“La possibilità di salvarle dipende dai giudici. Nessuno deve finire per strada”

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“Chiediamo al giudice di sospendere la messa all’asta delle case di via Decimomannu a Monte Stallonara”. L’assessore al Patrimonio Tobia Zevi interviene chiaramente sull’annosa questione del piano di zona, all’interno del quale ci sono 30 appartamenti pignorati e che nel giro di una quindicina di giorni andranno all’asta. In blocco. 

Case all’asta a Monte Stallonara

Il 18 marzo ci sarà un incontro in Regione Lazio tra l’assessore capitolino, il presidente della commissione competente Yuri Trombetti e l’assessore regionale Pasquale Ciacciarelli. Sul tavolo, ovviamente, il piano di zona Monte Stallonara e situazioni simili. “A oggi – spiega Zevi a RomaToday – corriamo il rischio che per una procedura esecutiva da parte di una banca creditrice, le case vengano vendute all’asta. La decisione è tutta in mano al giudice civile, che si esprimerà sull’argomento entro la fine del mese, più o meno”. 

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La posizione di Zevi: “Per noi è inaccettabile”

La messa all’asta, ricordiamo, è conseguenza di una curatela fallimentare che riguarda la cooperativa esecutrice di quel lotto, la Acli Castelli Romani Seconda, che deve alle banche le somme erogate come finanziamento e non del tutto estinte. Sono oltre 2 milioni di euro. “L’opzione della messa all’asta però per noi è politicamente e tecnicamente inaccettabile – sottolinea Zevi – perché quelle case sono patrimonio indisponibile del Comune di Roma, quindi non alienabile. L’asta è impercorribile. Inoltre, riteniamo che gli immobili siano nel nostro patrimonio ‘ex tunc’, cioè esattamente da quando è decaduta la convenzione urbanistica. Queste due motivazioni sono contenute in due distinti ricorsi presentati dalla nostra Avvocatura e sui quali il giudice dovrà esprimersi a breve”. 

“Rivendico il lavoro fatto da noi”

Insomma, gli assegnatari delle abitazioni al 32 di via Decimomannu sono col fiato sospeso. Da mesi chiedono una presa di posizione decisa da parte di Roma Capitale e non sempre il confronto tra le due parti è stato sereno. Nel frattempo, in consiglio si è discussa la tematica anche con l’intervento del Movimento Cinque Stelle e in particolare di Virginia Raggi. Ma Zevi non ci sta: “Siamo arrivati e abbiamo trovato una serie di situazioni in sospeso risalenti al 2016, 2017 e 2018 – prosegue – sulle quali non era stata messa mano. La Regione ha fatto decadere le convenzioni, ma il Comune non si era mosso di conseguenza. Abbiamo costruito una procedura da zero, con un ufficio dedicato. Andiamo sempre d’accordo con gli assegnatari? No. Anzi, spesso le posizioni sono differenti. Ma noi siamo l’amministrazione pubblica, facciamo scelte in base a norme e calcoli precisi. Ma una cosa è certa: non vogliamo che le famiglie finiscano in strada perché le case che hanno pagato finiscono all’asta. Finora però abbiamo ottenuto dei risultati, come l’acquisizione di immobili, la firma di contratti di locazione nei piani di zona decaduti, la messa a bando di alloggi. Questo lo rivendico”. 

Non solo Monte Stallonara

Ora, però, il risultato va portato a casa: “Non dipende totalmente da noi, ma c’è un giudice civile di cui rispettiamo le prerogative – risponde Zevi -, ma mi sento di chiedergli di tenere conto dell’aspetto umanitario di persone che vivono nella precarietà e angoscia da decenni e dall’altro delle nostre obiezioni tecniche, non solo burocratiche. Affermare la proprietà di quel patrimonio significa sancire un diritto alla casa per migliaia e migliaia di persone non solo a via Decimomannu, ma ovunque nei piani di zona”. 

La trattativa con i creditori

Se il giudice si dovesse pronunciare a favore di Roma Capitale, si agevolerebbe la chiusura della trattativa in corso con chi oggi detiene la gestione dei crediti vantati dalle banche, cioè l’Amco: “Il commissario liquidatore è molto aperto – conferma Zevi – e noi abbiamo offerto circa 2,4 milioni di euro, ci sono ancora dei margini da limare. Ma questa trattativa non la chiudiamo, nonostante la grande collaborazione del commissario, perché c’è la spada di Damocle dell’asta”. Per l’assessore, andare a chiudere la trattativa sarebbe un grosso vantaggio per l’Amco e quindi per le banche: “Abbiamo dati di fallimenti analoghi che si sono conclusi con il 16% del credito richiesto”. 

 



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