Il punto di Giacomo Valori
Il titolo rischia di essere altisonante, lo so, ma è una domanda che oramai mi pongo spesso. Oggi, stimolato da una ricerca per lavoro, ho posto questa domanda a chatgpt “È possibile rivalutare e riqualificare la figura della caccia e dei cacciatori in Italia?
La risposta è arrivata semplice e diretta “Rivalutare la figura del cacciatore in Italia è una sfida complessa, perché negli ultimi decenni l’immagine della caccia è stata distorta da una narrativa mediatica spesso ostile, influenzata da un ambientalismo ideologico che ignora il ruolo positivo dei cacciatori nella gestione del territorio. Tuttavia, ci sono strategie concrete per migliorare la percezione pubblica della caccia e restituire dignità al cacciatore:
- Comunicare il valore della caccia in modo moderno e chiaro
- Valorizzare la caccia come cultura e tradizione
- Creare alleanze con agricoltori e allevatori
- Lavorare sulla formazione venatoria di alto livello
- Contrastare l’ideologia anti-caccia con fatti e leggi
- Serve un cambiamento nella narrazione”
Vi lascio il link al post sul gruppo per la lettura integrale della risposta
Ok, niente di eclatante e niente di nuovo, eppure tutto così maledettamente vero. Viviamo lo scotto di anni di immobilismo, siamo divisi in quasi tutto, veniamo tirati per la giacchetta da praticamente tutti e nonostante ciò non riusciamo ad unirci.
Chatgpt non ha scritto nulla di nuovo, già l’ho detto, ma mi piacerebbe analizzare brevemente i vari punti.
Comunicare il valore dell‘arte venatoria in modo moderno e chiaro
Se vogliamo cambiare la percezione della caccia, dobbiamo raccontarla nel modo giusto, soprattutto verso quel mondo che non conosce l’arte venatoria ma pensa solo che la nostra attività sia mettere fine ad una vita.
- Mostrare il nostro ruolo ecologico: Spesso non viene detto, ma i cacciatori regolano le popolazioni selvatiche, prevenendo danni all’agricoltura e agli ecosistemi.
- Parlare di gestione responsabile della fauna: L’arte venatoria selettiva non è uno sfizio, ma uno strumento essenziale per mantenere l’equilibrio naturale.
- Usare i mezzi giusti: Oggi i social media, i video e i documentari sono fondamentali per raccontare la realtà senza filtri.
Valorizzare l‘arte venatoria come cultura e tradizione
La caccia non è solo un’attività, è un patrimonio culturale che va raccontato.
- Il legame con le tradizioni italiane: Dal cibo agli strumenti artigianali, l’arte venatoria è parte della nostra storia.
- Il contributo all’economia locale: Agriturismi, ristoranti, botteghe artigianali vivono anche grazie a questo mondo.
- Il rispetto per gli animali: Chi caccia con etica conosce e rispetta la natura più di chi acquista carne industriale senza pensarci.
Creare alleanze con agricoltori e allevatori
Chi coltiva la terra sa bene i danni che possono fare cinghiali e altri selvatici. Qui il cacciatore diventa un alleato.
- Sostenere gli agricoltori: Dimostrare che l’arte venatoria aiuta a limitare i danni alle colture.
- Evitare sprechi: Recuperare la carne di selvaggina significa valorizzare una risorsa naturale.
- Ridurre il rischio di malattie(zonosi) e incidenti stradali: Troppi animali selvatici possono essere un pericolo.
Investire in una formazione venatoria di alto livello
Per migliorare la nostra immagine, dobbiamo dimostrare di essere preparati.
- Corsi aggiornati e più approfonditi: Un cacciatore formato è un cacciatore più consapevole.
- Il cacciatore-gestore: Non solo tiratore, ma esperto di fauna e ambiente.
- Educazione nelle scuole: Se i giovani imparano cosa significa la gestione faunistica, il pregiudizio si riduce.
Contrastare l’ideologia anti-caccia con fatti e dati
Troppo spesso la caccia è attaccata con notizie false o distorte. Bisogna rispondere con argomenti solidi.
- Intervenire a livello politico: Lavorare per far riconoscere l’arte venatoria come gestione attiva del territorio.
- Rispondere alle fake news: Usare dati scientifici e collaborare con esperti per smontare pregiudizi.
- Contrastare l’estremismo ambientalista: Non tutto ciò che si dice a favore dell’ambiente è basato su realtà.
Serve un cambio nella narrazione
Se vogliamo che l’arte venatoria venga vista per ciò che realmente è, dobbiamo cambiare il modo in cui la raccontiamo. Dobbiamo essere noi i primi a dare il buon esempio e a spiegare il nostro ruolo con professionalità. Il cacciatore non è un “assassino di animali”, ma un custode del territorio. Facciamolo capire con i fatti, non solo con le parole.
E quindi??? vi racconto una piccola esperienza personale successa qualche giorno fa.
In ufficio parlavo con una collega, amante di animali, ma non bigotta, buona forchetta e persona intelligente. Insomma mangia il cinghiale senza problemi, ma se gli parli di caccia un pò storce il naso. Poi mi ha detto “ma i caprioli sono carini…” Sicuramente lo sono, per me lo è anche una seppia in verità ma, ho intavolato un discorso partendo da un esempio. “se dentro una boccia diciamo grande come una palla da bowling ci metti 100 pesci rossi, possono sopravvivere?” lei subito ha risposto negativamente chiedendomi però cosa significasse quel paragone. “C’entra perchè ogni ambiente ha una capacità portante, senza fartela troppo lunga, se ci sono troppi caprioli in un areale non avremmo più gemme e, nel giro di pochi anni, il bosco e le colture non avrebbero crescita e ricambio. Un esubero di capi per specie va ad impattare sulle risorse trofiche di un areale in maniera diretta, ecco perchè la gestione di una specie è fondamentale.”
L’ho vista perplessa, mi ha chiesto cosa significassero alcune parole e poi ha detto “Sai, avevo un’idea distorta del cacciatore, me lo immaginavo un pò ignorante e anche rozzo, un pò bestia ecco, invece caspita, siete tanta roba che usa parole difficili pure (ride)”
Beh, il succo è che non andrà mai a caccia, ma non voterà contro perchè riconosce un ruolo. Quel ruolo è cambiato cambiando la narrazione.
C’è un aspetto sottile, questa mia collega tendenzialmente si fida di me. La fiducia non è scontata, e quindi, come facciamo ad ottenere la fiducia della comunità? per me basta rileggere dall’inizio.
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