fonti “Nova”, la bozza con i contenuti del piano egiziano, no al disarmo di Hamas

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Il piano egiziano per la ricostruzione della Striscia di Gaza sarà attuato nell’arco di cinque anni, fino al 2030, per un costo di 53 miliardi di dollari, con finanziamenti da parte di organizzazioni delle Nazioni Unite e di enti internazionali e arabi. E’ quanto si legge nella bozza del piano che l’Egitto presenta oggi durante il vertice d’emergenza della Lega araba in corso al Cairo, visionata da “Agenzia Nova”.

Il piano prevede la creazione di un fondo di sviluppo per attuare il progetto di ricostruzione, ma non prevede il disarmo del movimento islamista palestinese Hamas e di altri movimenti palestinesi e suggerisce di risolvere prima la questione palestinese come primo passo per discutere il disarmo. La fase di recupero dovrebbe durare 6 mesi con un costo di 3 miliardi di dollari per rimuovere le macerie dall’asse di Salah al Din e fornire 200.000 unità abitative temporanee.

Successivamente, inizierebbe la prima fase della durata di 2 anni con un costo di 20 miliardi di dollari per terminare il processo di rimozione delle macerie e creare stazioni di elettricità, acqua e telecomunicazioni. La seconda fase inizierà successivamente, con un costo di 30 miliardi di dollari, e si concentrerà sulla riforma agricola, sulla creazione di una zona industriale e di un porto marittimo, e sul completamento della costruzione e della ristrutturazione di 460.000 unità abitative.

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Inoltre, è prevista la creazione di una commissione per la gestione della Striscia di Gaza per sei mesi, composto da tecnocrati, sotto l’ombrello dell’Autorità nazionale palestinese, in preparazione del ritorno di quest’ultima alla gestione completa della Striscia di Gaza. Il piano prevede che Egitto e Giordania addestrino la polizia palestinese da dispiegare nella Striscia di Gaza. Il piano suggerisce la possibilità di dispiegare forze internazionali delle Nazioni Unite a Gaza e in Cisgiordania.

Le parole del presidente al Sisi

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha la capacità di raggiungere la pace in Medio Oriente, ma l’Egitto si oppone con fermezza a qualsiasi tentativo di sfollare i palestinesi. Lo ha dichiarato il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi nel suo intervento al Vertice arabo in corso al Cairo. “Abbiamo lavorato in cooperazione con i nostri fratelli in Palestina per formare un comitato di palestinesi indipendenti per gestire la Striscia di Gaza. Stiamo attualmente formando quadri di sicurezza palestinesi che si occuperanno della sicurezza durante la prossima fase”, ha detto il presidente egiziano, avvertendo che non ci può essere una vera pace senza la creazione di uno Stato palestinese e che la pace non può essere imposta con la forza. “Ho fiducia che il presidente Trump sia in grado di realizzare la pace”, ha detto Al Sisi, respingendo però la proposta di spostare i palestinesi in Egitto e in Giordania. “La guerra di Gaza ha cercato con la forza delle armi di svuotare la Striscia di Gaza della sua popolazione”, ha detto ancora il presidente. “Il trattato di pace tra Egitto e Israele è un modello per trasformare uno stato di guerra in pace e prosperità”, ha dichiarato Al Sisi. “Mettiamo in guardia dalle conseguenze dei continui attacchi alla Moschea di Al Aqsa e dalla messa in pericolo dello status quo”, ha concluso.

No al disarmo di Hamas

Il disarmo del movimento islamista palestinese Hamas è una “linea rossa” e non è negoziabile, ha detto Sami Abou Zuhri, uno dei leader di Hamas, citato dai media israeliani, dopo che Israele ha legato il proseguimento della tregua nella Striscia di Gaza alla “totale smilitarizzazione” del territorio. “Ogni discussione sulle armi della resistenza – i gruppi contrari all’esistenza di Israele – è una sciocchezza. Le armi della resistenza sono una linea rossa per Hamas e tutte le fazioni della resistenza”, ha detto Abou Zuhri. “Si tratta di una questione non negoziabile” e “qualsiasi discussione sulla deportazione dei combattenti della resistenza o del nostro popolo viene respinta a priori”, ha aggiunto. In precedenza, il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar, ha chiesto la “piena smilitarizzazione” di Gaza per procedere con la seconda fase del cessate il fuoco.

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