Israele – Hamas, le notizie di oggi 4 marzo sulla situazione a Gaza e in Medio Oriente

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I leader arabi discutono oggi al Cairo di un progetto alternativo a quello di Donald Trump su Gaza, che prevede un controllo statunitense del territorio e l’espulsione della sua popolazione, mentre l’accordo di tregua tra Israele e Hamas è in una fase di stallo. Il piano del presidente americano, respinto dai paesi arabi, dai palestinesi e da molti altri Stati e organizzazioni internazionali, è stato invece accolto con favore dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il quale ha affermato ieri che \”è giunto il momento di dare agli abitanti di Gaza la libertà di partire\”. \”L’Egitto ha lavorato, in collaborazione con i fratelli palestinesi, per formare un comitato amministrativo composto da esperti palestinesi indipendenti e tecnocrati, incaricato di gestire il settore di Gaza\”, ha detto il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi chiedendo al summit arabo del Cairo di approvare il suo piano per la ricostruzione della Striscia. \”Questa commissione sarà responsabile della supervisione degli aiuti e dell’amministrazione del territorio in questa fase complessa, in vista del ritorno dell’Autorità Palestinese a Gaza”. “I palestinesi devono rimanere a Gaza e ricostruire il proprio Stato”, ha aggiunto.\n\n

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\”L’Egitto ha lavorato, in collaborazione con i fratelli palestinesi, per formare un comitato amministrativo composto da esperti palestinesi indipendenti e tecnocrati, incaricato di gestire il settore di Gaza. Questa commissione sarà responsabile della supervisione degli aiuti e dell’amministrazione del territorio in questa fase complessa, in vista del ritorno dell’Autorità Palestinese a Gaza\”: lo ha detto il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi chiedendo al summit arabo del Cairo di approvare il suo piano per la ricostruzione della Striscia.

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\”L’Egitto chiede che questo piano venga approvato nel nostro vertice odierno e che si mobiliti il sostegno regionale e internazionale per la sua realizzazione, affinché il popolo palestinese possa ricostruire il proprio Stato e rimanere sulla propria terra\”: lo ha detto il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi nel suo intervento al vertice straordinario della Lega araba al Cairo sulla ricostruzione di Gaza trasmesso in diretto su Youtube dalla Presidenza egiziana.

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La bozza del piano egiziano per la Striscia in discussione oggi al vertice della Lega araba al Cairo, consultata dall’Afp, prevede l’istituzione di un comitato di amministrazione di Gaza, composto da tecnocrati indipendenti e personalità non appartenenti a fazioni politiche, sotto l’egida del governo palestinese, per gestire il territorio durante una fase di transizione di sei mesi. Questa misura è descritta come un passo verso la ripresa completa del controllo di Gaza da parte dell’Autorità Palestinese. Per sostenere questa transizione, il piano prevede che Egitto e Giordania formino le forze di sicurezza palestinesi per prepararle ad assumere responsabilità nel mantenimento dell’ordine a Gaza. Il piano menziona anche la possibilità di una presenza internazionale nei territori palestinesi, attraverso un’eventuale risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per il dispiegamento di forze di mantenimento della pace o di protezione a Gaza e in Cisgiordania. Questo farebbe parte di un calendario più ampio volto alla creazione di uno Stato palestinese e al rafforzamento delle sue istituzioni.

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Il futuro politico della Striscia di Gaza, dove Hamas rimane l’attore incontrastato, e la questione degli ingenti finanziamenti necessari per la ricostruzione sono i due temi al centro del dibattito in corso oggi al Cairo durante l’atteso vertice della Lega Araba. Sebbene l’Egitto abbia presentato un ambizioso piano di finanziamento di 20 miliardi di dollari da distribuire in tre anni, gli analisti avvertono che queste risorse finanziarie da sole non possono risolvere le complessità della crisi. \”Le attese rispetto a questo intervento economico sono alte, ma il piano egiziano potrebbe rivelarsi inefficace senza una visione politica realistica e sostenibile\”, scrive il quotidiano panarabo Al Quds Al Arabi. La questione del futuro di Hamas si erge come una delle principali incognite: gli Emirati Arabi Uniti hanno chiesto lo smantellamento del gruppo islamico, mentre Qatar e Arabia Saudita propongono un approccio più pragmatico e meno radicale, enfatizzando la necessità di trovare un consenso regionale. Nonostante le divergenze, i rappresentanti dei Paesi arabi presenti al Cairo sono uniti nel rifiutare il piano di deportazione di massa dei palestinesi dalla Striscia di Gaza, precedentemente avanzato dall’amministrazione americana di Donald Trump e sostenuto da Israele.

