L’informazione ha sempre svolto un ruolo importantissimo nella vita sociale, culturale e politica soprattutto nei Paesi occidentali; essa rappresenta “potere” per questo viene manipolata, occultata, falsificata perché permette, nel peggiore dei casi, di pilotare l’opinione pubblica, confonderla, influenzare pesantemente gusti e abitudini; creare dipendenze psicologiche, lanciare mode, rendere schiavi del consumismo.
Oggi si assiste in Italia ad una perdita di lucidità analitica dei fatti dovuta all’abbassamento del livello di serietà professionale fino ad arrivare alla mancanza di etica, un esempio ricorrente rappresenta la campagna denigratoria contro la fascia più debole della collettività: poveri, malati e sfruttati. Definire pià di un terzo della popolazione dei falliti, incapaci di affermarsi nel lavoro o considerali dei pesi inutili è gravissimo perché argomentando così si vogliono rimuovere le cause che hanno determinato tale situazione: il cieco egoismo e avidità di gruppi di “cani sciolti” che predano indisturbatamente i diritti fondamentali di milioni di cittadini provocano ogni giorni vittime innocenti.
In Italia le testate giornalistiche a livello nazionale non hanno uno “Spotlight” di livello e molti giornalisti nel passato sono stati eliminati fisicamente perché ricercavano la verità; la Rai ha “Report”, un solo programma di giornalismo d’inchiesta coraggioso, che tra mille polemiche e difficoltà produce dei reportage molto interessanti che creano quasi sempre problemi e dispiaceri a chi li conduce e produce ma hanno il pregio di far riaprire fascicoli archiviati e stimolare la memoria agli smemorati che preferiscono passare il tempo con un “drink” in mano.
Quando la verità non ha voce bisogna preoccuparci, siamo arrivati al paradosso che dobbiamo preoccuparci di filtrare l’informazione per verificare se è veritiera quando dovrebbe essere l’informazione a tutelare i nostri diritti, l’interesse generale e vegliare sulla democrazia.
In America, un paese nel quale sono presenti profonde contraddizioni, vi è una parte sana e agguerrita che lotta senza quartiere per difendere i diritti civili, ricercare le verità scomode, attaccare i poteri forti (religiosi, economici, militari, CIA, presidenti degli Stati Uniti, guerrafondai, manipolatori dell’informazione e via dicendo) e riesce a metterli in riga invece in Italia vi è un asservimento totale, oserei dire che “pagano per farsi comprare” e non provano neanche un po’ di vergogna.
I giornali locali vivacchiano con la pubblicità per cui scrivono molto ma dicono poco e quel poco non deve turbare le “cricche” locali altrimenti li fanno chiudere e gli mandano anche la pattuglia dei carabinieri a fargli un controllino.
Questa disaffezione alla verità arriva ad incidere profondamente e in maniera devastante nella vita di chi non accetta il “pensiero unico” e non china la testa in segno di sudditanza, alla fine si trova degli estranei che gli entrano in casa senza chiedergli il permesso e bivaccano in salotto: parlo per esperienza personale.
Alla disinformazione usata come strumento di destabilizzazione ad ampio spettro viene affiancata la diffamazione e la calunnia come strumenti molto efficaci e estremamente economici per agire localmente contro un gruppo o ancor meglio contro una persona scomoda utilizzando “i branchi di servi in cerca di padrone” (definizione coniata da un socialista craxiano poi forzista) collegati ai “leaders partitocratici” locali che hanno elargito loro posti di lavoro; tollerato abusi edilizi, attività in nero, ignorato l’assenteismo soprattutto nella PA, promosso e incoraggiato illeciti arricchimenti, vari e impensabili saccheggi a danno del patrimonio pubblico e spesso anche di quello privato: in questo campo non c’è limite alla perversione.
Vorrei approfondire l’argomento alla luce della mia esperienza personale. Nel 2017 navigando su internet m’imbattei su una serie di interviste rilasciate da Carmine Schiavone che trattava un argomento scottante ma tacitato all’intera collettività perché il governo pro tempore aveva deciso di apporvi il segreto di stato: il gravissimo inquinamento delle “terre dei fuochi”.
Schiavone era stato un boss della camorra, nel 1993 era divenuto collaboratore di giustizia e denunciò l’orrendo mercato dei traffici occulti di materiali tossici e radioattivi indicando con precisione i luoghi del loro interramento nel territorio campano.
