Che il mercato libero dell’energia sarebbe stato un salasso, era stato previsto. Che non avrebbe portato alcun beneficio agli utenti, anche. Adesso giustificare i rincari come effetto della guerra in Ucraina e della situazione geopolitica in generale, è davvero riduttivo.
Le rilevazioni periodiche dell’Arera, l’Autorità di settore, lo dicono chiaramente: con la fine del sistema di tutela non ci sono stati risparmi in bolletta, anzi. Le nuove offerte sono più care e anche di tanto, questo a dimostrazione del fatto che più concorrenza tra i fornitori non porta necessariamente a una riduzione dei prezzi. Non basta. Le pratiche commerciali scorrette e il telemarketing selvaggio pressano i clienti, mettendo a nudo il disastro creato dal lavoro povero e precario.
Luce
Prendiamo le tariffe dell’energia elettrica. A otto mesi dalla fine del tutelato, chiuso definitivamente a giugno 2024, i consumatori che sono nel mercato libero spendono oggi 10 centesimi al kWh in più rispetto a chi si trova nella maggior tutela (malati, over 75, percettori di bonus elettrico, alluvionati e terremotati) e 15 centesimi in più rispetto a quanti sono nel servizio a tutele graduali, una sorta di mercato intermedio che durerà fino al 2027.
In un anno pagheranno quindi da 200 a 300 euro in più rispetto agli altri utenti, se si considera un consumo standard di 2 mila kWh. Secondo alcune stime, i clienti del libero sborsano l’80 per cento e il 44 per cento in più.
Gas
Stesso discorso per le bollette del gas, settore che ha visto la fine del tutelato a gennaio dell’anno scorso. Secondo un’elaborazione di Arera su dati presenti nel portale delle offerte (1.400 metri cubi di consumo annuo, cottura, riscaldamento e acqua calda), a dicembre scorso solamente 55 contratti a prezzo fisso e variabile del mercato libero erano più convenienti del servizio di tutela delle vulnerabilità: stiamo parlando di appena il 3 per cento del totale. A gennaio 2024 erano il 3,7 per cento, a febbraio di quest’anno il 4,5.
Mercato libero più caro
“Non è certo una novità che il mercato libero della luce e del gas non funziona – afferma Fabrizio Ghidini, vicepresidente di Federconsumatori, che insieme a Cgil, Spi e Filctem ha avviato la seconda fase della campagna ‘Caro energia, sopravvivere alla giungla dei prezzi’ per informare gli utenti alle prese con bollette alle stelle e chiedere interventi strutturali -. Le offerte sono sempre state più alte di quelle del mercato tutelato. Si è scelto di obbligare i cittadini a fare il passaggio nonostante ci fosse questa consapevolezza. Interventi di riforma del mercato non ce ne sono stati e anche adesso il governo intende proseguire in questa direzione. E che dire del decreto bollette approvato dall’esecutivo Meloni a fine febbraio? È una misura misera, che non vale niente”.
Il misero bonus bollette
3 miliardi di euro messi sul piatto, di cui 1,6 destinati alle famiglie, il resto alle imprese, con l’obiettivo di limitare inflazione e riduzione del Pil. Il contributo straordinario è un’una tantum di 200 euro per tutto il 2025 per le bollette dell’elettricità dei clienti domestici con Isee fino a 25 mila euro, probabilmente in aggiunta a chi percepisce già il bonus sociale luce, ma per avere la certezza occorre aspettare la delibera di Arera.
E la povertà energetica?
In ogni caso non è una misura stabile né tanto meno strutturale, che non affronta né cerca di risolvere la povertà energetica: secondo l’ultimo rapporto dell’osservatorio di esperti e ricercatori Oipe il fenomeno è diffusa su tutto il territorio nazionale con una media dell’8,5 per cento, con picchi in alcune regioni come la Calabria, dove arriva al 16,7 per cento. A essere particolarmente esposte sono le persone fragili, bambini, stranieri e soprattutto anziani: stando a una ricerca della Fondazione Di Vittorio per Spi Cgil, il 47 per cento è a rischio o in povertà energetica.
Bonus per pochi
Se si guarda ai bonus, poi, strumenti che sulla carta avrebbero dovuto limitare e contrastare questo fenomeno, sono stati fruiti in media solo dal 30 per cento delle famiglie che ne avevano diritto. Una percentuale che dimostra come le diverse misure non hanno sortito gli effetti sperati e non hanno coinvolto tutte le persone che ne avevano bisogno.
Molti degli aventi diritto non ne hanno effettivamente fatto richiesta e una parte rilevante delle famiglie che sono in povertà energetica ne sarebbe rimasta comunque fuori, data l’architettura complessa e il complicato iter amministrativo per attivare i bonus.
Le proposte per gli utenti
“Il mercato non funziona perché è completamente sbilanciato a favore delle aziende – conclude Ghidini -. La politica e il governo devono farsi carico degli interessi degli utenti perché il tema dell’energia è una questione sociale. Le nostre richieste? Sempre le stesse. Disaccoppiare il prezzo dell’elettricità da quello del gas e valorizzare la capacità delle fonti rinnovabili, fermare i distacchi per morosità incolpevole, garantendo rateizzazioni e un fondo contro la povertà energetica, una riforma strutturale della bolletta con una riduzione stabile degli oneri fiscali e parafiscali, ampliare la platea dei beneficiari dei bonus energia, gas e idrico, regolare il telemarketing, definendo pratiche commerciali trasparenti ed etiche a tutela dei consumatori”.
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