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Una pace «giusta» e a mano armata di cui l’Europa – o almeno «una coalizione di volenterosi» europei – è disposta ad assumersi «il grosso del peso»; ma a patto di ritrovare l’appoggio degli Usa anche nella nuova era di Donald Trump. È questo il messaggio pro Kiev partorito dal vertice a 16 di Londra, il 2 marzo, a mo’ di risposta (per ora interlocutoria) degli alleati agli strappi del grande fratello d’oltre oceano. Messaggio che si traduce in una nuova bozza di piano per l’Ucraina promossa da Regno Unito e Francia, con il coinvolgimento di Kiev e magari di un paio di altri Paesi europei al momento imprecisati. E destinata nelle intenzioni ad accrescere il ruolo politico del Vecchio continente, ma anche i costi a suo carico, in vista del dopoguerra nella speranza che questo possa bastare all’amministrazione Trump. La mossa predisposta dal padrone di casa Keir Starmer di fronte allo tsunami geopolitico simboleggiato dall’umiliazione inferta, venerdì 28 febbraio, alla Casa Bianca al presidente ucraino Volodymyr Zelensky è planata inattesa sul vertice euroatlantico ospitato dal primo ministro britannico a Lancaster House.
Il piano per una tregua di un mese già smentito
Il piano prevede una tregua di un mese sugli attacchi aerei e navali e punta a coinvolgere gli Stati Uniti, sperando di ritrovare il loro appoggio anche nella nuova era Trump. Ma già oggi 3 marzo, il giorno dopo il summit di Londra, sono emerse le prime crepe su questa proposta di tregua con il governo di Londra che ha ammesso l’assenza di un accordo franco-britannico in merito smentendo quanto dichiarato in precedenza dal presidente Emmanuel Macron a Le Figaro. Per l’emittente pubblica del Regno Unito infatti «un’intesa sul cessate il fuoco è ancora solo un’idea».
Il segretario di stato britannico alle forze armate ha affermato che Parigi e Londra non si sono accordati su una proposta di tregua di un mese in Ucraina. «Non c’è accordo su come sarebbe una tregua», ha detto Luke Pollard, ministro delle Forze armate britanniche al Times radio. «Diverse opzioni sono sul tavolo, a condizione di ulteriori discussioni con i partner americani ed europei, ma una tregua di un mese non è stata concordata», ha detto anche un funzionario del governo britannico.
Se Starmer ha evocato un’azione rapida e agile, Ursula von der Leyen ha sottolineato la necessità di «riarmarsi». Giorgia Meloni, in sintonia con Starmer sulla necessità di preservare a ogni costo il legame transatlantico e «l’unità dell’Occidente», ha derubricato l’iniziativa anglo-francese a uno «spunto» interessante. Non senza sollevare obiezioni sull’ipotesi di uno schieramento futuro in Ucraina di peacekeeper europei, già bollato da Mosca alla stregua di un atto «di guerra»; e insistere semmai sull’esigenza di un vertice d’emergenza Usa-Ue (spalleggiata dal polacco Donald Tusk).
Macron ha proposto di aumentare gradualmente le spese europee per la difesa fino al 3-3,5% del pil, mentre il Regno Unito ha annunciato un prestito da 2,7 miliardi di euro per armi a Kiev, il riutilizzo di un fondo pubblico da 30 miliardi e ulteriori 2 miliardi per rafforzare la difesa aerea ucraina. Resta da vedere se Trump accetterà di collaborare, nonostante le pressioni affinché Zelensky consideri negoziati aperti anche alla Russia.
Possibile stop Usa delle armi a Kyev
Prevista oggi, secondo il Nyt, una riunione di Trump con il segretario di Stato Rubio e il segretario alla Difesa Hegseth, per valutare ed eventualmente adottare misure sull’Ucraina, tra le quali la sospensione o l’annullamento degli aiuti militari a Kiev, comprese le ultime spedizioni di munizioni e attrezzature autorizzate e pagate dall’amministrazione Biden.
Al momento l’accordo sulle terre rare con l’Ucraina non è sul tavolo: lo ha detto anche il segretario al Tesoro statunitense, Scott Bessent, in un’intervista a Cbs News. «L’accordo sulle terre rare non è più sul tavolo», ha detto aggiungendo che «tutto ciò che il presidente Zelensky doveva fare era entrare e firmare questo accordo economico, e ancora una volta non mostrare alcuna divergenza – nessuna divergenza – tra il popolo ucraino e il popolo americano, e ha scelto di far saltare tutto». Il segretario al Tesoro Usa ha sottolineato, poi, che è «impossibile avere un accordo economico senza un accordo di pace».
Parigi, «rischio di guerra in Europa mai così alto»
Il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot ha, intanto dichiarato, nella mattina del 3 marzo, che «la linea del fronte è sempre più vicina a noi», in riferimento alla guerra in Ucraina e alle sue conseguenze sull’Europa. In un suo intervento all’emittente radiofonica France Inter, il capo della diplomazia francese ha sottolineato che «mai il rischio di guerra sul continente europeo, nell’Unione europea, è stato così alto, perché da quasi quindici anni la minaccia si avvicina sempre di più a noi, la linea del fronte si avvicina sempre di più a noi». In merito a questo rischio, all’indomani del vertice di Londra, Barrot sostiene che i Paesi europei ne sono ormai pienamente consapevoli. (riproduzione riservata)
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