Fratellanza universale per la pace mondiale e la convivenza comune

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Il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi, Papa Francesco e l’Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, hanno firmato il Documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune.

Un vero e proprio “invito alla riconciliazione e alla fratellanza tra tutti i credenti, anzi tra i credenti e i non credenti, e tra tutte le persone di buona volontà; un appello a ogni coscienza viva che ripudia la violenza aberrante e l’estremismo cieco; un appello a chi ama i valori di tolleranza e di fratellanza, promossi e incoraggiati dalle religioni; una testimonianza della grandezza della fede in Dio che unisce i cuori divisi ed eleva l’animo umano; un simbolo dell’abbraccio tra Oriente e Occidente, tra Nord e Sud e tra tutti coloro che credono che Dio ci abbia creati per conoscerci, per cooperare tra di noi e per vivere come fratelli che si amano”.

Partendo da questo documento, nei locali del Salone dei Vescovi, si è tenuto un seminario dal titolo Fratellanza Universale per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune. L’evento si inserisce nel solco del dialogo promosso da Papa Francesco e dall’Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, per favorire la pace e la fraternità tra i popoli.

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Ad organizzarlo la Comunità di Sant’Egidio, l’Università di Catania, la AIMC Nazionale, l’UCOII (Unione delle Comunità Islamiche d’Italia) e la UMEC-WUCT (Unione Mondiale degli Insegnanti Cattolici).

Papa Francesco e l’Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb (foto Vatican News)

Ad aprire i lavori il presidente della Comunità Sant’Egidio, Emiliano Abramo, che ha evidenziato come “il documento, ispirato dalle Nazioni Unite, rappresenti una occasione di dialogo da ripetere in queste giornate con gli attori principali della nostra società civile per raggiungere la pace e il dialogo delle popolazioni”. 

“È un momento di profonda preoccupazione per le guerre in corso e noi tutti dobbiamo lavorare per raggiungere la pace – ha aggiunto -. In questo territorio possiamo contare su una università fonte di cultura e di formazione, una vera forza per tutti noi anche per i continui gesti di solidarietà verso i cittadini di questa città e per gli stranieri oltre che sostenitrice della pace”.

E proprio sul ruolo dell’Università di Catania si è soffermato il rettore Francesco Priolo che ha evidenziato come “Unict è una università del territorio e proprio per adempiere a questo ruolo non è solo un luogo di studio e formazione, ma anche sostenitrice della pace e della convivenza comune che va costruita dal basso ogni giorno col sostegno e il lavoro di tutti”.

“La nostra università è ben radicata nel territorio da ormai sei secoli e ha la responsabilità di aiutare a crescere e formare i cittadini del futuro e partecipare così allo sviluppo armonico del territorio – ha aggiunto -. Occorre, a tal fine, potenziare le azioni concrete già avviate in questi anni e continuare a lavorare per il bene e il futuro dei nostri giovani e del territorio”.

A seguire sono intervenuti, per i saluti, in video collegamento, Giuseppe Desideri, segretario generale della Umec-Wuct, e Esther Flocco, presidente nazionale Aimc.

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All’incontro sono intervenuti numerosi studenti universitari e degli istituti superiori catanesi.

In foto da sinistra Francesco Priolo, Kheit Abdelhafid, Luigi Renna, Francesca Longo e Emiliano Abramo

In foto da sinistra Francesco Priolo, Kheit Abdelhafid, Luigi Renna, Francesca Longo e Emiliano Abramo

L’importanza del dialogo interreligioso

“L’Università di Catania è testimone della celebrazione del dialogo interreligioso perché la religione è stata spesso vista, ed è stata, origine di conflitti inter-etnici e interreligiosi – ha spiegato la prof.ssa Francesca Longo, prorettrice dell’ateneo catanese -. Il dialogo interreligioso in questo senso promuove una diversa funzione, quella di stanare i conflitti e di aumentare l’inclusività nelle società che sono multiculturali. L’ateneo catanese, pertanto, promuove il multiculturalismo e quindi il dialogo religioso o interreligioso come fattore di inclusione sociale e anche di pacificazione interna e internazionale in questo momento in cui i conflitti si stanno sempre più avvicinando ai nostri confini europei”.

E nel dettaglio la docente, esperta di relazioni internazionali, ha sottolineato come “la dimensione religiosa spesso è strettamente legata a fattori etnici, politici, economici come ad esempio in Mozambico in cui vi è una competizione per accaparrarsi il gas e il petrolio”.

“Da evidenziare anche che in alcuni contesti il ruolo delle Ong e degli attori religiosi è fondamentale e cruciale nei processi di pace e per la riconciliazione e ricostruzione del tessuto sociale – ha aggiunto -. Esistono, però, conflitti religiosi che si intersecano con altri fattori e alimentano i conflitti, pertanto, appare chiaro che il ruolo svolto dagli attori religiosi deve essere considerato ad un livello differente”.

“Possiamo dire che il dialogo interreligioso svolge una funzione di diplomazia preventiva della pace e al tempo stesso è necessario e strategico al fine di comprendere i conflitti e affrontarli – ha aggiunto -. Il dialogo, quindi, parte dal riconoscimento del pluralismo come caratteristica dei sistemi sociali e politici, ma anche dalla necessità che i sistemi sociali e politici siano inclusivi”.

