“Non sostenibile la stagione basata sullo sci”

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Come cambia il turismo in Appennino? Si può ancora pensare ad un turismo invernale, basato sugli impianti sciistici? Queste ed altre domande sono state al centro della nostra intervista a Mariangela Groppi, legale rappresentante della Montecaio S.r.l., la società di gestione del complesso sciistico di Schia. Quella che si sta ormai concludendo è stata una stagione invernale che ha visto una buona presenza di neve, seppur con l’apertura solo del campo scuola a causa della mancanza del caposervizio, figura indispensabile per il funzionamento della seggiovia.

Non si può più prescindere solo dalla stagione sciistica, ma serve un’inversione di tendenza è quanto emerge dalla nostra inchiesta che – oltre a Schia – ha preso in considerazione anche il territorio di Monchio, sede del secondo comprensorio sciistico della nostra provincia. “Una presa di coscienza non più rinviabile, che tuttavia non sa di resa, ma di resilienza, forte della consapevolezza che in questa provincia abbiamo un crinale bellissimo, che ha tanto da offrire al di là degli impianti sciistici“, ha affermato la Groppi nella nostra intervista

Come è andata la stagione invernale a Schia? Con inverni sempre più altalenanti, anche in termini di clima, quali sono le difficoltà che dovete affrontare nel tenere aperta una stazione sciistica? 

I cambiamenti climatici, la diminuzione media delle precipitazioni e la loro irregolarità rendono il lavoro molto più difficile di quanto avveniva in passato ma il nostro impegno per regalare a tutti splendide giornate nella natura del nostro appennino rimane immutato. Ci siamo attivati installando un sistema di innevamento artificiale che avremmo anche potuto ulteriormente potenziare ma a 1200/1480 m. serve a ben poco con le temperature altalenanti che qui variano tra  0℃ e poco meno e le frequenti raffiche del vento caldo detto “marino” che in una sola giornata sciolgono anche quantità importanti di neve.

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Quest’anno non si è potuto aprire la seggiovia per problematiche legate al personale, è una situazione che vi ha penalizzato? A livello economico, in termini di personale ma anche di manutenzione, servono più risorse anche ad esempio dal pubblico?

Ovviamente noi per primi avremmo avuto tutto l’interesse ad aprire gli impianti e dover tenere la seggiovia chiusa durante le Feste ci ha addolorato e ha provocato gravi perdite economiche, quindi non l’avremmo fatto se non fosse stata l’unica soluzione possibile. Forse non tutti sanno che tutte le stazioni di sci, ma proprio tutte, dalle più piccole alle più grandi per poter vedere funzionare i loro impianti, devono avere una figura dotata di un particolare patentino, il caposervizio. Ci sono capiservizio per gli skilift, per le seggiovie ad agganciamento fisso, come la nostra, e per le seggiovie ad agganciamento automatico, le più moderne e senza caposervizio non si può aprire nessun impianto. Il problema è che non è facile reperire questa figura perché il numero di quelli che sono andati in pensione non è stato adeguatamente incrementato con nuovi addetti.

Per non parlare poi del personale ordinario, perché è sempre più difficile trovare chi può venire a lavorare per 2 o 3 mesi ed avere anche partecipato ai corsi di formazione e sicurezza necessari. In ogni caso la ricerca di questa figura non si è mai interrotta a partire dalla scorsa stagione e stiamo tutt’ora continuando, coinvolgendo anche i nostri collaboratori più diretti. Sul piano economico, per quanto riguarda invece la Regione e i contributi, vale la pena ricordare che la nostra Regione è da sempre presente e piuttosto attenta alle problematiche delle stazioni di sci, ma è chiaro e ragionevole che non tutto può essere concesso. Ci sono contributi in conto gestione che vengono erogati ogni anno, proporzionati ai costi di gestione, contributi per gli investimenti strutturali con numeri importanti, anche questi proporzionati alla stazione. Nonostante il supporto delle istituzioni locali e regionali, rimangono elevate le spese che una piccola società come la Montecaio Srl si accolla quali ed esempio, tra due anni, la revisione totale della seggiovia a vent’anni dalla sua installazione il cui costo preventivato sarà di oltre €300.000

Si può ancora parlare di turismo invernale a Schia, ed in generale, in Appennino? Oltre all’attività sciistica quali sono le proposte? 

