In Veneto e Lombardia la Lega ha la sua base elettorale, ma il segretario e ministro dei Trasporti Salvini colpisce indirettamente produttori e ristoratori
Sarà pure un golosone, il ministro dei Trasporti Matteo Salvini. Avrà pure una passione tutta sua per la crapula, per la birra e per la nutella. Ma il nuovo codice della strada pare non emozioni ristoratori e produttori di vino. Soprattutto in Veneto e in Lombardia. Là dove la Lega ha la sua base elettorale più consistente ma dove satanizzare l’alcol, appunto, non è quel che si dice un’idea brillante. Né tantomeno una fine intuizione.
E benché nei fatti le nuove norme cambino poco – l’unica novità riguarda l’alcolock: dispositivo che nell’auto rileva la presenza di alcol nell’alito – il modo in cui le norme sono state (o non sono state) comunicate, la persecuzione dell’alticcio, il noto jingle “tolleranza zero”, pare non abbiano troppo giovato a chi il vino lo produce, lo vende, lo beve. Anzi.
Gianluca Bisol, presidente di “Bisol1542”, una delle più importanti e risalenti aziende produttrici di prosecco, pur sottolineando come le nuove norme poco cambino in termini di limiti e sanzioni, parla di “fattore psicologico negativo”. Domanda: sarà che il vicepremier stia sperticandosi in post di politica estera lesinando spiegazioni sulle norme stradali? Chissà. A ogni modo, il messaggio che è passato – tolleranza zero – non è solo lo spauracchio del neopatentato. Ma pure la causa di un “malcontento”. “Il fattore psicologico negativo ha avuto un certo impatto sui consumi”, spiega Bisol, che oltre a presiedere l’azienda gestisce il ristorante Venissa sull’isola di Mazzorbo a Venezia (una “stella verde” Michelin). “Il messaggio della moderazione è giusto. E’ corretto non eccedere, mantenere la misura: alla guida, e non. Ma ‘tolleranza zero’, oltre a non combaciare con il codice, è un’idea incompatibile con la nostra civiltà”. E se Gianluca Bisol ha avuto ospite, per i vigneti di Santo Stefano di Valdobbiadene, il conservatore Roger Scruton – filosofo amante del vino, teorico dell’importanza del suolo, all’occasione simposiasta – “Salvini, dal canto suo, ha una proiezione internazionale e non più veneta, purtroppo”. Da cui lo scarso tatto in materia etilica.
Spostandoci in Lombardia, ascoltiamo l’istituzione di Antonio e Nadia Santini. Il ristorante centenario “ll Pescatore” di Canneto sull’Oglio (provincia di Mantova, tristellato dal ’66), il cui toponimo suggerisce l’impossibilità di arrivarci se non in auto. E giocoforza l’interdizione dall’edonismo. “Non è cambiato nulla – spiega Antonio Santini che fa eco a Bisol – eppure sembra cambiato tutto: il valore da non superare è sempre 0,5, il codice della strada è suppergiù lo stesso, eppure i consumi di vino hanno subito una flessione”. Perché? “Molto è dovuto ai toni eccessivi della comunicazione”. Toni che per Antonio Santini, che dalla politica se ne sta lontano, appartengono tanto al segretario della Lega quanto ai tempi che corrono. “Quello che noto è un’attenzione particolare – dice – di coppie che solo sei mesi fa avrebbero bevuto il giusto e che adesso specificano di voler bere un solo bicchiere per via della guida. I distillati hanno subito una flessione importante. E tuttavia credo – continua Santini – che la situazione non sia irreversibile: tutto rientrerà quando le persone comprenderanno che quasi nulla è cambiato, e torneranno a bere normalmente durante i pasti”. Epperò, per comprenderlo, c’è bisogno che qualcuno lo spieghi. O no?
Tornando ora in Veneto, Andrea Pieropan, produttore di Soave, pone un tema cruciale. “Posto che il vino bevuto a cena non è il superalcolico che si beve di notte, posto che non so se sia stato Matteo Salvini a spiegare male il codice o l’opposizione ad approfittarne e trasformarlo in censore, probabilmente tutt’e due, quello che mi domando è: se pure vuoi limitare il consumo di alcol, perché poi non liberalizzi il settore che ti compete, perché non aumenti le licenze dei taxi, perché non favorisci Uber e non consenti alla gente di bere e cenare in pace?”. Perché? “Non lo so. Ma se poni anche giustamente problemi, poi trovi soluzioni. Altrimenti è tutto a scopo punitivo. Qui noi saremmo per il pragmatismo”, conclude Pieropan. Pragmatismo che in effetti fa rima con venetismo.
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