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“Certamente i dialoghi interreligiosi possono essere tra religioni o tra religioni e istituzioni, devono svolgersi in un clima di laicità inteso come uno spazio in cui possono interagire credenti e non credenti – ha spiegato -. Appare fondamentale ricordare alcune iniziative in tal senso: il dialogo tra cattolici e ebrei abbia portato alla settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (17 gennaio); la giornata del dialogo cristiano-islamico (27 ottobre); la settimana mondiale per l’armonia interreligiosa istituita dalle Nazioni Unite (1 febbraio)”.

“Quanto il dialogo interreligioso è efficace? A questa domanda si può rispondere facendo appello alla reciproca conoscenza, alla fiducia e al rispetto e al tempo stesso evidenziare che il dialogo deve essere finalizzato alla coesistenza sociale tra differenti religioni nel contesto sociale, ma anche tra attori sociali, istituzionali e non, e attori religiosi”, ha aggiunto.

“E, infine, deve tendere alla funzione didattica ovvero a quella trasformazione della percezione dell’altro, praticante o non altre religioni, creando così una società interculturale e quindi interreligiosa con una capacità di dialogo importante nelle famiglie, nelle scuole e nelle comunità”, ha detto in chiusura di intervento.

Un momento dell'intervento della prof.ssa Francesca Longo

Un momento dell’intervento della prof.ssa Francesca Longo, prorettrice dell’Università di Catania

Un documento che nasce da lontano

“Oggi è una giornata importante per Catania, per l’ateneo, per l’arcidiocesi e per la moschea per riflettere su un documento così importante sulla fratellanza umana – ha detto Kheit Abdelhafid, presidente della Comunità Islamica di Sicilia -. Oggi siamo riuniti per lanciare un messaggio di pace e di dialogo e di confronto sincero e costruttivo per il bene della nostra città e il bene di tutti anche dei nostri giovani, figli e studenti. Un messaggio importante per tutti noi”.

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“Occorre riflettere molto su questo documento di Abu Dhabi focalizzando il tutto sull’approccio storico ovvero sulle basi di questo incontro che risalgono al 622 quando il profeta Maometto stipulò la Costituzione del Medina che garantiva la libertà di culto per tutte le tribù e i clan dell’area di Medina che includeva musulmani, ebrei e pagani”, ha detto l’Imam etneo.

“Da questo documento è partito il dialogo tra le varie fedi garantendo la libertà del culto, la dignità di ogni persona all’interno dello Stato Islamico di allora – ha aggiunto -. Arriviamo così alla Carta di Algeri elaborata 1976 e alla Dichiarazione di Marrakech del 2016 che riprende proprio quella di Medina”.

“Oggi assistiamo a diverse guerre nel mondo, ma sono più guerre di interessi e non di religione – ha sostenuto Kheit Abdelhafid -. Purtroppo spesso si abusa della religione e la si strumentalizza. Basta ricordare la posizione della Chiesa ortodossa russa nei confronti del conflitto russo-ucraino. La religione non è causa di conflitti. Adesso abbiamo questo nuovo documento, un appello per tutti, al dialogo di tutte le comunità. Un appello rivolto alle persone, all’umanità”.

Un momento dell'intervento dell'Imam di Catania

Un momento dell’intervento dell’Imam della Moschea di Catania, Kheit Abdelhafid

Siamo tutti figli di Dio, siamo tutti fratelli

“Nel Dna della nostra fede c’è la fratellanza e noi che crediamo in un unico dio dobbiamo credere al creatore di tutti gli uomini, tutti fratelli anche se appartengono a religioni diverse”. Con queste parole mons. Luigi Renna ha aperto il suo intervento sottolineando che “ognuno di noi allo stesso tempo ha un compito fondamentale, ovvero riscoprire Dio e liberarlo da tante incrostazioni culturali che hanno portato le diverse religioni a combattersi”.

“Occorre liberarlo dalle incrostazioni dei fondamentalismi che non rispecchiano la verità di una religione e sia la Bibbia, sia il Corano, sono convergenti verso un rapporto disteso e pacificante – ha aggiunto -. Quando il fondamentalismo si arma e combatte l’altro ha dimenticato, non probabilmente, ma sicuramente la sua entità di fede in un Dio che in quanto Dio è buono e non può volere la morte di altre creature”.

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“Il mondo culturale, quindi, ha il compito di divulgare questo pensiero, mentre quello scientifico di approfondirlo nei testi e nella storia e vedere che la Terra non è abitata solo dalle guerre, ma anche da tanti percorsi di pace, di riconciliazione e di dialogo. Ad esempio l’incontro di papa Francesco con il Sultano Malik al-Kāmil ne è un esempio. Un episodio che per molto tempo è stato dimenticato e, invece, in questo tempo storico viene rivalutato e studiato”.

E sul rapporto tra le religioni a Catania, mons. Renna ha sottolineato come si “tratti di un rapporto che ha un vissuto ormai da tempo, ed è una realtà importante per la nostra città, non a caso i rapporti tra la Chiesa cattolica e l’Imam della Misericordia sono ottimi”.

Un momento dell'intervento di mons. Luigi Renna

Un momento dell’intervento di mons. Luigi Renna



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