la Reggia torna a splendere

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Pioggia di euro sul Real Sito di Carditello. Arrivano altri 27 milioni dal Ministero della Cultura per la valorizzazione della Delizia Reale in provincia di Caserta. Non è una buona notizia, è una notizia buonissima perché ora si comincia il conto alla rovescia per l’attuazione del masterplan. In cassa circa 60 milioni, un bottino stellare accumulato negli ultimi sei mesi. Trenta milioni per completare i lavori destinati agli edifici del complesso; 27 milioni e 750mila euro per l’efficientamento energetico e la riduzione dei rischi legati ad eventi naturali catastrofici; di cui, 15 milioni e 292mila per la realizzazione di interventi strutturali e impiantistici per l’efficientamento energetico e 12mila 458mila euro per la realizzazione di interventi di prevenzione e messa in sicurezza dal rischio sismico.

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La storia

Quella del Real Sito di Carditello è una lunga storia di fasti, feste, furti, aste e redenzioni. Natali borbonici, prima Carlo e poi Ferdinando IV, la sua vicenda è un racconto fatto di luci ed ombre: nel comune di San Tammaro, a metà strada tra Napoli e Caserta, comprendeva una superficie di circa 2.070 ettari di territorio boschivo, seminativo e pascolo, allevamento di cavalli di razza e bufale l’attività prevalente. Dalla nascita del Regno d’Italia iniziò l’abbandono. Prima si interruppero le attività come tenuta agricola e poi come residenza. Nel 1919 il Real Sito fu donato all’ente assistenziale Opera Nazionale Combattenti. I terreni furono assegnati in piccole quote ai reduci di guerra e ai coltivatori diretti. Fu poi occupato dalle milizie nazifasciste prima e dalle truppe di liberazione dopo. Nel 1948 i 15 ettari restanti dalla lottizzazione del territorio furono donati al Consorzio di Bonifica di Calvi e Carditello e zone aggregate e poi nel 1952 al Consorzio di Bonifica del Bacino Inferiore del Volturno. Negli anni Novanta il Consorzio aveva nei confronti del Banco di Napoli debiti per 16 milioni di euro. Funestata da decenni di abbandoni, furti, devastazioni, interramenti di rifiuti tossici, discariche abusive, nel 2011 la tenuta andò all’asta. Prezzo base 25 milioni di euro. Il 9 gennaio 2014 la Reggia di Carditello tornò nelle mani della collettività. Al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, alla dodicesima battuta d’asta, arrivò l’offerta, quella giusta: 11 milioni e mezzo di euro e il Real Sito tornò allo Stato. La promessa fatta da Massimo Bray il 26 ottobre 2013 era stata mantenuta.

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Il cambiamento

Da allora, un cammino erto di difficoltà ma con tantissimi successi. In dieci anni questo luogo magico ha cambiato volto, oggi è meta di turisti e amanti della natura, nei weekend ci sono sempre tante attività ma è solo l’assaggio di quello che potrà essere una volta che saranno realizzati tutti i lavori di cui necessita. «Un lavoro costante e intenso – ha detto Maurizio Maddaloni, il presidente della Fondazione Real Sito Cardiello che gestisce il bene – per far divenire Carditello il paradigma di un territorio e di una popolazione che ha definitivamente alzato la testa. Questa governance, in meno di due anni, ha dimostrato la necessaria determinazione nel perseguire gli obiettivi con una notevole capacità di essere credibile e, proprio per questo, di attrarre significative risorse nel segno della legalità, della trasparenza e del massimo rigore, con procedure chiarissime come nello spirito che contraddistingue la nostra azione amministrativa».

Oggi il Real Sito ha i finanziamenti necessari per prendere il volo: 30 milioni per completare i lavori destinati agli altri edifici del complesso; 27 milioni per l’efficientamento energetico e la riduzione dei rischi legati ad eventi naturali catastrofici. «Stiamo portando avanti la nostra strategia con estrema tenacia, perseveranza e lungimiranza, lavorando in perfetta sinergia con i nostri soci, il Mic e la Regione Campania, che non a caso ha scelto Carditello come sede dell’Unità di intelligenza ambientale per il monitoraggio del territorio» aggiunge Maddaloni. «Ci stiamo concentrando – prosegue – sugli interventi strutturali, impiantistici e infrastrutturali, prendendo in considerazione approcci ecosistemici e preoccupandoci di mettere in sicurezza non solo la Reggia, le torri e i suoi capannoni, ma l’intero contesto demaniale con oltre 150mila metri quadrati di aree pertinenziali ed edifici abbandonati per recuperare il tessuto viario originario». Bonificati dall’amianto i terreni contaminati, riposizionati alle pareti dell’appartamento reale quadri e arazzi ridigitalizzati in alta definizione, aperti i boschi per accogliere famiglie e attività culturali, ora è il tempo dell’attuazione del masterplan che la Fondazione ha disegnato con i suoi consulenti tecnici. «Sarà – chiude Maddaloni – non solo l’affermazione della Reggia di Carditello ma il rilancio dell’intero territorio. Bisogna avere la visione, solo così accadono le grandi cose. Quello che all’inizio del nostro mandato aveva il sapore dell’utopia, adesso è un risultato concreto e misurabile, ottenuto con un approccio manageriale rivolto a recuperare prioritariamente e con urgenza un patrimonio edilizio per troppo tempo lasciato in condizioni di pericolo per la sicurezza e per la sua stessa conservazione. Carditello ha tutte le potenzialità per diventare la Venaria Reale del Sud».

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