Nella tana dei lupi 2

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Ci sono voluti sette anni, ma alla fine il sequel dell’action Nella tana dei lupi (Den of Thieves) è pronto ad arrivare nelle sale. Ritroveremo così Gerard Butler – divo americano indimenticabile nel ruolo di Leonida in 300 e in seguito protagonista di action come Geostorm, Greenland e della serie di film Attacco al potere – nei panni del detective Nick “Big Nick” O’Brien, che come da manuale si divide tra il lavoro e problemi personali/familiari.

La trama di quel primo film, scritto e diretto da Christian Gudegast (che ha firmato anche Attacco al potere 2) e arrivato a incassare poco più di 80 milioni di euro al botteghino globale, ruotava attorno a una rapina altamente sofisticata a una banca a opera di un gruppo guidato dal veterano dei marine Ray Merrimen (Pablo Schreiber) e del quale faceva parte anche Donnie Wilson (O’Shea Jackson Jr.), altro personaggio ora di ritorno per questo sequel dal titolo Nella tana dei lupi – Pantera 2.

La pandemia da Covid-19, l’invasione russa dell’Ucraina e altri problemi hanno costretto la produzione a iniziare le riprese solo nella primavera-estate del 2023, ma alla fine ci siamo arrivati: tutto riparte quando Big Nick si rimette sulle tracce di Donnie, coinvolto in un nuovo clamoroso colpo in Europa ispirato al celebre furto al World Diamond Center di Anversa nel 2003. Donnie ora fa parte di una banda nota come i Pantera, formata da vari ladri ed esperti che usano il serbo come lingua comune. Pianificano di rubare diamanti dal luogo più sicuro al mondo, ma in mezzo ci si mette anche la mafia siciliana, furiosa per il furto di alcune pietre che i Pantera hanno precedentemente rubato con l’intenzione di usarle per aprirsi un accesso sicuro all’interno della banca che intendono rapinare. Tra i componenti della banda c’è anche Salvatore Esposito, interprete di Genny Savastano nella serie Gomorra e – grazie anche al successo internazionale della stessa (dalla quale Gudegast ha “pescato” anche Fortunato Cerlino, qui nei panni di uno dei mafiosi italiani) – sempre più conosciuto all’estero. Nel 2020 lo abbiamo visto nella quarta stagione della serie Fargo, ora tocca invece al debutto internazionale sul grande schermo in un action thriller al fianco di una grande star del genere come Gerard Butler. E di tutto questo ne abbiamo parlato direttamente con lui.

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Come è stata questa esperienza per te?
È stata grandissima. Fargo è stata la mia prima serie americana, questo il mio primo film e sicuramente è un motivo di grande orgoglio per me. Il film sta piacendo tanto, è il secondo miglior incasso negli Stati Uniti da inizio anno [a inizio febbraio, ndr]. Sono molto contento.

Ti ritroviamo al fianco di Gerard Butler, come è stato lavorare con lui?
È un bravissimo attore e una persona squisita. Ci siamo divertiti tantissimo con tutto il cast, fatto davvero di persone per bene, scelte benissimo dal regista.

Nel film interpreta un personaggio cupo, ma in una delle vostre scene insieme è su di giri, quasi comico. Ci racconti come è andata?
Lì in realtà lo si vede per come è, il Gerard nella vita di tutti i giorni. In quella scena il regista ci ha chiesto di divertirci ma allo stesso tempo di studiarci a vicenda. Io e lui l’abbiamo fatto e c’è stata una bella interazione. È un grande motivo d’orgoglio far parte di questo film ed essermi confrontato con un mostro sacro come lui.

Non deve essere stato male lavorare anche con O’Shea Jackson Jr., figlio di Ice Cube. Avete avuto modo di legare?
Abbiamo legato tantissimo, ogni tanto ci scriviamo per commentare il wrestling insieme. Abbiamo tuttora un gruppo Whatsapp chiamato Pantera con tutti i ragazzi che hanno fatto parte del film. Si è creato un bel rapporto tra tutti gli attori.

