le tensioni tra la premier e il presidente francese

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Due anni e mezzo di alti e bassi, il rapporto tra Giorgia Meloni e Emmanuel Macron non è mai decollato, nonostante qualche tentativo di pacificazione, in questo periodo ci sono state grandi tensioni tra i due.

Infatti, mentre Macron accoglieva con tutti gli onori Draghi all’Eliseo, con Meloni le occasioni di incontro si sono ridotte al minimo, tra strette di mano fredde e bilaterali che sembrano più atti dovuti che reali tentativi di collaborazione. Più che una rivalità politica, il loro sembra un conflitto personale, in cui ogni dichiarazione è un messaggio tra le righe.

Tra Meloni e Macron non c’è mai stata sintonia, ma un confronto costante su chi dovesse dettare la linea in Europa. Tensioni e divergenze, emerse chiaramente durante l’ultimo vertice europeo tenutosi a Londra il 2 marzo 2025. In questa occasione, le differenze tra i due leader sono diventate particolarmente evidenti, soprattutto riguardo alla gestione del conflitto in Ucraina. Mentre Macron spingeva per un ruolo più attivo dell’Europa nel facilitare una tregua, Meloni insisteva sulla prudenza e sulla necessità di evitare mosse che potessero compromettere l’unità occidentale.
Durante l’incontro di Londra Macron ha rilanciato la sua proposta di inviare truppe europee in Ucraina, una mossa che ha generato un acceso dibattito all’interno dell’Unione Europea e della Nato.

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“Stiamo cercando di muovere le cose. E abbiamo bisogno dell’Italia, di un’Italia forte che agisca a fianco della Francia, della Germania, nel concerto delle grandi nazioni – sottolinea l’inquilino dell’Eliseo – Per questo ho invitato il primo ministro italiano, Giorgia Meloni, lo scorso 17 febbraio. È necessario che l’Italia sia al nostro fianco, che si impegni in questo percorso, e che lo faccia da grande paese europeo, sulla scia di quanto ha fatto Mario Draghi. In questo momento dobbiamo restare uniti. Vogliamo la pace, ma non a qualsiasi prezzo. Non vogliamo la pace senza solide garanzie. Per garanzie di sicurezza si intende non solo il sostegno che diamo all’esercito ucraino, ma anche ciò che noi europei siamo disposti a fare sul territorio ucraino per garantire la sicurezza dell’Ucraina e la nostra. E ciò che gli americani sono disposti a garantire” lo dice al Foglio il presidente francese Emmanuel Macron.

La strategia di Meloni per la sicurezza dell’Ucraina è diversa. La premier pensa che al di là dell’adesione formale che i russi non accettano, l’ideale sarebbe estendere rete e garanzie della Nato a Kiev. Anche senza un ingresso nell’Alleanza Atlantica. La premier sottolinea l’importanza di una pace duratura, “visto che è stata più volte violata in passato” con un Occidente unito e il modo più efficace è “restare all’interno della cornice atlantica e questo non vuol dire necessariamente ingresso dell’Ucraina nella Nato, ci sono altre opzioni: occorre pensare in modo creativo, che l’articolo 5 del trattato Nato sia il tema più efficace dal quale far partire una discussione. Forse abbiamo corso un po’ troppo e occorre riprendere temi che abbiamo tolto dal tavolo troppo presto…”.

Il vero obiettivo di Palazzo Chigi è quello di avere delle garanzie di sicurezza in cui la rete di missili, le capacità tecnologiche e lo spiegamento rapido di mezzi di difesa siano rapidamente utilizzabili. Ma c’è il problema dei 3500 soldati italiani da schierare in Ucraina. O meglio, l’opportunità, infatti la premier ha dichiarato “Resto perplessa sul ricorso all’invio di truppe in Ucraina. Al di là del fatto che in Italia non è mai stato all’ordine del giorno, la considero una soluzione molto complessa, meno risolutiva di altro, penso che sia un errore togliere dal tavolo la discussione sulla cornice atlantica, che può essere affrontata in varie maniere”. Oltre che Matteo Salvini e la Lega hanno espresso il loro disappunto sull’invio di truppe italiane sul suolo ucraino a meno che non si tratti di una missione sotto il cappello dell’Onu, orientamento condiviso anche da Fratelli d’Italia. Che su una questione cosi complicata per ora – e forse per sempre – non vuole scoprirsi le spalle per lasciare l’argomento all’alleato-nemico leghista. L’Italia non è l’unica a pensarla così, anche Germania e Polonia non gradiscono l’idea di inviare delle truppe.

Meloni ha indicato che attualmente “dobbiamo essere bravi a non dividere l’Occidente perché sarebbe esiziale per tutti” e che qualsiasi soluzione relativamente all’Ucraina e alla sicurezza dell’Europa deve rientrare “in una cornice atlantica”. Questo vale anche per la questione dell’invio di truppe in Ucraina. Nonostante le tensioni con Macron, Meloni ha mostrato disponibilità a svolgere un ruolo di mediazione nel conflitto ucraino, soprattutto alla luce delle recenti tensioni tra il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Ha affermato che l’Italia, insieme al Regno Unito, potrebbe contribuire a ricucire le divisioni all’interno dell’alleanza occidentale, sottolineando che una divisione sarebbe “esiziale per tutti”. L’ultimo vertice ha messo in luce il rapporto mai nato tra la premier italiana e il presidente francese ed è il risultato di una serie di dissapori tra i due leader. È noto il disappunto di Giorgia Meloni dopo l’incontro tra Emmanuel Macron e il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che si è svolto il 26 febbraio 2025 alla Casa Bianca. “Io vorrei sapere a che titolo sei andato a Washington”. Durante il collegamento tra i leader europei Giorgia Meloni si è rivolta così nei confronti di Emmanuel Macron. Nel mirino di Meloni c’era l’incontro con Donald Trump alla Casa Bianca. Macron ha risposto a Meloni di aver “rappresentato soltanto la Francia”. Ma l’inquilina di Palazzo Chigi ha stigmatizzato le “iniziative che dovrebbero essere condivise preventivamente con tutti gli stati Ue”. Durante questo incontro, l’inquilino dell’Eliseo e il Tycoon hanno discusso di un possibile cessate il fuoco in Ucraina e dell’invio di truppe europee sul terreno di guerra. Meloni ha espresso la sua contrarietà a tali iniziative. Anche durante il vertice europeo di Parigi la premier italiana ha criticato l’iniziativa oltre per il luogo del vertice, secondo lei si doveva svolgere a Bruxelles, anche l’idea del Presidente francese di recarsi a Washington senza un preventivo coordinamento con gli altri leader europei.
Questi eventi hanno evidenziato le divergenze tra i due leader sulla gestione della crisi ucraina e sul ruolo dell’Europa nelle relazioni transatlantiche.

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