l’Italia primeggia per fondi assegnati a cultura e turismo

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L’Italia punta sulla cultura e sulla valorizzazione del proprio patrimonio attraverso gli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). L’obiettivo è quello di evitare la desertificazione dei borghi e di preservare la memoria storica del Paese. C’è il rischio di una desertificazione dei borghi e abbandonare la memoria storica che ci caratterizza sarebbe il delitto più grosso in questo Paese. Tuttavia, gli interventi finanziati con il Pnrr vogliono proprio evitare questa possibilità. I dati confermano l’impegno del Governo: Sono stati finanziati 3.700 interventi e sono state sostenute 2.700 imprese. Questi numeri dicono tutto, dell’impegno e della misura, e dicono anche che il sistema Italia funziona bene. Quanto emerso dallo studio dell’Associazione Civita sull’utilizzo dei Fondi Pnrr nella riqualificazione dei borghi e delle attività culturali (anche connesse ai piccoli centri). Lo studio è stato presentato stamane in un evento nella sede dell’Associazione Civita, con i saluti del Presidente di Civita Gianni Letta, del ministro per gli Affari Europei Tommaso Foti. Nella stessa occasione è stato letto il messaggio inviato dal ministro della Cultura Alessandro Giuli.

L’attenzione dell’Italia alla rigenerazione dei borghi è stata ulteriormente rafforzata con l’istituzione di tavoli tecnici tra le unità di missione del Ministero della Cultura, le Anci regionali e i sindaci dei comuni vincitori del Bando Borghi – Linea B. Parallelamente, il Governo ha investito oltre 4 miliardi e 200 milioni di euro nella missione Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, componente 3 del PNRR. Questo stanziamento è destinato a rendere il patrimonio culturale e paesaggistico più accessibile, sicuro e sostenibile, attraverso misure come la riduzione del consumo energetico, l’adozione di tecnologie sostenibili, l’eliminazione delle barriere architettoniche nei musei, biblioteche e archivi, e il miglioramento della sicurezza sismica dei luoghi di culto.

Un recente studio di Civita ha messo in luce le strategie culturali adottate dai diversi Paesi europei. «Mentre l’Italia e la Francia hanno concentrato i propri sforzi su una vasta gamma di interventi culturali, Spagna e Portogallo hanno focalizzato maggiormente l’attenzione sulla digitalizzazione e il sostegno alle industrie creative». In termini di avanzamento dei progetti, Italia e Francia si distinguono per «un’efficiente capacità di impegno delle risorse». L’Italia ha già allocato il 95% dei fondi previsti per la cultura, mentre la Francia ha utilizzato circa il 75%. Il Portogallo, con un tasso di utilizzo del 93%, ha investito soprattutto nella digitalizzazione di cinema e teatri e nella promozione delle tradizioni artigianali. La Spagna, pur avendo avviato progetti di rilievo nel settore audiovisivo, come il Spain Audiovisual Hub, presenta ancora margini di miglioramento nell’implementazione delle misure culturali previste dal Pnrr.

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Un’ulteriore iniziativa del Ministero della Cultura è il cosiddetto Piano Olivetti, ispirato alla visione innovativa di Adriano Olivetti, approvato nel recente Decreto Cultura. Questo piano si concentra sulle zone interne e sui borghi isolati, dove la situazione demografica è particolarmente fragile. La sfida principale è ridurre le distanze tra città e periferie, migliorando la coesione territoriale e contrastando la “siccità culturale” che colpisce alcune aree. «Il percorso è ancora lungo, ma siamo convinti di aver intrapreso la strada giusta», ha fatto sapere Giuli.

I borghi rappresentano «un tema strategico per il futuro del Paese. Parlare di borghi non significa parlare di cose piccole, in realtà rappresentano la spina dorsale del sistema delle aree minori, che sono una delle grandi sfide che il nostro Paese ha davanti», ha detto Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli e presidente dell’Anci, intervenendo all’incontro. «Sicuramente il lavoro che si sta facendo sul Pnrr, in particolare le misure sulla cultura, è un lavoro soddisfacente. I numeri ci dicono che le cose stanno andando bene, possono andare sempre meglio, però stanno andando bene. Il tema dei borghi noi lo vediamo come un elemento fondamentale proprio per cercare di riequilibrare il fenomeno dell’urbanizzazione. Chiaramente le città garantiscono più servizi, c’è più densità di opportunità, c’è più velocità e quindi questo timore di desertificazione che infatti sta avvenendo rappresenta un grande problema, perché significa perdere un pezzo del Paese, ma significa anche perdere un valore economico importante», ha concluso Mandredi.







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