Genova. La riforma statutaria della giunta Bucci ha ottenuto il primo via libera in Consiglio regionale con 18 voti a favore e 12 contrari. Servirà una seconda votazione a maggioranza assoluta tra almeno due mesi perché diventi legge, e in ogni caso non potrà entrare subito in vigore. Il provvedimento, su cui il Pd annuncia battaglia tramite referendum popolare, prevede da un lato la possibilità di nominare fino a quattro sottosegretari per affiancare la giunta e dall’altro l’adeguamento automatico del numero degli assessori al massimo consentito dalla legge nazionale. Che nei prossimi mesi – è la speranza del governatore – dovrebbe assegnare alla Liguria almeno due pedine in più rispetto alle sette che compongono attualmente l’esecutivo.
“Se ci danno gli assessori non abbiamo bisogno di nominare quattro sottosegretari. Lo scopo è avere più persone che lavorino nell’esecutivo. Io punto molto di più agli assessori, poi se non arrivano usiamo gli altri – spiega Bucci a margine del dibattito nell’aula di via Fieschi -. Tra due mesi spero che ci siano gli assessori, se volete proprio sapere la verità. Mi sembra molto più logico e molto più lineare per quello che riguarda la capacità di poter intervenire direttamente in giunta”. Fin dall’inizio del mandato in Regione il presidente si lamenta delle ristrettezze numeriche imposte dalle norme statali: “Il problema è la riforma Delrio, pura demagogia. La cosa più semplice sarebbe svincolare gli assessori dal numero di abitanti: pensare che una regione piccola abbia bisogno di meno persone per governare è un’idiozia totale. Abbiamo problemi anche solo di rappresentanza: io ho difficoltà enormi con l’assessora Ferro che ogni giorno deve partecipare a tre o quattro manifestazioni”.
Cosa prevede (e quanto costa) la riforma: più assessori e quattro sottosegretari
Il disegno di legge introduce una modifica allo Statuto della Regione Liguria, aggiungendo un nuovo articolo che recita così: “Il presidente della giunta regionale può nominare fino a quattro sottosegretari che lo coadiuvano nell’esercizio delle sue funzioni. Con il decreto di nomina sono determinati compiti e attribuzioni dei sottosegretari che possono essere nominati anche tra i consiglieri regionali”. I sottosegretari possono essere incaricati di seguire “specifiche funzioni”, partecipano alle sedute di giunta “senza diritto di voto” e “limitatamente alle proprie attribuzioni” e possono essere delegati a rispondere a interrogazioni e interpellanze davanti al Consiglio regionale. Il numero degli assessori, oggi fissato a sette, si adegua al “numero massimo consentito dalla legge statale ai fini del coordinamento della finanza pubblica”. In caso di variazioni, basta un decreto del presidente per aggiornare il numero dei componenti della giunta e nominare gli eventuali assessori in più.
Il trattamento economico, specifica ancora il testo, “è fissato dalla legge regionale con riferimento a quanto stabilito per i consiglieri regionali“. Secondo la normativa vigente, ogni consigliere percepisce un’indennità mensile di carica pari a 8.800 euro lordi ai quali si aggiunge un rimborso spese che varia a seconda della distanza chilometrica tra la sede della Regione e il luogo di residenza: in base a questi parametri il compenso annuale di un consigliere può oscillare tra 133.200 e 165.168 euro. Le stesse condizioni valgono già per gli assessori e in futuro – se passerà la legge della giunta Bucci – per i sottosegretari.
Bucci ribadisce che le coperture finanziarie per i sottosegretari saranno reperite all’interno del bilancio del Consiglio regionale: “La legge dice che non ci sarà nessun costo in più. Cosa taglieremo? Non lo so, vedremo, il Consiglio regionale ha un budget molto capiente, quindi vedremo di metterlo a posto. È il Consiglio regionale che deve fare queste cose, non è il presidente della giunta. Non sono molto contenti quando io vado a mettere il naso in quei conti, quindi devo starci fuori”.
