Tim, Labriola: “Pochi giganti digitali non possono sfruttare le reti senza contribuire alla crescita”

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Le nostre reti sono la base per un ecosistema digitale forte e competitivo. Investire in 5G, fibra e sicurezza non è solo una necessità, ma una straordinaria opportunità per sostenere la crescita economica e rafforzare il posizionamento dell’Europa nel mercato globale. Ma servono regole adeguate: un quadro normativo che incentivi innovazione, investimenti e consolidamento. Perché senza infrastrutture solide e sostenibili, la transizione digitale rischia di restare un’idea sulla carta. Il punto è chiaro: non possiamo permettere che pochi giganti digitali sfruttino le reti senza contribuire alla crescita. La concorrenza è importante, ma deve andare di pari passo con la sostenibilità del settore”.

Lo scrive Pietro Labriola, amministratore delegato di Tim, in un post su LinkedIn, redatto a margine della sua partecipazione al Mobile word Congress di Barcellona.

Labriola: sovranità e concorrenza temi chiave per le Tlc

Di fronte a queste questioni, “Le istituzioni europee sono chiamate a scelte decisive: il digitale è molto più che un’industria, è il futuro delle nostre economie e società”, scrive Labriola. “Inaction is not an option. Noi operatori siamo pronti a fare la nostra parte”.

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L’Ad di Tim riferisce che, in questi giorni a Barcellona con il Board di Gsma, si è confrontato con Henna Virkkunen e Teresa Ribera, Evp della Commissione europea, “su due temi centrali per le Tlc: sovranità tecnologica e concorrenza. Due leve fondamentali per il futuro dell’Europa Digitale”.

Le commissarie Virkkunen e Ribera “hanno dimostrato attenzione e consapevolezza rispetto alle sfide che ci attendono. Andiamo avanti in questa direzione, insieme. È quella giusta”, conclude il post.

In Italia incontro con i sindacati sul riassetto azionario

Intanto, relativamente alle questioni italiane di Tim, si terrà il 7 marzo nel pomeriggio, riferisce Radiocor, l’incontro di Labriola con i sindacati di categoria (Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil), un confronto richiesto dalle sigle alla luce delle novità sul riassetto azionario di Tim, dopo l’ingresso di Poste Italiane al posto di Cdp come secondo azionista e l’interesse mostrato nelle settimane scorse da Iliad e Cvc per il gruppo. L’incontro servirà per parlare delle prospettive del gruppo telefonico e fare anche un punto sul contratto collettivo nazionale di settore.

Sul fronte giudiziario, invece, come riportato dalla stampa, il primo socio di Tim, Vivendi, ha presentato appello contro la decisione del tribunale di primo grado che aveva ritenuto inammissibile il ricorso della media company francese contro la delibera del 5 novembre 2023 con la quale il cda del gruppo di tlc aveva approvato la vendita della rete fissa.

Le mosse di Vivendi e Poste Italiane

Vivendi ha, infatti, presentato appello contro la sentenza del Tribunale di Milano che a gennaio aveva respinto il suo ricorso sulla vendita della rete Tim senza passare dall’assemblea straordinaria dei soci. Nel nuovo ricorso, depositato a febbraio, il gruppo francese contesta la necessità di dichiarare preventivamente il proprio voto contrario per esercitare il diritto di recesso, perché il diritto di recesso è riconosciuto anche ai soci che si astengono o non partecipano al voto. L’assemblea degli azionisti di Tim è stata posticipata al 24 giugno, dando più tempo a Vivendi e Poste per valutare le prossime mosse.

“Nonostante i segnali di apertura di Poste nei confronti di Vivendi e il posticipo dell’assemblea a giugno, funzionale a favorire il dialogo tra i soci, questo ennesimo appello conferma la propensione di Vivendi a preservare lo status quo”, è il commento di Intermonte. “Vivendi potrebbe infatti continuare a far valere la propria influenza sulla governance come leva negoziale per ottenere un’uscita a condizioni più favorevoli rispetto alle attuali valutazioni di mercato”.

Gli analisti proseguono: “Se lo stallo nella governance dovesse persistere, non escludiamo che Poste possa incrementare la propria partecipazione in Tim, portandosi al 24% delle azioni ordinarie (investendo altri c.Eu0.6bn ai prezzi correnti), con l’obiettivo di riequilibrare gli assetti nella governance e sbloccare iniziative di creazione del valore (abbattimento capitale sociale per liberare riserve e remunerare gli azionisti, conversione/buyback titoli di risparmio, consolidamento del mercato)”.



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