ok all’emendamento per evitare la mannaia

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Il numero degli eletti in Consiglio regionale non dovrebbe subire il taglio da 50 a 40. La temuta mannaia, prevista a partire dalle prossime elezioni, dovrebbe essere evitata grazie ad un emendamento che sarà presentato dal deputato di Forza Italia, Mauro D’Attis, durante la conversione del decreto Elezioni che dovrebbe essere approvato dal Consiglio dei ministri entro questa settimana.

L’emendamento non è sostenuto da tutti i partiti, ma può contare su una buona base di condivisione che dovrebbe essere sufficiente al via libera. Si tratta di un passaggio fondamentale per la composizione delle liste e delle alleanze, non è un mistero che ormai i consiglieri regionali smaniano per trovare un posto nelle liste. Ma ogni decisione finale passa anche dall’approvazione o meno dell’emendamento che andrà a modificare una legge statale, lasciando il numero dei consiglieri a 50 e non facendolo scendere a 40 nonostante il calo della popolazione sotto i 4 milioni di residenti. Dieci consiglieri in più o in meno sono decisivi.

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Cosa cambia

L’emendamento prevede che “il numero dei consiglieri regionali – si legge – precedentemente previsto è mantenuto qualora nel corso della legislatura regionale la popolazione si riduca entro il limite del 5 per cento rispetto alle soglie indicate nel primo periodo”. La Puglia rientra in questo parametro, la riduzione dei residenti è di circa il 3%, poco meno. Se l’emendamento passasse, non ci sarebbe la temuta “cura dimagrante” per il Consiglio regionale. La Puglia, infatti, è passata da poco più di 4 milioni a poco meno di 3,9 milioni. Il calo è inferiore al 5%, che corrisponde a 200mila. L’emendamento è stato concordato anche con parte del centrosinistra e impedirà che sul Consiglio si abbatta la sforbiciata prevista. Un taglio che è legato alla costante riduzione della popolazione regionale e a ciò che prevede la legge 148 del 2011 dal titolo “Misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo”, una sorta di spending review. All’articolo 14, infatti, la legge prevede «la riduzione del numero dei consiglieri e assessori regionali e delle relative indennità». E, più nello specifico, «che il numero massimo dei consiglieri regionali, ad esclusione del presidente della Giunta regionale, sia uguale o inferiore a 40 per le Regioni con popolazione fino a quattro milioni di abitanti», com’è oggi la Puglia, passata secondo l’Istat da 4 milioni e 80mila abitanti del 2013 ai 3.890.250 censiti adesso. Di conseguenza anche la Giunta avrebbe dovuto subire un ridimensionamento. La stessa legge, infatti, stabilisce che «il numero massimo degli assessori regionali sia pari o inferiore a un quinto del numero dei componenti del Consiglio regionale, con arrotondamento all’unità superiore». Così, se oggi gli assessori regionali sono 10, con le prossime elezioni sarebbero diventati otto. Tutto, però, verrà cancellato dall’emendamento bipartisan.

D’Attis

«Ho sostenuto sin da subito – commenta D’Attis – la necessità di mettere in evidenza questo problema di rappresentatività. Se si passasse da 50 a 40 consiglieri regionali, la Puglia che ha quasi 4 milioni di abitanti sarebbe equiparata a Regioni con 2 milioni di residenti. Si tratta di un nodo non trascurabile, si pone un problema di rappresentanza territoriale. Faccio un esempio: il taglio dei parlamentari ha portato alla provincia di Brindisi ad avere soltanto un eletto, io. Un solo rappresentante per un territorio come quello di Brindisi e provincia».

La conferma dei 50 consiglieri regionali è, però, soltanto un pezzo del complicato puzzle. Ci sono almeno altre due questioni che riguardano il sistema elettorale regionale: Azione e i civici chiedono ad alta voce di abbassare la soglia di sbarramento delle liste dal 4 al 2,5%. È chiaro che se ciò avvenisse si favorirebbe un proliferare di civiche, incoraggiate dal fatto che potrebbe essere più semplice entrare in Consiglio. E sarebbero più sereni i consiglieri uscenti. Terza questione, la doppia preferenza: la proposta di legge è stata già depositata e verrà discussa in commissione a stretto giro. Se approvata, vorrebbe dire meno posti per gli uomini, oggi in netta maggioranza.

V. Dam.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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