Parliamo del tuo personaggio, che è serbo. Come lo hai approcciato?
È stata una sfida, perché ero l’unico che parlava quasi sempre serbo e inglese in scena. Quando ho chiesto nozioni sul personaggio, il regista mi ha detto che non aveva un’identità definita, perché a lui interessava raccontare un gruppo di ladri che opera in questo modo. Sono un mix di culture che usa come lingua comune il serbo, ma non è detto che lo siano. Le lezioni di serbo non sono state facili, ma è stato divertente. Il mestiere dell’attore è anche questo. Ci sono state molte scelte d’azione, una preparazione lunga per la rapina e per gli inseguimenti in macchina, ma sono cose che rendono ancora più affasciante il nostro mestiere.

È stata più difficile la preparazione per le scene d’azione o imparare le battute in serbo, quindi?
Sull’action ero più preparato, diciamo! Sul serbo sono dovuto partire da zero, ma per fortuna ho avuto una bravissima coach che mi ha aiutato tanto e siamo riusciti a farlo nel modo più credibile e veloce possibile.

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Nel ritmo, nella meticolosità e nella calma, si rivede qualcosa di Gomorra in questo film. Hai avuto la stessa sensazione, lavorandoci?
Assolutamente sì, anche perché Christian Gudegast ha dichiarato di essere un grande fan della serie. Non è un caso che nel film ci siamo sia io che Fortunato Cerlino… Questo dimostra ancora una volta il grande successo conquistato da Gomorra a livello internazionale, ed essere scelto per un progetto del genere rende molto onore.

La produzione di un film come questo è molto diversa rispetto a quelle italiane, come quella di Gomorra?
Rispetto a Gomorra no, perché per l’epoca aveva dei mezzi tecnici ed economici fuori scala, paragonati alla media italiana. Anche questo è un progetto dal grosso budget e le differenze si notano, sia per le disponibilità che per i mezzi. L’attore è sempre messo nelle condizioni migliori per rendere al meglio, senza la fretta dovuta al poco tempo e ai pochi soldi, allo stress di dover finire in tempo…. Danno molta serenità e tranquillità per poter lavorare.

Viceversa, c’è qualcosa per te che invece gli italiani fanno meglio?
Tutti hanno subito hanno apprezzato la velocità con cui noi italiani sappiamo entrare in scena e come sappiamo adattarci alle situazioni. Magari loro sono abituati a lavorare sempre con calma e serenità, noi invece in tutte le condizioni possibili e per questo sappiamo adattarci meglio.

Tra te, Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Matilda De Angelis e altri l’attenzione internazionale non sembra mancare per le star italiane…
Negli ultimi anni gli attori italiani sono considerati di più e molte produzioni si stanno spostando in Italia. Di conseguenza, noi siamo messi di più alla prova e quando succede dimostriamo di poter dire la nostra. Ci siamo sottovalutati troppo per tanti anni, anche perché non veniamo valorizzati abbastanza dal cinema italiano.

Ti piacerebbe quindi continuare su questa strada internazionale?
I progetti internazionali finora li ho fatti perché sono stato cercato, voluto e preso. Ci sono state altre cose in ballo in passato, ma non sempre vanno in porto. Vuoi per il Covid, la crisi, gli scioperi… qualcosa è saltato, ma io ho tanta fame di crescere: voglio imparare, misurarmi. Sono uno che si annoia facilmente e le sfide continue mi motivano, giorno dopo giorno.

A proposito, si è parlato di un nuovo biopic sui fratelli Maserati con Anthony Hopkins, Andy Garcia e Jessica Alba. Cosa puoi dirci?
È un bellissimo film che racconterà una storia affascinante ambientata negli anni della guerra. Per me è stato un onore confrontarmi con Anthony Hopkins e abbiamo una scena bellissima insieme, ma anche lavorare con un’attrice splendida come Jessica Alba e un altro mostro sacro come Andy Garcia, così come essere diretto da un premio Oscar come Bobby Moresco [produttore di Crash, ndr]. Sto realizzando tanti sogni, con lo studio e la preparazione, senza fermarmi mai e nel frattempo scrivendo, cercando di produrre i miei progetti. Spero prima o poi che anche l’Italia possa pensare in termini che vadano oltre i propri confini e non si limiti al proprio orticelli.

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