Certo che si può perché non esiste solo lo sci alpino e si deve perché non è più sostenibile basare la stagione invernale sugli impianti sciistici perché i costi per metterli in funzione e di manutenzione sono troppo alti e senza neve è un suicidio. Una presa di coscienza non più rinviabile, che tuttavia non sa di resa, ma di resilienza, forte della consapevolezza che in questa provincia abbiamo un crinale bellissimo, che ha tanto da offrire al di là degli impianti sciistici.Tanti appassionati salgono durante l’inverno indipendentemente dall’apertura degli impianti, per godere dell’aria buona e dei meravigliosi paesaggi del nostro appennino facendo ciaspolate, trekking, passeggiate o discese con slittino e bob. Consideri che in pieno inverno alcune persone mi hanno chiesto di poter noleggiare le mountain bike per fare un percorso. Ma ormai è questa la normalità cui andiamo incontro e a cui dovremo abituarci. Partendo dalla premessa che è sempre fondamentale essere adeguatamente equipaggiati e consapevoli delle proprie capacità e stato di forma fisico/atletica e informarsi sulle condizioni meteo, la maggior parte dei nostri sentieri sono adatti a escursionisti di diverse fasce d’età. Non mancano tuttavia anche i percorsi più impegnativi e adrenalinici, come quello che ospita ogni anno il trail che fa parte del campionato nazionale. Gli escursionisti possono percorrere i tanti sentieri a piedi o con le ciaspole, mentre i bambini possono scendere con slittini e bob nei tanti spazi a disposizione. Anche chi non vuole o non può praticare sport può venire a Schia per pranzare nei ristoranti, prendere il sole e respirare aria fresca e pulita.     

Si può pensare di trasformare il turismo tipico di Schia, in un turismo più estivo? Quali proposte avete già in atto e quali pensate di attuare? 

Da molti anni l’associazione APS Pro Schia Monte Caio, formata da villeggianti e amici di Schia e aperta a tutti coloro che vogliono collaborare, organizza un ricco calendario di eventi sportivi, culturali e di intrattenimento per adulti e bambini. Il calendario è reperibile sui social media, sul sito www.schiamontecaio.it e sulle brochure distribuite in zona e a Parma. Le attività spaziano dai concerti, alle conferenze, dai laboratori tematici per adulti e creativi per i bambini alle escursioni a piedi, a cavallo o con mountain bike o con pedalata assistita, senza dimenticare parapendio e volo libero in deltaplano. Molto apprezzati sono anche lo Skia sport day per conoscere tanti sport diversi, il monte Caio Trail con centinaia di partecipanti, fino ai classici tornei di carte, scacchi e la tradizionale tombola. Il tutto sempre accompagnato dall’eccellente gastronomia locale offerta dai ristoranti della zona. Inoltre, con il supporto del comune di Tizzano e dell’ente Parchi del Ducato l’associazione ha ristrutturato l’area giochi e sport ha realizzato un arena con belvedere nel piazzale Noé Bocchi, dove si svolgono tutti gli eventi anche in caso di maltempo. 

Si parla spesso di rilancio dell’Appennino, ma poi le risorse faticano ad arrivare e molte idee rimangono solo sulla carta: a vostro parere, cosa servirebbe per rendere l’Appennino (e in particolare Schia) più attrattiva?

Come dicevo, la Regione e le istituzioni locali ci sostengono attivamente e noi insieme agli operatori della zona e ai volontari della Pro Schia Monte Caio stiamo facendo tutto quello che possiamo, compatibilmente con i nostri mezzi, animati dall’amore per Schia e per il territorio. Quello che davvero farebbe bene a Schia, così come ad altre realtà della zona, sarebbe l’intervento benefico di qualche imprenditore cittadino sullo stile di quello che fece l’Avvocato Agnelli con Sestriere in Piemonte. Vi sono infatti molti bravi imprenditori nella regione, soprattutto nel bolognese – come Marco Palmieri, amministratore delegato di Piquadro, che, unitamente ad altri industriali, si è già attivato dando il proprio contributo in questo senso nella stazione sciistica bolognese “Corno alle Scale” , il cui aiuto potrebbe fare la differenza per rilanciare le nostre località montane, anche in termini di sponsor. Sarebbe poi auspicabile che ci fosse un coordinamento e un dialogo ancora maggiori tra le realtà montane locali, sull’esempio di quanto accade in altre zone come sulle Alpi, posto che ci sono innegabilmente delle differenze in termini di organizzazione oltre che di condizioni geografiche e meteorologiche.





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