le carte dell’indagine sulla figlia di Wanna Marchi e Lacerenza

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«Sono fattissimo. Abbiamo 4 puttane da chiamare adesso?». Sotto inchieste il “re delle sciabolate”  nella sua Gintoneria, il locale della movida milanese, a due passi dalla stazione centrale, ed è qui che, in base a quanto emerge dalle intercettazioni, si trovano pure «sostanze stupefacenti e prostitute». L’identikit dei clienti facoltosi e le intercettazioni

«Sono fattissimo. Abbiamo 4 put*ane da chiamare adesso?». È il mese di febbraio del 2024. Tra le tre e le quattro del mattino il telefono di Davide Lacerenza squilla in continuazione. Il “re delle sciabolate” si trova nella sua Gintoneria, il locale della movida milanese, a due passi dalla stazione centrale, ed è qui che, in base a quanto emerge dalle intercettazioni, si trovano pure «sostanze stupefacenti e prostitute».

Un giro d’affari che gli uomini del nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano, coordinati dai magistrati della procura meneghina, hanno sventato. Martedì 4 marzo sono finiti agli arresti domiciliari proprio Lacerenza, l’ex compagna e figlia di Wanna Marchi, Stefania Nobile, e un loro stretto collaboratore. Le accuse sono, a vario titolo, di autoriciclaggio, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

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Non era affatto tenera la notte dell’imprenditore-tiktoker e della sua socia in affari. Dietro alle storie su Instagram, fatte di brindisi a suon di gintonic e tanto divertimento, si celava un sistema caratterizzato «da escort – si legge nell’ordinanza cautelare – che adescavano i clienti per poi andare a rendere prestazioni sessuali o nella attigua Malmaison (sempre di proprietà di Lacerenza, ndc) o in alberghi».

Tra l’altro, quelli che gli investigatori definiscono «clienti speciali» dell’imprenditore erano costretti «a pagare le consumazioni della gintoneria a un prezzo maggiorato». Champagne a peso d’oro, insomma, con «puttane e bamba» che potevano arrivare a costare fino a 35mila euro.

«Minchia ma hai visto quanto cazzo abbiamo incassato?», chiede, retorico, Lacerenza alla socia e figlia d’arte Nobile. I due sono entusiasti dei guadagni, ma anche del successo della Gintoneria che in poco tempo inizia a spopolare sui social e ottiene recensioni e reportage sulle testate nazionali.

Di fatto il locale è frequentatissimo: vip, calciatori, nuovi fenomeni social da milioni di seguaci come per esempio Filippo Champagne, al secolo Filippo Romeo e cioè fratello del capogruppo leghista al Senato Massimiliano, e di Nevio Lo Stirato, resi celebri dalla trasmissione radiofonica La Zanzara di Giuseppe Cruciani e David Parenzo.

«Il sindaco ricco»

«Ulteriore conferma che il privè sia utilizzato abitualmente per la consumazione di prestazioni sessuali emerge – si legge nelle carte giudiziarie – dalla telefonata intercorsa tra Lacerenza» e una donna che il primo «invita a recarsi» nel locale per «intrattenere una persona definita il sindaco ricco».

«Sta arrivando un sindaco», dice, sempre intercettato, l’imprenditore. E poi ancora parla di «un cliente svizzero», di «gente di Dubai». Gli stessi investigatori si riferiscono a «clienti facoltosi», come un certo S.S. A loro Lacerenza “offre” quelle che definisce «cavalle» e cioè donne. In certi casi il servizio è reso pure a domicilio. «La sera del 9 aprile 2024 e la mattina del 10 aprile 2024 – scrivono gli investigatori – tramite un van per ben quattro volte viene effettuato il servizio di delivery presso l’abitazione di S.S. portandogli oltre allo champagne anche puttane e bamba». «Com’è andata la ragazza? L’avete sfondata o no?», domanda in seguito l’imprenditore ai clienti.

Tra le ragazze, qualcuna, sentita a sommarie informazioni dagli inquirenti, dice: «Più si è gentili con lui (Lacerenza, ndc) e più si conseguono vantaggi, tra cui cibo, alcol, corsia preferenziale per i clienti, conoscenze legali e nel mondo delle forze di polizia». Del resto nell’ordinanza si evidenziano i legami tra Lacerenza e i militari: «un certo Federico della Guardia di Finanza» avrebbe avvisato l’imprenditore dell’indagine nei suoi confronti.

Intanto più gli affari ingranano più Stefania Nobile, già condannata per le vicende legate alle televendite insieme alla madre, nutre preoccupazioni, nonostante condivida «gli utili» dell’attività di Lacerenza. «Ma ti rendi conto – dice intercettata, rivolta a un collaboratore – ma possiamo continuare così? Tanto da un momento all’altro arrivano, io me lo aspetto, cioè io non dormo, dormo mezzora mi sveglio, perchè arrivano lo so». Parole che oggi appaiono premonitorie.

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L’inchiesta è nata dall’approfondimento di segnalazioni per operazioni sospette (Sos), in particolare il versamento di oltre 641mila euro sul conto di Lacerenza da parte di un cliente. Il nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano ha sottoposto a sequestro per equivalente oltre 900mila euro, provento dell’autoriclaggio. Apposti anche i sigilli alla Gintoneria, locale della notte. E delle tenebre.

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