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“Collaboriamo con i palestinesi per creare un comitato indipendente per governare Gaza”. Lo ha riferito il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi. 

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La Turchia ha denunciato una serie di affermazioni critiche da parte di funzionari iraniani durante un incontro con l’incaricato d’affari di Teheran ad Ankara, presso il ministero degli Esteri turco. Lo ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri, Oncu Keceli, come riferisce Hurriyet, dichiarando che l’incaricato d’affari iraniano è stato \”invitato\” presso il ministero turco, dopo che ieri la Repubblica islamica aveva convocato l’ambasciatore turco, contestando \”dichiarazioni false e analisi irrealistiche\” sulla politica estera iraniana da parte del ministro degli Esteri turco Hakan Fidan. \”Pensiamo che le questioni di politica estera non debbano in nessun caso essere strumentalizzate in politica interna\”, ha detto Keceli. \”Preferiamo trasmettere i messaggi critici che devono essere dati a un altro Paese direttamente ai suoi interlocutori. Abbiamo seguito questa strada oggi. Diamo grande valore alle nostre relazioni con l’Iran\”, ha aggiunto il funzionario, facendo sapere che Ankara ha inoltrato a Teheran un dossier preparato riguardo alle osservazioni critiche verso la Turchia da parte di funzionari iraniani negli ultimi anni.

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Il governo brasiliano \”deplora\” la decisione israeliana di sospendere l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza, \”decisione che aggrava la precaria situazione umanitaria e compromette il cessate il fuoco in vigore\”. Lo riferisce il ministero degli Esteri in una nota. \”Nel sollecitare l’immediata revoca della misura, il Brasile ricorda che Israele ha l’obbligo – come riconosciuto dalla Corte internazionale di giustizia nelle sue misure provvisorie del 2024 – di garantire la fornitura di servizi di base essenziali e assistenza umanitaria alla popolazione di Gaza, senza impedimenti. L’ostruzione deliberata e l’uso politico dell’assistenza umanitaria costituiscono una grave violazione del diritto internazionale umanitario\”, riferisce il comunicato. \”Il Brasile esorta le parti a rispettare rigorosamente i termini dell’accordo di cessate il fuoco e ad avviare negoziati per garantire la cessazione definitiva delle ostilità, il ritiro delle forze israeliane da Gaza, il rilascio di tutti gli ostaggi e l’istituzione di solidi meccanismi per l’ingresso senza ostacoli e prevedibile di aiuti umanitari nella misura necessaria\”, conclude. 

“,”postId”:”8cbbeef0-52bd-4e4b-9426-323510117dd0″},{“timestamp”:”2025-03-04T13:46:52.406Z”,”timestampUtcIt”:”2025-03-04T14:46:52+0100″,”altBackground”:false,”title”:”Idf estende operazione a Jenin, ucciso comandante Hamas”,”content”:”

Le Idf hanno annunciato l’estensione dell’operazione militare ‘Muro di Ferro’ a Jenin, nel nord della Cisgiordania. In particolare, l’operazione lanciata dalle Idf in collaborazione con lo Shin Bet riguarderà altre zone della città di Jenin finora risparmiate.

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L’annuncio segue quello dell’uccisione di un comandante di Hamas a Jenin, Isser Saadi, nella notte. Insieme a lui è stata uccisa un’altra persona e tre sono state arrestate, fa sapere l’Idf, aggiungendo di aver trovato armi e un fucile M-16 nella casa dove il comandante di Hamas si nascondeva.

