“Uno spettacolo che offende la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori”. Così la Cgil di Ferrara racconta l’ingresso in azienda da parte di alcuni dipendenti Berco che hanno deciso di non scioperare. Il sindacato parla di “un ingresso orchestrato” da parte della dirigenza Berco, un ingresso “a dir poco indecoroso in sfregio ai lavoratori in sciopero davanti ai cancelli dello stabilimento di Copparo”. “Non accetteremo provocazioni – scrivono -, proseguiremo le nostre azioni di lotta uniti e con la solidarietà dell’intero territorio, delle Istituzioni e delle centinaia di famiglie tenacemente impegnate nella difesa del lavoro”.
“Questi comportamenti – scrivono in serata le rsu di Fiom, Fim e Uilm comunicando altre 16 ore di sciopero tra giovedì 6 e venerdì 7 – non solo denotano una totale mancanza di rispetto verso le famiglie dei lavoratori in difficoltà, ma anche una preoccupante assenza di umanità da parte di chi ha ruoli di responsabilità aziendale”.
In mattinata, sulla scalinata a lato dei cancelli a parlare dell’accaduto, oltre a Stefano Bondi della Fiom, ci sono anche Patrizio Marzola della Fim e Alberto Finessi Uilm. Davanti a loro gli operai che continuano la protesta oltre ad alcuni esponenti politici di cui incassano la solidarietà come il sindaco di Copparo Fabrizio Pagnoni e il capogruppo Pd in assemblea legislativa Paolo Calvano.
Bondi parla di “uno spettacolo, di una messa in scena” sottolineando come “le persone che sono entrate non vanno certo a fare produzione”. L’unico risultato ottenuto sarebbe quello di far “incazzare di più e dare motivazioni ancora maggiori per continuare la nostra lotta”. “Noi – aggiunge – continueremo la lotta fino a quando non avremo una risposta da ThyssenKrupp sulle prospettive di questo stabilimento”.
Patrizio Marzola torna invece sulle parole dell’ad Bottoni che aveva sostenuto di non aver ricevuto mai alcuna proposta dal sindacato. “Fin dal primo giorno abbiamo provato a fare proposte al tavolo della trattativa”, spiega facendo notare quello che ritiene il problema: “Non piacciono all’azienda”.
Finessi nota invece come chi ha scioperato non sia “caduto nelle provocazioni”. Una cosa per cui i tre sindacati si erano recati anche dal prefetto Massimo Marchesiello chiedendo all’azienda di “evitare atteggiamenti provocatori”.
Nella mattinata si è tenuto anche un tavolo che ha visto il coinvolgimento del sindaco Pangoni e delle sigle sindacali. Un tavolo nel quale, spiega Bondi, “abbiamo individuato i soggetti che inviteremo a una discussione per creare una catena di solidarietà per i dipendenti Berco che stanno lottando”. Una catena nella quale si sta cercando di coinvolgere la grande e piccola distribuzione del territorio per aiutare le famiglie che potrebbero trovarsi in difficolta a causa delle tante ore di sciopero e della conseguente rinuncia a buona parte dello stipendio. Parallelamente sindaco e sindacati lavoreranno con le Multiutility per cercare di avere un aiuto sul pagamento delle bollette. Cgil, Cisl e Uil stanno lavorando con le “strutture regionali per allargare la catena di solidarietà” e si stanno coinvolgendo le regioni Emilia Romagna e Veneto per un’altra grande iniziativa pubblica a Copparo.
“Non possiamo e non dobbiamo – hanno scritto in una nota le rsu – accettare che la dignità di chi lavora venga calpestata, e che ogni lavoratore venga trattato come un mero numero, dimenticando il valore umano e l’impegno che ciascuno di noi mette quotidianamente nel proprio lavoro. Oltre al diritto al lavoro, esiste qualcosa che non può essere ignorato: è l’esempio che chi guida l’azienda dovrebbe dare. Un esempio di rispetto, etica e responsabilità verso chi contribuisce con il proprio lavoro al funzionamento dell’impresa. Purtroppo, l’esempio che abbiamo ricevuto oggi è l’opposto di tutto ciò”.
“La nostra lotta – concludono – non è solo per difendere i nostri diritti contrattuali e le nostre condizioni di lavoro, ma anche per affermare il nostro valore umano e professionale. Non possiamo accettare che vengano messi in discussione i principi di solidarieta e di rispetto reciproco che ogni comunità e ogni ambiente di lavoro dovrebbe preservare. Non ci arrendiamo e non permetteremo che si distrugga ciò che abbiamo costruito con anni di impegno e sacrifici. La lotta per la dignità e il rispetto continua”.
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