I no ponte e i conflitti sul corteo del Carnevale IL VIDEO DELLA CARICA

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Continua il dibattito nel movimento sull’iniziativa di sabato, le tensioni con la polizia e i muri di Messina imbrattati

di Marco Olivieri, video di un manifestante da Facebook

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MESSINA – Continua il dibattito all’interno del movimento no ponte sul corteo del Carnevale di sabato contro la grande opera. Sottolinea Alessandra Minniti, coordinatrice cittadina di Europa Verde: “Chi difende l’ambiente e la bellezza non imbratta i monumenti. Europa Verde si dissocia da qualsiasi comportamento provocatorio che possa mettere a repentaglio l’impegno no ponte. Una battaglia legale, democratica e popolare”.

Aggiunge Minniti: “Noi abbiamo tutte le ragioni e non dobbiamo fornire facili argomenti per strumentalizzazioni e generalizzazioni. Occorre prendere le distanze dalle stupide azioni di pochissimi”.

Le parole dell’esponente verde hanno scatenato il dibattito social all’interno di un’area che ha partecipato al corteo di sabato. E non sono mancate le critiche. Da ricordare pure l’analisi di Daniele Ialacqua, del comitato No ponte Capo Peloro: “Quello che a mio avviso è successo e non doveva succedere è che non esisteva un’organizzazione (chi ha firmato l’appello del corteo?) che si assumesse la responsabilità della gestione del corteo. Ciò ha permesso che un gruppetto minoritario facesse indisturbato tutto quello che voleva, deformando le finalità stesse del corteo che da gioiosa sfilata si è trasformata in una tragica carnevalata, tanto da costringere alcune/i, come si legge in alcuni post sui social, ad abbandonare il corteo. Si è ancora permesso che un gruppetto si staccasse dal corteo e fronteggiasse da solo, volutamente o meno, la polizia sul Boccetta, lanciando dei petardi, mentre un pezzo del corteo scendeva sul viale Boccetta e il resto del corteo rimaneva in via XXIV Maggio senza partecipare agli scontri. E non capendo probabilmente cosa stesse succedendo. Si è lasciata così in balìa della carica della polizia, spropositata e inutile, una decina di dimostranti che solo dopo un paio di minuti di scontri sono stati invitati da un manifestante a riprendere il percorso”.

Insiste l’ex assessore: “Sarebbe bastato un “mediatore” dell’organizzazione e/o delle forze dell’ordine per evitare lo scontro. E, invece, né da una parte né dall’altra nessuno/a si è assunta questa responsabilità. Sarebbe bastata una migliore ed equilibrata gestione della manifestazione, come recita il comunicato del Coordinamento no ponte, per evitare cariche inutili e scontri ravvicinati, continuati assurdamente anche la sera”.

Le falle nell’organizzazione e “l’uso sproporzionato della forza”

Insomma, bisognerebbe approfondire i motivi di queste gravi falle organizzative che hanno permesso a una minoranza di monopolizzare l’attenzione, tra muri imbrattati e lanci di petardi, insulti e slogan che non c’entravano nulla con la battaglia no ponte. Un gruppo d’incoscienti protagonisti di una parodia dei movimenti antagonisti degli anni Settanta. Nello stesso tempo, va riconosciuto che la carica avrebbe dovuto essere evitata.

Mancavano le figure che mediavano, insomma. “Uno schieramento di polizia che ha reagito ai petardi con una dimostrazione di forza enormemente sproporzionata alla minaccia di un gruppetto armato solo di una bicicletta”, ha rilevato sempre Alessandra Minniti. Il gruppetto, super minoritario, avrà cercato lo scontro ma è importante che non si ceda alle provocazioni se incarni lo Stato.

La divisione nel movimento no ponte e il corteo che fa il gioco di chi vuole reprimere il dissenso

Va pure evidenziato che la divisione del movimento no ponte, con una parte “radicale” che difende il corteo del Carnevale, si deve forse a una concezione da “duri e puri” della battaglia politica. Una contesa in cui si antepone l’orgoglio dell’appartenenza all’oggetto del contendere.

Quindi il fatto che il movimento no ponte fosse diventato, nel tempo, un “campo largo” fatto di partiti, movimenti, cittadini, famiglie, non andava bene. E alla prima occasione non si è impedita un’iniziativa che fa il gioco di chi vuole militarizzare il territorio, e reprimere il dissenso, in vista dei lavori del ponte. Se il narcisismo è la malattia infantile di chi fa politica oggi, urge un’autocritica da chi ha concepito questo corteo no ponte del Carnevale. Un fallimento politico e organizzativo. E che ha già consentito alla Lega di fare le sue prime proposte davvero discutibili.

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In democrazia la responsabilità è personale

I responsabili di questo fallimento sono gli organizzatori (a proposito, chi sono?) e quella minoranza che ha imbrattato i muri, lanciato petardi e che era lì solo per fare casino. In democrazia, la responsabilità è personale e non bisogna dare giudizi sommari su tutte le persone che si trovavano al corteo. Così come da anni Amnesty International invoca i codici identificativi numerici o alfanumerici per gli agenti e i funzionari di polizia (senza distinzione di ordine e grado) impegnati in operazioni di ordine pubblico.

Poi, certo, c’è anche una responsabilità politica di chi promuove un’iniziativa e una responsabilità di chi guida le forze dell’ordine. E anche quello deve essere oggetto, sul piano democratico, di valutazione.

La lezione dello storico Cipolla

Va pure ricordata la lezione dello storico Carlo Cipolla: lo stupido causa un danno a un’altra persona o gruppo di persone senza, allo stesso tempo, realizzare alcun vantaggio per sé, o addirittura subendo una perdita. In un clima storico così segnato da ingiustizie e pulsioni autoritarie, ogni gesto, ogni parola, ogni azione devono essere ancora più responsabili se si vuole cambiare questo schifo di mondo.

Se invece si agisce per alimentare il proprio ego, allora è un altro discorso. E Trump, Musk, Salvini, Meloni e tutti gli altri esponenti della destra mondiale e locale possono dormire sonni tranquilli nel segreto delle urne.



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