Sabato 1 marzo a Niš si è tenuta la terza grande manifestazione studentesca. Decine di migliaia di cittadini di tutto il paese hanno protestato per 18 ore filate nella principale città della Serbia meridionale. Ne è uscito una sorta di documento programmatico chiamato Editto degli studenti
Sabato 1 marzo a Niš si è tenuta una grande manifestazione studentesca, denominata “Editto degli studenti”. Il nome dell’evento, come hanno spiegato gli stessi studenti, si rifà all’Editto di Milano, emanato nel 313 d.C. dall’imperatore Costantino, nato a Naissus (l’odierna Niš).
Decine di migliaia di cittadini di tutto il paese per ben diciotto ore hanno “occupato” la principale città della Serbia meridionale.
Il terzo grande evento organizzato dagli studenti dopo quelli di Novi Sad e Kragujevac, la manifestazione di sabato è stata la protesta più massiccia della storia di Niš, unendo studenti e cittadini di molte città serbe.
Questa volta gli studenti di Belgrado e Novi Sad non hanno organizzato marce dalle loro città che distano rispettivamente 237 e 328 chilometri da Niš. Qualcuno però ha camminato lo stesso.
Stavolta a mettere in pratica l’idea di risvegliare la Serbia e raggiungere tutti i cittadini sono stati gli studenti di Kragujevac, Užice, Čačak, Kraljevo, Bor, Novi Pazar e persino di Bujanovac, città all’estremo sud della Serbia abitata principalmente da albanesi.
Le facoltà di Novi Sad e Belgrado, durante le assemblee plenarie, hanno eletto i loro rappresentanti che si sono uniti alla grande marcia studentesca, mentre gli altri studenti sono arrivati a Niš coi propri mezzi. Anche stavolta alla protesta si sono uniti ciclisti, motociclisti e maratoneti di tutto il paese.
Come già accaduto in occasione delle precedenti marce, durante il viaggio a piedi verso Niš gli studenti hanno ricevuto un forte sostegno dagli abitanti di tutte le città attraversate.
Il sud est della Serbia è una regione storicamente sottosviluppata, alle prese con la fuga dei giovani e con l’invecchiamento della popolazione.
La popolazione della Serbia orientale ha coralmente ringraziato gli studenti per aver scelto di attraversare quell’area, sottolineando che l’”est” è stato dimenticato e che ormai nessuno ne parla, se non durante le campagne elettorali.
Il corteo studentesco è stato ovunque accolto a braccia aperte dai cittadini che, oltre a salutare e incoraggiare gli studenti, hanno preparato pasti e alloggi.
Le tre grandi marce studentesche hanno illuminato anche chi, ostaggio dell’oscurità mediatica, non era a conoscenza delle richieste degli studenti e delle ragioni della protesta.
Gli studenti non solo hanno raggiunto quelle aree del paese rimaste impenetrabili e incomprensibili ai più – compresa l’opposizione che non comunica direttamente con i cittadini – ma hanno incoraggiato la popolazione locale a denunciare la situazione in cui versa la società serba a causa di un sistema fallito e del dilagare della corruzione di cui “fino a ieri” nessuno osava parlare.
Questa volta alla marcia hanno partecipato anche molti cittadini, che si sono uniti agli studenti nelle città attraversate dal corteo. Sarà ricordata l’immagine di un anziano della piccola e povera cittadina di Blace, arrivato a Niš a piedi insieme agli studenti. “Il nostro orgoglioso NONNO di novant’anni, insieme agli studenti […] anziché di un panino, è in cerca di dignità”, recitava un post pubblicato sui social, accompagnato dall’appello a donare un nuovo paio di scarpe da ginnastica all’anziano di Blace.
Il grande raduno a Niš si è svolto in un clima di majanje, termine dialettale per indicare festa, occasione per socializzare. Dalle 09.00 di sabato alle 03.00 di notte di domenica gli studenti di Niš hanno organizzato mostre, performance, concerti, spettacoli teatrali, esibizioni di un coro dei bambini. L’evento è culminano con la lettura e l’approvazione dell’“Editto degli studenti”.
“Noi, studenti e cittadini liberi della Serbia, riuniti a Niš, una città testimone di nuove idee e cambiamenti, al crocevia della storia nel corso dei secoli, dove la libertà ha sempre trovato la sua strada, adottiamo questo editto che proclama i valori per cui combattiamo, come un testamento per il futuro e per il paese in cui vogliamo vivere”, si legge nel documento.
