Raffica di contestazioni al progetto del governo Schifani «costruito in totale spregio delle alternative sostenibili e delle normative europee»
Adesso arriva anche quello di Rifiuti zero Sicilia. Il Piano regionale dei rifiuti urbani, che contiene anche la previsione dei due termovalorizzatori, dovrà affrontare il ricorso al Tar del Lazio pure delle associazioni ambientaliste, oltre che delle società private. La richiesta ai giudici amministrativi è di annullare sia l’ordinanza del 21 novembre 2024 con cui il presidente Renato Schifani, in qualità di commissario straordinario dei rifiuti in Sicilia, adottava il Piano; sia la precedente delibera della giunta regionale che lo «apprezzava». Nel caso fosse necessario, Rifiuti Zero chiede anche l’annullamento delle nomina di Schifani a commissario straordinario. Tutto per bloccare un piano «costruito in totale spregio delle alternative sostenibili e delle normative europee».
Il Tar del Lazio è l’ultima delle azioni messe in campo dagli attivisti. Già mesi fa, nell’ambito della procedura per l’ottenimento della valutazione ambientale, Rifiuti zero aveva ribadito che considerava «inaccettabile l’impostazione emergenziale della procedura che ha per effetto l’ulteriore compressione della partecipazione dei primi portatori di interesse regionale, cioè i cittadini». Ricalcando quelle osservazioni qualche giorno fa ha depositato il ricorso ai giudici amministrativi.
Oltre a segnalare che il 70 per cento delle risorse dei Fondi sviluppo e coesione sui rifiuti in Sicilia vengono investiti nelle «priorità a valle», cioè i termovalorizzatori, Rifiuti zero sottolinea anche l’«assenza o scomparsa tra gli atti pianificatori del Piano prevenzione rifiuti», oltre a una certa confusione tra «stralcio» e «allegato» e su come vada intesa la parola «aggiornamento». «Il documento presentato è posto quale “aggiornamento”, così come enunciato in premessa, del D.P.R.S. 8/2021 (il piano rifiuti approvato dall’ex governatore Nello Musumeci, ndr)? Oppure sostituisce integralmente lo stesso?».
Gli ambientalisti contestano, inoltre, l’assenza di studi puntuali sugli effetti dell’incenerimento dell’immondizia. Sottolineano loro: nel Piano si sostiene che la raccolta differenziata continuerà a migliorare, pur con i termovalorizzatori costruiti e operativi, senza citare articoli scientifici o analisi in proposito. Però, considerando che a un inceneritore «bisogna garantire flussi costanti di materia in ingresso affinché l’investimento possa essere remunerativo nel tempo», è difficile trovare spazio anche per l’economia circolare. E non immaginare, invece, uno scenario in cui le città di Palermo e Catania, già maglie nere nella gestione della spazzatura, diventino le principali fonti di alimentazione degli impianti.
Confusione
Tra capitoli «abbozzati», immagini di pessima qualità, tabelle prive di un indice e l’assenza di mappatura delle Srr (Società di regolamentazione rifiuti) e dei territori del loro bacino, Rifiuti zero contesta poi l’«assenza di necessità di nuovi impianti pubblici di trattamento dei rifiuti organici». Nel Piano di Schifani si arriva a una simile conclusione sommando le potenzialità di «di impianti non ancora autorizzati, né tanto meno realizzati, molti dei quali probabilmente non vedranno mai luce».
Nel Piano, inoltre, sembra mancare l’indicazione dei costi dei termovalorizzatori. Non quanto ci vorrà per costruirli (quello si sa: sono 800 milioni di euro), ma le spese che si dovranno affrontare una volta costruiti. A regime, dal 2029, non vengono indicati i costi per la gestione e il trasporto degli scarti di rifiuti speciali e pericolosi.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA
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