Rinascita Scott, la Procura rinuncia all’appello per Gianluca Callipo e altri quattro imputati

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Ha dirette conseguenze anche sul maxiprocesso d’appello nato dall’operazione Rinascita Scott, la recente abolizione del reato di abuso d’ufficio voluta dal ministro della Giustizia Carlo Nordio. La Procura di Catanzaro ha infatti oggi annunciato in aula, con il pm Annamaria Frustaci, di rinunciare all’appello nei confronti di alcuni imputati assolti in primo grado. Tra loro ci sono: l’ex sindaco di Pizzo, Gianluca Callipo, di 43 anni (chiesti in primo grado 18 anni, difeso dagli avvocati Armando Veneto e Vincenzo Trungadi); la dirigente del settore Urbanistica del Comune di Pizzo, Maria Alfonsina Stuppia, 60 anni, di Vibo Valentia (chiesti in primo grado 2 anni, assistita dall’avvocato Vincenzo Ioppoli); Daniele Pulitano, 41 anni, di Pizzo (chiesti in primo grado 17 anni, difeso dall’avvocato Giovanni Vecchio); l’ex comandante della polizia municipale di Pizzo Enrico Caria, 69 anni (chiesti in primo grado 17 anni, assistito dall’avvocato Bruno Poggio); l’ex assessore ai servizi sociali ed all’Urbanistica del Comune di Pizzo, Pasquale Marino, 42 anni, di Pizzo (chiesti in primo grado 3 anni).

Il reato venuto meno

In primo grado tali imputati erano stati tutti assolti dall’accusa di abuso d’ufficio con l’aggravante delle finalità mafiose. Il 19 giugno 2015 l’ufficio Urbanistica del Comune di Pizzo aveva emesso un’ordinanza di revoca dell’agibilità dei locali del Mocambo per mancanza di regolare allaccio alla rete fognaria. Il 26 giugno 2017, quindi, veniva revocata alla società Futura srl l’autorizzazione per la somministrazione di alimenti e bevande e l’autorizzazione di affittacamere al locale “Mocambo”. Tre giorni dopo, però, con ordinanza dell’ufficio Commercio del Comune di Pizzo, a firma di Enrico Caria veniva disposta la sospensione della revoca all’autorizzazione di somministrazione di alimenti e bevande; in secondo luogo in data 27 luglio 2017 la responsabile del settore Urbanistica del Comune di Pizzo, Maria Alfonsina Stuppia, disponeva la sospensione della revoca dell’agibilità dei locali. Con tali condotte – secondo l’accusa che non ha retto al vaglio dei giudici di primo grado – sarebbe stato intenzionalmente procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale a Maurizio Fiumara (assolto in primo grado e anche in appello nel troncone dell’abbreviato), Saverio Razionale, Gregorio Gasparro, Francesco Isolabella e allo stesso sindaco Gianluca Callipo, quest’ultimo “in conflitto di interessi e in violazione del dovere di astensione”. Un’accusa venuta meno al termine del processo di primo grado con rinuncia ora all’appello da parte della Dda.

Callipo e la rinuncia anche per il concorso esterno

Daniele Pulitano

La Dda, oltre al reato di concorso in abuso d’ufficio, per la posizione di Gianluca Callipo ha rinunciato all’appello anche per la contestazione del reato di concorso esterno in associazione mafiosa. La pubblica accusa, quindi, rinuncia a procedere in appello nei confronti dell’ex sindaco di Pizzo così come per Enrico Caria e Daniele Pulitano. Secondo l’originaria accusa, Gianluca Callipo sarebbe stato in “diretto contatto – attraverso Daniele Pulitano – con i vertici dell’organizzazione criminale operante a Pizzo (in particolare, la famiglia Mazzotta) e San Gregorio d’Ippona (famiglia Razionale – Gasparro). Gianluca Callipo era anche accusato di aver omesso i dovuti controlli sulle attività di interesse del sodalizio, garantendo a Salvatore Mazzotta (condannato a 23 anni in primo grado) ed a tutta la famiglia Mazzotta “condotte amministrative favorevoli e segnatamente la prosecuzione dell’attività imprenditoriale della società “Ittica Paola di Mazzotta Francesca”, anche in cambio del sostegno elettorale offertogli  in occasione delle elezioni comunali dell’11 giugno 2017 dal sodalizio criminale napitino capeggiato dallo stesso Mazzotta.

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Le motivazioni della sentenza di primo grado

Sarà ora la Corte d’Appello di Catanzaro a determinarsi sulla rinuncia al processo di secondo grado avanzata dalla Procura per Gianluca Callipo e gli altri imputati. Da ricordare che il 20 maggio scorso, il Tribunale collegiale di Vibo Valentia, pur assolvendo l’ex sindaco di Pizzo, nelle motivazioni della sentenza aveva sottolineato che “emerge senza dubbio una condotta tutt’altro che trasparente dell’imputato Gianluca Callipo che ha mostrato di acconsentire a contatti e rapporti con esponenti della consorteria criminale ed in primis con Salvatore Mazzotta, verosimilmente con l’intento di ottenerne il consenso in vista delle consultazioni elettorali”. I giudici del Tribunale di Vibo hanno però assolto l’imputato poiché “la prova appare insufficiente non avendo consentito di individuare lo specifico e consapevole contributo causale che Callipo avrebbe fornito alla consorteria, residuando il dubbio che la condotta abbia effettivamente superato la soglia della mera contiguità compiacente”. Resta tuttavia provata per i giudici “una vicinanza di Callipo Gianluca agli ambienti criminali – si legge in sentenza – in quanto le modalità con le quali avviene l’incontro in un bar con Mazzotta, in un momento in cui quest’ultimo era sorvegliato speciale, appaiono gravemente indiziarie e denotano certamente una vicinanza di Callipo agli ambienti criminali”.

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