A Carnevale non proprio ogni scherzo vale. Se lo “scherzo” è una vacanza di tre giorni per alunni e studenti, alla capogruppo del Pd Micaela Fanelli – che interviene da mamma e da consigliere regionale – non piace affatto. Infatti, chiede di rivedere il calendario scolastico.
«La chiusura delle scuole per i festeggiamenti del Carnevale è, oggi, considerata una vera e propria “tradizione nella tradizione”. Da noi, in Molise, si è arrivati addirittura a tre giorni a casa e senza lezioni, “traslando” l’intero evento al di fuori delle istituzioni scolastiche. Prima da mamma e poi da consigliere regionale e quindi responsabile (indiretto) delle scelte di programmazione del calendario scolastico, vorrei offrire al dibattito pubblico alcune considerazioni», sottolinea.
«Ricordo ancora con gioia quando, ai “nostri tempi”, l’ultimo giorno di carnevale si festeggiava prima scuola e poi in piazza. Era un momento di socializzazione imperdibile e molto atteso. Erano lontane le forzature dei regolamenti su Hccp e le paure per lo zucchero degli struffoli (mah?!). Oggi è tutto fermo per i tre giorni a cavallo del martedì grasso. Sicuro che sia la scelta educativa migliore per i nostri figli? Sicuro sia la scelta migliore per le famiglie di genitori lavoratori?
Oltre alla necessità di considerare i disagi – mette poi in evidenza – ai quali vanno incontro le famiglie, è molto importante riflettere sulla necessità di recuperare l’aspetto di socializzazione e di aggregazione che la scuola offre. In particolare, nei comuni delle aree interne, la scuola è spesso l’unico luogo di incontro per i ragazzi, un’opportunità preziosa per coltivare relazioni interpersonali lontane dagli schermi e dai social network, che sempre più dominano le loro vite.
L’importanza di favorire interazioni “reali” tra i giovani è fondamentale per lo sviluppo sociale e emozionale. Il Carnevale, con le sue tradizioni (che andrebbero spiegate bene) e la sua vivacità, può diventare un’ottima occasione per cementare legami, organizzando attività che coinvolgano i ragazzi in modo attivo. Aperture scolastiche durante questo periodo di festa non solo permetterebbero di approfondire la conoscenza di una delle tradizioni più sentite in Italia, ma anche di arricchire le esperienze di socializzazione, creando un ambiente stimolante e inclusivo.
In questo contesto, le scuole potrebbero offrire laboratori, manifestazioni e giochi che favoriscano l’interazione, lasciando da parte per un momento la didattica tradizionale. Le attività complementari, come corsi di danza, laboratori creativi o performance teatrali, non solo intratterrebbero i ragazzi, ma contribuirebbero anche a trasmettere valori culturali e tradizionali, rafforzando la loro identità».
Per Fanelli sarebbe utile discutere il calendario in II Commissione consiliare confrontandosi col mondo della scuola e programmare aperture in cui unire la festa alla crescita, trasformando il Carnevale da un semplice giorno di vacanza in un’opportunità.
«Promuovere attività scolastiche durante il Carnevale non solo arricchirebbe il bagaglio culturale dei giovani, sollevando le famiglie dal peso di dover provvedere alla loro vigilanza in giorni lavorativi, ma rappresenterebbe anche un importante passo verso una comunità più coesa e interconnessa, dove il sapere si trasmette e si vive insieme. In Molise, abbiamo un record negativo, quello di essere la regione tra quelle con il minor numero di ore/scuola per alunno. Questo già è un danno enorme per i nostri figli e bene fa chi ricorda sempre che si dovrebbe investire molto sul potenziamento dell’apertura scolastica, con maggiori risorse e personale. Ma se poi abbandoniamo la scuola, non solo per le attività didattiche, ma per quelle complessivamente funzionali alla socializzazione, finiamo col sostituire un modello spinto sul consumismo delle vacanze (la settimana bianca?) per larga parte insostenibile».
La maggior parte delle famiglie non può permettersi vacanze in questo periodo e «si ritrova con i figli a casa, davanti a un videogame, col problema di ‘chi li mantiene’ e senza i coriandoli nei corridoi delle scuole. L’anno prossimo, pensiamoci bene. E magari allarghiamo il confronto in Consiglio e con le parti sociali e rappresentanti delle famiglie. Forse, individueremmo meglio il da farsi. Serve un vestito che calza meglio di quello di quest’anno. Un vestito deve calzare bene sempre. Anche a Carnevale!».
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