Riporto testualmente una nota risalente ad alcuni anni fa riguardante proprio questo particolare estremamente delicato:
“Smentita del Colle dopo l’intervista di Carmine Schiavone Terra dei Fuochi, Napolitano non impose alcuna secretazione Al tedesco Der Spiegel il pentito di camorra sostiene che fu l’attuale Capo dello Stato italiano, ministro dell’Interno dal ’96 al ’98 nel governo Prodi, a secretare i documenti sui rifiuti tossici nella Terra dei Fuochi. Tweet 18 gennaio 2014 Quirinale Roma “Giorgio Napolitano, mentre era ministro dell’Interno, non ha imposto né poteva imporre alcun segreto su alcun documento con dichiarazioni del ‘collaboratore di giustizia’ Carmine Schiavone”. È questa la risposta del Quirinale all’intervista rilasciata al giornale tedesco Der Spiegel in cui il pentito di camorra, Carmine Schiavone, afferma che fu l’attuale Capo dello Stato italiano, ministro dell’Interno dal ’96 al ’98 nel governo Prodi, a secretare i suoi documenti depositati con la rivelazione sui traffici di rifiuti tossici nella Terra dei Fuochi. È fuorviante e privo di qualsiasi fondamento – continua la nota – ascrivere a responsabilità dell’allora titolare del Viminale eventuali vincoli di segretezza su atti che all’epoca costituivano parte integrante di indagini giudiziarie in corso”. Nell’intervista al giornale tedesco, Schiavone sostiene anche che le sue dichiarazioni sui traffici di rifiuti tossici tiravano in ballo anche Paolo Berlusconi, responsabile di una azienda del Nord chiamata in causa nei traffici.”
Che fu apposto il segreto di stato è ormai pacifico e, a mio avviso, la responsabilità va attribuita al governo Prodi collegialmente che l’ha autorizzata chiaramente su richiesta di un ministro, però su una cosa posso dare conferma a quanto ha dichiarato Schiavone perché ho letto i documenti relativi all’organigramma delle società finanziarie che gestivano tutte le discariche sul territorio nazionale dove Paolo Berlusconi compariva con la sua Edilnord cedutagli da suo fratello allora capo di Stato. Quei documenti facevano parte del dossier che mi fu dato per studiare l’impugnativa della delibera della giunta comunale di “sinistra” guidata da Giuliano Sala & compagni che aveva votato la costruzione di un inceneritore nella discarica di Cupinoro che avrebbe condannato irreversibilmente “a morte” la riserva idrica costituita dal lago di Bracciano.
Ascoltando le dichiarazioni di Schiavone ho capito perché ho subito un linciaggio sistematico sin dal 1995 che è diventato sempre più feroce, capillare e determinato dal 2003, anno che cadeva in prescrizione la richiesta di danni all’erario di venti miliardi a carico dell’amministrazione di sinistra pro tempore. Non solo! Precedentemente, in occasione di una ristrutturazione di una parte della proprietà di famiglia, era venuto alla luce il reato di falso ideologico e truffa allo Stato con appropriazione indebita perché le fogne pubbliche mancavano di un collettore quello delle acque pluvie al quale dovevo allacciare il mio nuovo impianto: la scoperta dei panni sporchi dell’ex responsabile dell’Ufficio Lavori Pubblici del Comune di Bracciano, Pietro Riccioni, mi ha condannato a subire una devastante campagna diffamatoria da parte della figlia che, in mancanza d’altro, si era data alla “politica” e delle varie confraternite che avevano ben mangiato sui fondi europei ottenuti ad hoc per la realizzazione del nuovo impianto fognario pubblico al fine di salvaguardare il lago di Bracciano destinato a divenire una fondamentale riserva idrica per il comune di Roma dichiarando il falso per lavori mai eseguiti o eseguiti con modalità criminali. Le conseguenze per la mancata realizzazione corretta dell’impianto saranno progressive e devastanti per l’ambiente e per la salute pubblica. L’opinione pubblica viene distolta verso altri argomenti ma l’avvelenamento ambientale prosegue il suo devastante ed incontrastato avanzamento. La gente continua ad ammalarsi e morire inoltre quei veleni incidono sul patrimonio genetico delle future generazioni, ma tutti parlano d’altro.
Proseguirò parlando delle complicità a livello locale ed istituzionale e delle conseguenze per la mia vita lavorativa, la mia dignità e la lesione dei miei diritti fondamentali e naturali.
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