Un’interrogazione dai toni accesi ha animato la seduta del Consiglio comunale di ieri, mercoledì 5 marzo, presentata dalla consigliera di Fratelli d’Italia, Stefania Loi. Al centro del dibattito, l’utilizzo dei servizi igienici di Palazzo Civico da parte di “alcune persone” che non rientrano tra i lavoratori che quotidianamente si recano nell’edificio storico. “Mi aspettavo una risposta del sindaco”, ha esordito Loi in Aula, ma a replicare, su delega del primo cittadino Massimo Zedda, è stata l’assessora alla salute Anna Puddu.
Il caso sollevato in Aula
L’interrogazione di Loi ha posto l’accento sulla molteplicità di soggetti che quotidianamente frequentano Palazzo Civico, edificio di valore storico e architettonico, tra dipendenti, amministratori, visitatori esterni, cittadini per matrimoni e uffici, turisti e studenti per tour guidati. La consigliera ha evidenziato come l’ingresso a tali edifici sia sorvegliato da personale addetto, ma come la sorveglianza sia limitata all’ingresso, senza monitoraggio dei piani superiori. Da qui la segnalazione di persone che accedono al palazzo “esclusivamente per usufruire dei servizi igienici presenti nel piano ammezzato, senza che si possa controllare i loro effettivi spostamenti”. Una situazione che, secondo Loi, “potrebbe compromettere la sicurezza del Palazzo e delle persone che vi lavorano, nonché generare problemi di igiene”.
“Questione di dignità, non di sicurezza”
La replica arriva diretta dall’assessora Puddu che ha spostato il focus dalla sicurezza alla dignità umana. “Non nascondo che ho provato un po’ di sgomento leggendo il testo di questa interrogazione”, ha esordito l’esponente della giunta Zedda, ricordando come la questione dei bagni pubblici fosse stata da lei sollevata in passato in qualità di presidente della Commissione lavori pubblici. L’assessora ha sottolineato come la sua “perplessità è strettamente connessa ai valori che caratterizzano quest’anno, che è un anno giubilare, e sono riconducibili a una delle prerogative che questa amministrazione ha annunciato sin dal suo primo insediamento: candidare Cagliari come Città della pace, ricordando a tutti che un elemento fondamentale per garantire la pace è la giustizia sociale e che l’assessorato che ho l’onore di rappresentare considera il contrasto alla marginalità adulta come elemento prioritario e quindi l’affiancamento degli ultimi come obiettivo prioritario di questa amministrazione”.
Puddu ha poi chiarito come l’utilizzo dei bagni di Palazzo Civico sia legato a un caso specifico: “L’interrogazione è scaturita da un mio intervento – per questo rispondo io – consistito nell’aver accompagnato una persona in grave condizione di marginalità, senza fissa dimora, per poter utilizzare il bagno pubblico del Palazzo comunale. Utilizzazione seguita a molteplici segnalazioni che riguardavano la stessa persona, costretta a fare i bisogni sotto i portici di via Roma. Quindi si tratta di un’unica persona e non come riportato erroneamente nel testo dell’interrogazione, di ‘alcune persone’ che accedono al Palazzo”. L’assessora ha poi aggiunto che l’individuo in questione è stato preso in carico dai servizi sociali e dalla Asl locale, e che l’utilizzo dei bagni di Palazzo Civico è “provvisorio e destinato a risolversi nel più breve tempo possibile”.
Il nodo: la carenza di bagni pubblici in città
“Sarebbe certamente più opportuno”, ha concluso Puddu, “dotare il centro cittadino di bagni pubblici che al momento vede solo tre aree predisposte a questo servizio, ovvero piazza Garibaldi, piazza Ingrao e il Bastione. Ma i tempi per indire una gara europea non sono compatibili con l’urgenza di una persona che deve usufruire del bagno. L’alternativa è che una persona che non può permettersi di pagare in un bar per poter accedere al servizio, faccia i propri bisogni per strada, e questo certamente non può accadere non solo per questioni di igiene e decoro urbano ma anche per la profonda convinzione, che spero animi tutti i presenti in Aula, che l’accesso ai servizi igienici sia un diritto fondamentale che ha a che fare con l’integrazione sociale e con il rispetto della dignità umana”.
La controreplica di Loi ha ribadito la centralità della questione sicurezza: “Emerge da questa replica che ci sia una mancanza di bagni pubblici, ma il mio intervento era riferito alla sicurezza di un luogo pubblico, perché è consentito l’ingresso previo controllo dei documenti, ma non il girovagare all’interno dell’edificio dove tra l’altro ci sono dei problemi legati alla privacy, documentazioni e pezzi storici. E oltretutto, che Palazzo civico venga ridotto a un vespasiano pubblico mi fa un po’ specie”.
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