Trump, stop aiuti a Ucraina dopo rottura con Zelensky: in vigore i dazi Usa a Cina, Canada e Messico

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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Lo stop servirebbe a mettere pressione al governo di Kiev per accettare un accordo di pace con la Russia, secondo un funzionario della Casa Bianca. Si rischia intanto una guerra commerciale con l’entrata in vigore delle tariffe doganali contro merci cinesi, canadesi e messicane

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Donald Trump ha ordinato una “pausa” nell’assistenza militare statunitense all’Ucraina, inclusi gli aiuti già in transito, dopo il disastroso incontro nello Studio Ovale di venerdì scorso.

L’annuncio è arrivato nel corso di una conferenza stampa alla Casa Bianca lunedì, incentrata sull’investimento di 100 miliardi di dollari (95,3 miliardi di euro) negli Stati Uniti da parte del gigante taiwanese dei semiconduttori Tsmc.

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Un funzionario ha dichiarato lunedì che Washington è concentrata sul raggiungimento di un accordo di pace con Mosca e che vuole che Zelensky si “impegni” a raggiungere l’obiettivo di porre fine alla guerra.

La pausa durerà fino a quando il presidente Trump non avrà determinato la buona fede dell’impegno di Kiev verso la pace, ha riportato l’agenzia Bloomberg. La decisione dovrebbe servire a mettere pressione su Kiev e non costituisce ancora uno stop definitivo all’assistenza militare Usa.

Il presidente Trump ha mostrato insofferenza verso la guerra in Ucraina sin dalla campagna elettorale, promettendo di porre fine rapidamente al conflitto se eletto.

Al contempo, si è sempre detto fiducioso di potere trovare un accordo con il presidente russo Putin, visti i buoni rapporti intrattenuti durante e dopo il precedente mandato di Trump, senza riservare altrettanta disponibilità nei confronti di Zelensky.

Prima dell’annuncio, il presidente Usa ha nuovamente rimproverato l’omologo ucraino per avere affermato dopo il vertice di Londra con gli alleati europei che la fine dell’invasione russa dell’Ucraina è “ancora molto, molto lontana”.

Cosa ha detto la Russia della rottura tra Stati Uniti e Ucraina

In serata da Kiev, il leader ucraino ha cercato di ammorbidire i toni, scrivendo su X di essere al lavoro per “porre fine a questa guerra il prima possibile”. “Abbiamo bisogno di vera pace”, ha concluso, affermando di “sperare molto nel sostegno degli Stati Uniti”.

La Russia, che si è tenuta in disparte in questo frangente favorevole, ha commentato con il portavoce del Cremlino.

“Zelensky non vuole la pace, qualcuno deve costringerlo. Se gli europei ci riescono, onore e lode a loro”, ha dichiarato Dmitri Peskov.

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I rapporti tra Trump e Zelensky si sono fatti tesi a causa di scambi di insulti personali a distanza, seguiti dal controverso incontro a Washington in cui hanno litigato davanti alle telecamere.

L’accordo sulla cessione di risorse minerarie ucraine per compensare l’impegno statunitense passato e futuro per la sicurezza dell’Ucraina, che avrebbe dovuto essere firmato in quell’occasione, è stato rimosso dall’agenda bilaterale.

Trump potrebbe offrire chiarimenti in merito nel discorso sullo Stato dell’Unione che terrà martedì sera al Congresso americano. “Non credo che l’accordo sia morto”, ha dichiarato il presidente, che pensa anche con i suoi più stretti collaboratori a fare rientrare alcune delle sanzioni imposte contro Mosca.

Nel frattempo, l’Europa sta cercando di mettersi d’accordo per supplire al vuoto che lascerebbe il disimpegno Usa nella protezione di Kiev. Il segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha ringraziato in una telefonata il ministro degli Esteri britannico, David Lammy, per gli sforzi compiuti dal Regno Unito per rafforzare la difesa europea.

Partono i dazi Usa contro Canada, Cina e Messico

Trump ha anche annunciato che gli Stati Uniti inizieranno a imporre dazi del 25 per cento sulle importazioni dal Canada e dal Messico a partire da questo martedì, dopo l’iniziale rinvio di un mese.

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L’annuncio ha sollevato preoccupazioni sul potenziale di un nuovo conflitto commerciale, che potrebbe esacerbare l’inflazione e rallentare la crescita economica.

Parlando ai giornalisti nella Roosevelt Room della Casa Bianca, il presidente Usa ha detto che le tariffe doganali sono necessarie per fare pressione su entrambe le nazioni affinché prendano provvedimenti più forti contro l’immigrazione clandestina e il traffico di Fentanyl.

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Trump ha anche ribadito il suo piano di aumentare i dazi su tutte le importazioni cinesi dal 10 al 20 per cento, come risposta alle continue esportazioni negli Stati Uniti dalla Cina dei precursori chimici del Fentanyl, che è un oppioide sintetico.

Per gli Stati Uniti, la misura serve a contrastare la crisi delle droghe illegali e per affrontare gli squilibri commerciali globali nell’ottica di incentivare il settore manifatturiero statunitense.

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L’annuncio ha tuttavia provocato turbolenze sul mercato azionario, con l’indice S&P 500 in calo del 2 per cento nel pomeriggio di lunedì. I dazi voluti da Trump, infatti, potrebbero portare a un aumento dell’inflazione e a una potenziale rottura delle relazioni commerciali di lunga data con Canada e Messico.

La ministra degli Esteri canadese, Mélanie Joly, ha sottolineato che il Canada è pronto a rispondere con dazi propri, per un valore di 155 miliardi di dollari (148 miliardi di euro).

Per Joly la prima parte di controdazi, per un totale di 30 miliardi di dollari (28,6 miliardi di euro), sarà applicata se gli Stati Uniti procederanno con il loro piano.

Anche la presidente messicana Claudia Sheinbaum ha dichiarato che il Messico si riserva di prendere provvedimenti. Il Paese ha già ha soddisfatto le richieste di Trump di schierare diecimila soldati alla frontiere comune per frenare il traffico di stupefacenti e di esseri umani.

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