come si immagina tra 10 anni l’autostazione?

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Tutto dipende da cosa accade intorno. L’unione ferro e gomma non può che portare benefici all’utenza ed è il motivo per cui la nuova autostazione è stata spostata. I mezzi pubblici sono favolosi, ma serve un cambio di paradigma che qui non è ancora arrivato. Ma se non si mette il semino, la pianta non può crescere.



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