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I media libanesi hanno annunciato che a causa di un attacco israeliano su un veicolo nel sud del Paese e’ rimasta uccisa una persona. L’agenzia di stampa nazionale ha inoltre pubblicato l’immagine dell’auto in fiamme. Nonostante l’accordo di tregua del 27 novembre che ha in gran parte fermato piu’ di un anno di ostilita’ tra Hezbollah e Israele, Tel Aviv ha continuato a effettuare attacchi sul territorio libanese. Venerdi’, l’esercito israeliano ha detto di aver ucciso un contrabbandiere di armi di Hezbollah in un attacco sul Libano orientale, mentre il giorno precedente sempre l’Idf ha affermato di aver colpito un posto di osservazione di Hezbollah nel sud. Secondo i termini del cessate il fuoco, Israele avrebbe dovuto completare il suo ritiro dal Libano entro il 18 febbraio, ma ha mantenuto le truppe in cinque localita’ che ritiene \”strategiche\”. Il cessate il fuoco richiedeva anche a Hezbollah di ritirarsi a nord del fiume Litani, a circa 30 chilometri dal confine, e di smantellare tutte le infrastrutture militari rimaste nel sud. La scorsa settimana, il ministro della Difesa Israel Katz ha detto che le forze israeliane sarebbero rimaste a tempo indeterminato in quella che ha definito una \”zona cuscinetto\” nel sud del Libano.

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Hamas auspica che il summit arabo del Cairo, convocato nell’intento di offrire un’alternativa al controverso piano di Donald Trump per il futuro della Striscia di Gaza, possa \”sventare\” la prospettiva di un trasferimento dei palestinesi lontano dalla Striscia di Gaza. \”Auspichiamo un ruolo arabo efficace che ponga fine alla tragedia umanitaria creata dall’occupazione nella Striscia di Gaza – afferma il gruppo in una dichiarazione in cui lancia nuove accuse a Israele – e che neutralizzi i piani dell’occupazione per lo sfollamento\” dei gazawi.

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\”L’adozione del piano presentato dall’Egitto\” avviene \”sulla base degli studi condotti dalla Banca Mondiale e dal Fondo di Sviluppo delle Nazioni Unite sul recupero precoce e la ricostruzione di Gaza\”: lo scrive il sito di Sky News Arabia citando tra virgolette il documento che verrà approvato oggi al Cairo con, solo implicito, il riferimento alla stima Onu di 53 miliardi di dollari necessari per la ricostruzione di Gaza. La stima come noto si basa su un rapporto Onu pubblicato il 18 febbraio scorso intitolato \”Interim Rapid Damage and Needs Assessment\” (Irdna). Questa \”Valutazione Interinale Rapida dei Danni e dei Bisogni\” condotta congiuntamente dall’Onu dall’Unione Europea e dalla Banca Mondiale, \”fornisce una valutazione completa della distruzione, delle perdite economiche e dei bisogni di recupero a Gaza e in Cisgiordania dopo 15 mesi di conflitto\”, aveva precisato il sito \”Palestina\” dell’Onu. \”La valutazione stima che siano necessari 53,2 miliardi di dollari per il recupero e la ricostruzione nel prossimo decennio, con 20 miliardi di dollari necessari nei primi tre anni per ripristinare i servizi essenziali, ricostruire le infrastrutture e sostenere la ripresa economica\”, veniva aggiunto. 

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Sale la tensione tra Turchia e Iran. Il ministero degli Esteri turco ha convocato l’ambasciatore iraniano ad Ankara. A nulla sono serviti i tentativi del governo iraniano che ha sminuito la precedente convocazione da parte del regime degli ayatollah dell’ambasciatore turco a Teheran. Una chiamata informale per chiarimenti secondo il governo iraniano, una convocazione ufficiale per protestare secondo i media turchi. Alla base del nervosismo di Teheran le parole del ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan. Quest’ultimo aveva accusato la politica estera iraniana di \”contribuire al disordine in Medio Oriente\”, avvertito di \”non giocare con la stabilità della Siria\” e auspicato \”un cambio di direzione\”. L’intervento di Fidan ha creato fastidio a Teheran e arriva dopo che gruppi di opposizione sostenuti da Ankara hanno rovesciato il regime di Bashar al Assad, alleato che garantiva agli iraniani una forte influenza nell’area. Un evento che ha fatto salire la tensione sull’asse Turchia-Iran.

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Il piano arabo apre anche alla possibilità che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite valuti l’invio di forze internazionali a Gaza. Secondo le anticipazioni, il comitato nella Striscia di Gaza sarebbe composto da personalità indipendenti, escluderà membri di organizzazioni terroristiche palestinesi e opererà sotto l’autorità del governo dell’Autorità Nazionale palestinese di Ramallah. Inoltre, in sette aree nella Striscia di Gaza verrebbero forniti alloggi temporanei per 1,5 milioni di palestinesi, in contrasto con il piano di sfollamento in massa immaginato da Trump.