Tra le altre disposizioni la legge disciplina le funziona del vicepresidente e il regime di prorogatio, un modo per prevenire l’impasse che si era venuta a creare dopo l’arresto e il successivo passo indietro di Toti negli scorsi mesi. In particolare il governatore potrà delegare l’esercizio della rappresentanza in giudizio al suo vice, al segretario generale o al direttore generale. Potrà inoltre delegare gli assessori per “affari determinati” e “compiti circoscritti”. Per il resto lo Statuto si conformerebbe all’articolo 126 della Costituzione: in caso di dimissioni volontarie, impedimento permanente o morte del presidente, scattano le dimissioni della giunta o lo scioglimento del Consiglio, ma con passaggio delle funzioni al vicepresidente, che le esercita (insieme alla giunta) fino alla proclamazione del nuovo presidente.
L’opposizione: “Moltiplicazione di poltrone per sfamare i partiti”
Scontro totale con l’opposizione, secondo cui la riforma Bucci è una “moltiplicazione di poltrone per la maggioranza“. Pressoché scontato, a questo punto, il ricorso al referendum, già annunciato dal Pd, che potrà essere proposto entro tre mesi dall’approvazione definitiva da un quinto dei consiglieri regionali o 50mila elettori, e dovrà svolgersi entro sei mesi dalla richiesta. Questo significa – stando alla procedura aggravata prevista dallo Statuto sulla falsariga della Costituzione – che per nove mesi la legge potrebbe restare congelata, cioè pubblicata nel Bollettino ufficiale, ma non ancora in vigore. In altre parole, probabilmente il governatore non potrà procedere a nessuna nomina fino al 2026, assessori compresi. D’altro canto i costi ipotizzati per l’eventuale referendum, circa 5 milioni di euro, fanno storcere il naso a una parte della minoranza.
“In campagna elettorale nessuno aveva detto che questa riforma stata una priorità, eppure approviamo il provvedimento più importante fino ad oggi – commenta in aula Andrea Orlando, consigliere Pd e punto di riferimento dell’opposizione -. È davvero la cosa più importante? Ammesso che sia utile, che non siano troppi 13 assessori, è la cosa che ci chiedono i cittadini per la strada? Rispondetemi in coscienza. Ditemi di sì e io ne prendo atto, ma non credo ci sia qualcuno che lo dirà. Questo provvedimento risponde alle esigenze Liguria o del centrodestra? Siamo noi l’armata Brancaleone, siamo noi quelli divisi, voi siete uniti, non dovreste aver bisogno dei sottosegretari”.
“Oggi pagina nera in consiglio regionale, la destra fa valere la forza dei propri numeri per approvare una riforma dello Statuto che ha un unico obiettivo: sfamare politicamente i partiti che compongono questa maggioranza, ma il cui conto sarà pagato dai liguri – attacca Davide Natale, segretario e consigliere regionale del Pd – Nonostante le nostre ripetute richieste di fermare questa scellerata riforma, la destra è andata avanti sulla propria strada. Noi abbiamo un’unica possibilità per fermare questa ulteriore tassa sui cittadini: chiedere ai cittadini liguri, attraverso un referendum, se condividono questa riforma che costerà milioni di euro per ogni mandato legislativo senza che porti con sé alcun miglioramento per la vita dei liguri. Servono risorse per la sanità, per i trasporti, per il sociale, per la lotta al dissesto idrogeologico, non per ulteriori incarichi di cui nessuno sente il bisogno se non Bucci e i suoi alleati”.
“Il primo atto politico di questa giunta è una legge per avere quattro poltrone in più. I liguri non hanno bisogno di ulteriori figure super-stipendiate ma di servizi, di medici, di infermieri. Al contrario, questa giunta moltiplica solo i ruoli di potere – aggiunge Selena Candia, capogruppo di Avs -. Nominare quattro sottosegretari in più significherebbe usare 4 milioni di euro dei cittadini, secondo le stime della Regione, senza contare gli staff. Un vero sproposito, considerate quante cose si dovrebbero fare con quei soldi per migliorare la vita di tutte e tutti. Basta fare un confronto con altre regioni per capire la mostruosità di questa proposta. La Liguria ha un milione e mezzo di abitanti e 31 Consiglieri. In Emilia Romagna, con una popolazione tre volte più grande della Liguria, ci sono solo un sottosegretario e 50 consiglieri regionali. In Lombardia, ce ne sono quattro, ma i consiglieri sono 80 e la popolazione è sei volte più grande della Liguria”.
