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A Villa Sofia si sono dimessi in due, a Trapani invece nessuno paga. L’intoccabile Croce e l’enigma Faraoni

Persino Stefano Bonaccini, il mancato segretario del Partito Democratico, ex governatore dell’Emilia-Romagna, s’è accorto che in Sicilia “la sanità sta crollando”. Eppure l’ultima contromisura adottata dall’assessore alla Salute, Daniela Faraoni, per discutere il caso-Trapani, dove un paziente è morto in attesa di una biopsia e un’altra ha sviluppato metastasi al quarto stadio, è un’ispezione per capire cosa c’è dietro le lungaggini per la consegna dei referti istologici. Praticamente l’assessore Faraoni non fa nulla di diverso dal suo predecessore, Giovanna Volo, che aveva ordinato un’ispezione – di cui non sono ancora noti i risultati – dopo la morte di una donna che aveva atteso otto giorni in barella all’ospedale “Ingrassia”.

E’ proprio così: la sanità sta crollando. Solo il presidente Schifani era riuscito a imporre un cambio di marcia ai vertici dell’azienda Villa Sofia-Cervello dopo che un uomo, in attesa di un intervento ortopedico da 17 giorni, era deceduto. Dopo aver verificato di persona le condizioni del reparto, aveva costretto alle dimissioni il Direttore sanitario, Aroldo Rizzo, e il Direttore generale, Roberto Colletti, provvedendo a rimpiazzarlo in tempi celeri. In quel caso i massimi dirigenti avevano dovuto assumersi per intero le responsabilità del loro operato. Evidentemente non basterà a risolvere tutti i problemi legati al reparto di Ortopedia in questione, ma è comunque una scossa incisiva e un richiamo alla coscienza dei singoli. Giunti dopo l’azione forte di Schifani che peraltro, in questa legislatura, non è nuovo ad azioni dettate dall’ira.

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A Trapani, invece, la politica vacilla. Ieri la Procura di Marsala ha aperto un’indagine sul caso dell’insegnante di Mazara del Vallo, Maria Cristina Gallo, 56 anni, che ha dovuto attendere 8 mesi l’esito dell’esame istologico disposto dopo l’asportazione di una neoformazione all’utero. La donna aveva presentato un esposto. All’Asp ci sarebbe un arretrato di circa 3 mila referti. La Faraoni, però, si è limitata al compitino: all’indomani delle notizie di stampa, ha timidamente riferito che la “situazione ci addolora per i disagi causati a pazienti che già vivono, per il loro stato di salute, in condizioni di grande fragilità. Abbiamo il dovere di intervenire con fermezza per garantire ai cittadini risposte chiare e tempestive”. Questa fermezza, però, manca. “L’indagine condotta dagli ispettori dell’assessorato – aveva aggiunto l’assessore lo scorso 28 febbraio – dovrà consentire di valutare le cause delle criticità e, soprattutto, individuare l’organizzazione più funzionale ad esitare gli esami con la massima celerità. I risultati dell’ispezione saranno resi pubblici”.

Questo già sarebbe un primo passo. Già, ma quando? Il manager dell’Asp di Trapani è Ferdinando Croce, indicato da Fratelli d’Italia, e già a capo della segreteria tecnica di Ruggero Razza quando era assessore. A differenza di Colletti, costretto a fare le valigie, ha potuto beneficiare di una maggiore benevolenza. Gli è bastato spiegare che sui nove medici di Anatomia patologica previsti dalla dotazione organica previsti dalla sua Azienda, ce ne sono soltanto tre. E che è in corso la procedura per reclutarne altri quattro. Per il resto non ha pagato dazio (non ancora, dato che lui e il Direttore sanitario Danilo Greco sono stati convocati per oggi a palazzo d’Orleans). E’ uno dei direttori generali più giovani delle nostre Asp, e gode di una certa copertura politica. Insomma, non è questo il caso in cui scatenare lo show-down, o la “caccia al capro espiatorio”, come l’ha definita in passato Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera.

Che è tornato a spingere sull’argomento: prima presentando una interrogazione a Montecitorio, poi invocando l’intervento del ministro della Salute, “finora un fantasma”. Schillaci in effetti nessuno lo ha visto né sentito. E’ lo stesso ministro che ha contribuito ad affossare le strutture convenzionate con l’entrata in vigore del nuovo nomenclatore tariffario, via decreto, dallo scorso 30 dicembre. Gli sarebbe bastato manifestare solidarietà alla paziente di Mazara per far capire che lo Stato c’è. Oppure indicare con dovizia di particolari quali centri, in Sicilia, garantiscono la refertazione delle biopsie, e con quali tempistiche disarmanti (c’è di mezzo la vita dei malati oncologici). Invece no: l’unico ad essersi mosso è il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè, che ha fatto visita all’insegnante. La cui malattia nel frattempo si è evoluta. “Alla signora Gallo – ha detto Mulè – ho portato le scuse nel nome di tutti coloro che ancora oggi non hanno ritenuto di farlo guardandola negli occhi, le ho ribadito e assicurato tutta l’assistenza che le sarà necessaria a lei e alla splendida famiglia per continuare la sua lotta”.

E’ ovvio che non basta neanche questo a riabilitare il buon nome della politica. Né dell’assente Schillaci, tanto meno della Faraoni. E non bastano le ispezioni: quella ordinata dall’ex assessore Volo nei Pronto soccorso – dopo la vicenda di Patti, in cui a un uomo venne immobilizzato l’arto con una “stecca” di cartone – è finita con un nulla di fatto. I risultati non si conoscono, se non fosse per qualche indizio fornito da Repubblica sulle criticità riscontrate al “Cervello” di Palermo e nei presidi di Agrigento e Milazzo. Anche sulla vicenda del piccolo Christian, morto nel reparto di Cardiochirurgia del Civico di Palermo (dove è in atto una convenzione da 8 milioni con il gruppo San Donato per la gestione triennale del reparto), non ci sono state risposte esaustive se non l’accertamento di “gravi criticità organizzative e gestionali”. E’ in corso un’indagine giudiziaria.

Ma in materia sanitaria, più che altrove, la politica non dovrebbe “consegnarsi” ai magistrati perché facciano luce. Né sperare che l’esito di una azione spettacolare (come a Villa Sofia) risolva tutto. Piuttosto, dovrebbe fare il possibile per evitare che certe dinamiche – sollevate più che altro dagli organi di stampa – si presentino in maniera irreparabile (come a Trapani). Anche dal di fuori della nostra realtà regionale hanno capito che non può andare avanti così e inorridiscono (“Ci vogliono scelte nazionali fortissime contro questa situazione”, ha attaccato l’ex premier Giuseppe Conte). Solo il ministro Schillaci e l’assessore Faraoni, evidentemente, continuano a sottovalutare la questione.





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