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L’emittente Al-Arabiya spiega che la prima fase della ricostruzione della Striscia di Gaza dovrebbe durare due anni, per un costo di circa 20 miliardi di dollari. La seconda fase durerebbe invece due anni e mezzo e avrebbe un costo di circa 30 miliardi di dollari. La maggior parte del denaro è necessaria per ristrutturare le case dei residenti, precisa l’emittente. Il comitato temporaneo lavorerà per raccogliere il sostegno e il denaro necessari per la ricostruzione e sarà istituito un fondo fiduciario supervisionato a livello internazionale al quale saranno trasferiti i fondi, scrivono i media arabi.

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Prevede due fasi e un investimento di 53 miliardi di dollari il piano per la ricostruzione della Striscia di Gaza presentato durante il summit di emergenza della Lega Araba al Cairo e alternativo a quello ipotizzato dal presidente americano Donald Trump. Lo riportano i media arabi sottolineando che, per i leader arabi, la ricostruzione di Gaza dovrebbe durare almeno quattro anni e mezzo. Iniziando con un cessate il fuoco temporaneo durante il quale verranno ”adottate misure per rafforzare la fiducia” e mentre Egitto e la Giordania forniranno addestramento alla polizia palestinese in preparazione del suo dispiegamento nella Striscia di Gaza.

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Secondo i dettagli della bozza del piano egiziano resi noti dal canale qatariota Al-Arabi, oltre allo stanziamento di 53 miliardi di dollari per la ricostruzione della Striscia di Gaza è prevista l’istituzione di un comitato temporaneo per la gestione dell’enclave per un periodo di sei mesi. Una fase transitoria, appunto, in preparazione del ritorno dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) a Gaza. Durante il cessate il fuoco temporaneo inizieranno i negoziati diretti tra Israele e palestinesi in vista di una soluzione a due Stati. Il piano arabo afferma infatti che i palestinesi hanno diritto a uno Stato indipendente che coesista accanto allo Stato di Israele. \”La soluzione dei due Stati aprirà le porte alle relazioni tra i paesi della regione e Israele\”, si legge.

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Al vertice straordinario della Lega araba al Cairo non parteciperà il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman ma il ministro degli Esteri, il principe Faisal bin Farhan. Lo ha affermato la Saudi Press Agency, precisando che il capo della diplomazia \”è arrivato oggi al Cairo per guidare la delegazione del Regno che partecipa al vertice arabo straordinario\” indetto per discutere di un piano per il futuro di gaza alternativo a quello del presidente Usa, Donald Trump.

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Il disarmo di Hamas è una \”linea rossa\”, ha avvertito Sami Abou Zouhri, uno dei leader del movimento islamista palestinese, dopo che Israele ha legato il proseguimento della tregua nella Striscia di Gaza alla \”totale smilitarizzazione\” del territorio. \”Ogni discussione sulle armi della resistenza (a Israele) è una sciocchezza. Le armi della resistenza sono una linea rossa per Hamas e tutti i gruppi di resistenza\”, ha detto Abu Zouhri. \”Si tratta di una questione non negoziabile\” e \”qualsiasi discussione sulla deportazione dei combattenti della resistenza o del nostro popolo viene respinta a priori\”, ha aggiunto.

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Il piano egiziano per la ricostruzione della Striscia di Gaza prevede di \”mantenere il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza\” e richiede \”disposizioni per una governance transitoria e la garanzia della sicurezza in modo da preservare le prospettive di una soluzione a due Stati\”: lo scrive l’emittente panaraba Sky News Arabia. Il piano propone inoltre di \”lavorare a una proposta progressiva di gestione della Striscia durante la ricostruzione, tenendo conto della tutela del diritto del popolo palestinese a rimanere sulla propria terra\”, scrive ancora la tv.

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Il disarmo di Hamas è una \”linea rossa\”, ha detto all’Afp Sami Abu Zouhri, uno dei leader del movimento islamista palestinese, dopo che Israele ha condizionato la continuazione della tregua nella striscia di Gaza alla \”demilitarizzazione totale\” del territorio. \”Ogni discussione sulle armi della resistenza (a Israele) è un nonsenso. Le armi della resistenza sono una linea rossa per Hamas e tutti i gruppi di resistenza\”, ha detto Zuhri. \”È una questione non negoziabile\” e \”ogni discussione sulla deportazione dei combattenti della resistenza o del nostro popolo è respinta\” in anticipo, ha aggiunto.