“Mentre le liguri e i liguri affrontano ogni giorno problemi reali, il centrodestra in Regione ha come priorità assoluta la creazione per la prima volta di sottosegretari – prosegue Gianni Pastorino della Lista Orlando -. Ci dicono che non ci saranno costi aggiuntivi. Lo abbiamo già sentito troppe volte e sappiamo come va a finire: consulenze faraoniche, nomine su nomine, incarichi per sistemare equilibri politici interni. La verità è che la sanità ligure ha un buco di bilancio consistente, le liste d’attesa sono un’odissea, i trasporti regionali sono al palo. E la risposta della giunta qual è? Creare nuovi posti di sottogoverno. È una vergogna”.
La maggioranza: “Polemiche strumentali, con la riforma più efficacia”
Attacchi che Bucci respinge al mittente, appellandosi anzitutto agli orientamenti politici nazionali: “Direi che anche il centrosinistra concorda sul fatto che le persone sono troppo poche. Addirittura la sinistra in Puglia vuole avere molti più assessori, esattamente come nel nostro caso. Quindi siamo tutti allineati su questo, la polemica mi sembra assolutamente strumentale. Sinceramente mi aspettavo molta più accettazione. In commissione parlamentare hanno votato positivamente all’aumento degli assessori, escluso il M5s, per cui non hanno potuto integrarla nel Milleproroghe”.
“Vogliamo ricordare alla sinistra che durante l’amministrazione Burlando la giunta era composta da ben dodici assessori: tanti quanti la Regione Lombardia, visto che all’opposizione piace fare esempi con le altre realtà – interviene Alessandro Bozzano di Vince Genova -. Questa legislatura, sotto il Presidente Bucci, ne hai sette. E questo è un fatto. Emilia Romagna, Toscana, Calabria, Abruzzo, Molise, Veneto, Lombardia, Marche e Piemonte solo alcune delle regioni dove è presente la figura dei sottosegretari. Ma di cosa stiamo parlando? Si parla di introdurre figure che non costeranno un centesimo ai cittadini, ma che potranno aiutare gli assessori, garantendo efficienza ed efficacia all’azione della giunta”.
“La situazione della Liguria richiede figure che agevolino il lavoro dei sei assessori, con l’intento di sostenere e rendere più efficace la democrazia. L’introduzione del ruolo di sottosegretario rappresenta una scelta funzionale a garantire un’azione amministrativa più incisiva e tempestiva – aggiunge Giovanni Boitano, capogruppo di Orgoglio Liguria -. Oggi, con un numero inferiore di assessori, l’amministrazione sta comunque dimostrando di saper lavorare con efficienza, ma è innegabile che un ulteriore supporto possa rendere l’azione ancora più efficace. Si tratta di rispettare il più possibile la rappresentatività della Liguria, cosa che non viene capita dall’opposizione che si ostina a propinarci il disco rotto dei suoi no“.
Per Lilli Lauro di Fratelli d’Italia “l’istituzione dei sottosegretari è una scelta di buon senso, utile e a costo zero per i liguri. Non un euro in più graverà sulle tasche dei cittadini. Nessun privilegio, nessun aumento di spesa pubblica. Solo un modo concreto per rendere la macchina regionale più efficiente e più veloce nelle risposte. Dispiace che la minoranza continui a dire no a prescindere, per partito preso, senza proporre alternative e senza avere nemmeno il coraggio di guardare in faccia la realtà”.
“Respingiamo con forza le accuse delle minoranze in merito all’istituzione dei sottosegretari in Liguria – continua Sara Foscolo, capogruppo della Lega -. Non si tratta affatto di poltrone che servono solo per sfamare gli appetiti delle forze politiche che sostengono Bucci come sostiene il Pd, ma è un investimento necessario per migliorare l’efficacia e l’efficienza dell’amministrazione al fine di dare risposte più immediate e concrete alle esigenze dei liguri. In ogni caso, i tagli della politica non sono stati un bene: dal taglio delle Province, che erano vicine ai sindaci e ai territori e davano delle risposte concrete, ai tagli delle giunte comunali, che hanno penalizzato soprattutto i Comuni più piccoli”.
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