Gli otto punti dell’editto definiscono la visione degli studenti e la loro percezione del futuro e dei concetti quali libertà, organizzazione dello stato, giustizia, ruolo dei giovani, dignità, sapere e solidarietà.
“La libertà – prosegue il documento – non è questione di misericordia, bensì un diritto fondamentale, inscindibile dalla dignità di ogni cittadino […] lo Stato è un bene che appartiene a tutti i suoi cittadini. Anziché uno strumento di potere individuale, le istituzioni devono essere al servizio del popolo gettando le basi della fiducia”.
Nel documento si sottolinea anche l’importanza di una magistratura e un giornalismo indipendenti che rispettino le leggi, restando immuni da pressioni politiche. I giovani non sono solo il futuro della Serbia, ma anche i difensori della sua Costituzione.
“Le strade delle nostre città, da Niš a Novi Sad, da Belgrado a Kragujevac, testimoniano la forza dell’unità nazionale. Questa solidarietà, sconosciuta ai sistemi basati sulla discordia, diventa il nostro testamento e la nostra forza, che continueremo a difendere e coltivare. Trasformando le singole voci in una forza di cambiamento, abbiamo dimostrato che la Serbia non è un insieme di interessi divisi, bensì una comunità di cittadini che condividono la stessa visione del futuro”, concludono gli studenti.
Similmente al movimento Otpor (che partecipò al rovesciamento del regime di Slobodan Milošević), anche l’attuale mobilitazione studentesca potrebbe essere definita catch-all. Quindi a Niš c’erano sia i gruppi di sinistra che di destra, gli jugonostalgici e i cetnici, gli euroentusiasti e quelli che sventolavano bandiere con la mappa del Kosovo accompagnata dalla scritta “Non ci arrenderemo”, gli amanti della musica folk e quelli che preferiscono il rock, i sacerdoti che hanno “benedetto” la protesta e gli atei.
Anche in questo caso vi è il rischio di un’eccessiva influenza del cosiddetto sentimento di destra. Occorre però tenere presente che in Serbia l’opzione civica e/o di sinistra non è mai stata dominante e ad oggi non c’è stata una sola svolta sociale che non abbia coinvolto chi guarda a destra.
D’altra parte, quella a cui assistiamo oggi è la prima protesta che vede la partecipazione di quasi tutte le minoranze nazionali. A suscitare maggiore attenzione sono gli studenti bosgnacchi, che erano presenti anche alla manifestazione a Niš. Questa è la prima volta che i cittadini che si dichiarano bosgnacchi partecipano alle proteste studentesche e civiche dopo gli anni Novanta e i tragici eventi bellici che hanno diviso le due comunità, quella serba e quella bosgnacca.
I cittadini di Niš hanno offerto agli studenti bosgnachi una colazione e una cena seguendo le regole del Ramadan. “Rispettiamo tutte le tradizioni e siamo contenti che gli studenti di Novi Pazar si siano uniti alla protesta, è un segno dell’unità della Serbia”, ha dichiarato una cittadina di Niš.
I partiti e le organizzazioni rom non si sono invece espressi sulle proteste, nonostante i rom siano la minoranza nazionale più numerosa. A parte qualche voce di sostegno arrivata dai singoli individui (e da alcuni partiti), anche la minoranza albanese è rimasta perlopiù in silenzio.
Se i rom tradizionalmente tendono a non dichiararsi né a favore né contro (alcun) governo, gli albanesi ancora oggi si tengono in disparte a causa del lungo conflitto e delle divergenze tra i due popoli.
È curioso notare come la protesta di Niš abbia attirato maggiore attenzione dei media mondiali rispetto alle manifestazioni precedenti. Sabato scorso a Niš erano presenti molti corrispondenti stranieri e oltre ai media di tutta la regione, dell’evento hanno parlato AP, AFP, Reuters e tanti altri.
Commentando la manifestazione organizzata a Niš, il presidente Vučić ha affermato che “il sostegno alle proteste sta diminuendo”. Durante un comizio a Bor Vučić ha dimostrato ancora una volta cosa pensa dei tentativi della Radiotelevisione della Serbia (RTS) di fornire informazioni oggettive.
Reagendo al fatto che la RTS, nei telegiornali di sabato, ha dato la priorità agli eventi di Niš rispetto al discorso di Vučić, il presidente si è rivolto ad una giornalista della RTS inviata a Niš definendola “un’imbecille” per aver dichiarato che a Niš si è sentito “un silenzio assordante”.
Gli studenti hanno annunciato un nuovo “sciopero generale” che si terrà venerdì 7 marzo. La prossima grande manifestazione si svolgerà invece a Belgrado il 15 marzo.
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