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L’Arabia Saudita riesaminerà gli \”ostacoli\” alla ripresa delle importazioni dal Libano e porrà fine al divieto imposto ai suoi cittadini di visitare il Paese. Lo hanno affermato i due governi in una dichiarazione congiunta, rilasciata un giorno dopo che il presidente libanese Joseph Aoun ha incontrato il principe ereditario Mohammed bin Salman, a Riad, nel suo primo viaggio all’estero da quando ha assunto l’incarico a gennaio.

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Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar chiede la ‘completa demilitarizzazione’ di Gaza per passare alla seconda fase dell’accordo sulla tregua. Sa’ar ha anche rivendicato il blocco degli aiuti umanitari: \”Gli aiuti umanitari sono diventati la principale fonte di reddito di Hamas a Gaza. Quei soldi li usano per il terrorismo, per ripristinare le loro capacità e per far entrare più giovani terroristi nella loro organizzazione\”.

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I leader arabi discutono oggi al Cairo di un progetto alternativo a quello di Donald Trump su Gaza, che prevede un controllo statunitense del territorio e l’espulsione della sua popolazione, mentre l’accordo di tregua tra Israele e Hamas è in una fase di stallo. Il piano del presidente americano, respinto dai paesi arabi, dai palestinesi e da molti altri Stati e organizzazioni internazionali, è stato invece accolto con favore dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il quale ha affermato ieri che “è giunto il momento di dare agli abitanti di Gaza la libertà di partire”. “L’Egitto ha lavorato, in collaborazione con i fratelli palestinesi, per formare un comitato amministrativo composto da esperti palestinesi indipendenti e tecnocrati, incaricato di gestire il settore di Gaza”, ha detto il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi chiedendo al summit arabo del Cairo di approvare il suo piano per la ricostruzione della Striscia. “Questa commissione sarà responsabile della supervisione degli aiuti e dell’amministrazione del territorio in questa fase complessa, in vista del ritorno dell’Autorità Palestinese a Gaza”. “I palestinesi devono rimanere a Gaza e ricostruire il proprio Stato”, ha aggiunto.

Approfondimenti:

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Sisi conferma: “Proposto comitato indipendente per gestire Gaza”

“L’Egitto ha lavorato, in collaborazione con i fratelli palestinesi, per formare un comitato amministrativo composto da esperti palestinesi indipendenti e tecnocrati, incaricato di gestire il settore di Gaza. Questa commissione sarà responsabile della supervisione degli aiuti e dell’amministrazione del territorio in questa fase complessa, in vista del ritorno dell’Autorità Palestinese a Gaza”: lo ha detto il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi chiedendo al summit arabo del Cairo di approvare il suo piano per la ricostruzione della Striscia.

Sisi: “I palestinesi devono rimanere a Gaza”

“L’Egitto chiede che questo piano venga approvato nel nostro vertice odierno e che si mobiliti il sostegno regionale e internazionale per la sua realizzazione, affinché il popolo palestinese possa ricostruire il proprio Stato e rimanere sulla propria terra”: lo ha detto il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi nel suo intervento al vertice straordinario della Lega araba al Cairo sulla ricostruzione di Gaza trasmesso in diretto su Youtube dalla Presidenza egiziana.

Media: “Piano arabo per Gaza chiede governance transitoria”

La bozza del piano egiziano per la Striscia in discussione oggi al vertice della Lega araba al Cairo, consultata dall’Afp, prevede l’istituzione di un comitato di amministrazione di Gaza, composto da tecnocrati indipendenti e personalità non appartenenti a fazioni politiche, sotto l’egida del governo palestinese, per gestire il territorio durante una fase di transizione di sei mesi. Questa misura è descritta come un passo verso la ripresa completa del controllo di Gaza da parte dell’Autorità Palestinese. Per sostenere questa transizione, il piano prevede che Egitto e Giordania formino le forze di sicurezza palestinesi per prepararle ad assumere responsabilità nel mantenimento dell’ordine a Gaza. Il piano menziona anche la possibilità di una presenza internazionale nei territori palestinesi, attraverso un’eventuale risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per il dispiegamento di forze di mantenimento della pace o di protezione a Gaza e in Cisgiordania. Questo farebbe parte di un calendario più ampio volto alla creazione di uno Stato palestinese e al rafforzamento delle sue istituzioni.

Gaza, per analisti oltre al denaro serve una visione politica

Il futuro politico della Striscia di Gaza, dove Hamas rimane l’attore incontrastato, e la questione degli ingenti finanziamenti necessari per la ricostruzione sono i due temi al centro del dibattito in corso oggi al Cairo durante l’atteso vertice della Lega Araba. Sebbene l’Egitto abbia presentato un ambizioso piano di finanziamento di 20 miliardi di dollari da distribuire in tre anni, gli analisti avvertono che queste risorse finanziarie da sole non possono risolvere le complessità della crisi. “Le attese rispetto a questo intervento economico sono alte, ma il piano egiziano potrebbe rivelarsi inefficace senza una visione politica realistica e sostenibile”, scrive il quotidiano panarabo Al Quds Al Arabi. La questione del futuro di Hamas si erge come una delle principali incognite: gli Emirati Arabi Uniti hanno chiesto lo smantellamento del gruppo islamico, mentre Qatar e Arabia Saudita propongono un approccio più pragmatico e meno radicale, enfatizzando la necessità di trovare un consenso regionale. Nonostante le divergenze, i rappresentanti dei Paesi arabi presenti al Cairo sono uniti nel rifiutare il piano di deportazione di massa dei palestinesi dalla Striscia di Gaza, precedentemente avanzato dall’amministrazione americana di Donald Trump e sostenuto da Israele.

Vertice Lega araba, Egitto: “Collaboriamo per comitato per governare Gaza”

“Collaboriamo con i palestinesi per creare un comitato indipendente per governare Gaza”. Lo ha riferito il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi. 

Turchia all’Iran: “La politica estera non sia strumentalizzata”

La Turchia ha denunciato una serie di affermazioni critiche da parte di funzionari iraniani durante un incontro con l’incaricato d’affari di Teheran ad Ankara, presso il ministero degli Esteri turco. Lo ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri, Oncu Keceli, come riferisce Hurriyet, dichiarando che l’incaricato d’affari iraniano è stato “invitato” presso il ministero turco, dopo che ieri la Repubblica islamica aveva convocato l’ambasciatore turco, contestando “dichiarazioni false e analisi irrealistiche” sulla politica estera iraniana da parte del ministro degli Esteri turco Hakan Fidan. “Pensiamo che le questioni di politica estera non debbano in nessun caso essere strumentalizzate in politica interna”, ha detto Keceli. “Preferiamo trasmettere i messaggi critici che devono essere dati a un altro Paese direttamente ai suoi interlocutori. Abbiamo seguito questa strada oggi. Diamo grande valore alle nostre relazioni con l’Iran”, ha aggiunto il funzionario, facendo sapere che Ankara ha inoltrato a Teheran un dossier preparato riguardo alle osservazioni critiche verso la Turchia da parte di funzionari iraniani negli ultimi anni.

Brasilia “deplora” Israele per il blocco degli aiuti a Gaza

Il governo brasiliano “deplora” la decisione israeliana di sospendere l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza, “decisione che aggrava la precaria situazione umanitaria e compromette il cessate il fuoco in vigore”. Lo riferisce il ministero degli Esteri in una nota. “Nel sollecitare l’immediata revoca della misura, il Brasile ricorda che Israele ha l’obbligo – come riconosciuto dalla Corte internazionale di giustizia nelle sue misure provvisorie del 2024 – di garantire la fornitura di servizi di base essenziali e assistenza umanitaria alla popolazione di Gaza, senza impedimenti. L’ostruzione deliberata e l’uso politico dell’assistenza umanitaria costituiscono una grave violazione del diritto internazionale umanitario”, riferisce il comunicato. “Il Brasile esorta le parti a rispettare rigorosamente i termini dell’accordo di cessate il fuoco e ad avviare negoziati per garantire la cessazione definitiva delle ostilità, il ritiro delle forze israeliane da Gaza, il rilascio di tutti gli ostaggi e l’istituzione di solidi meccanismi per l’ingresso senza ostacoli e prevedibile di aiuti umanitari nella misura necessaria”, conclude. 

Idf estende operazione a Jenin, ucciso comandante Hamas

Le Idf hanno annunciato l’estensione dell’operazione militare ‘Muro di Ferro’ a Jenin, nel nord della Cisgiordania. In particolare, l’operazione lanciata dalle Idf in collaborazione con lo Shin Bet riguarderà altre zone della città di Jenin finora risparmiate.

L’annuncio segue quello dell’uccisione di un comandante di Hamas a Jenin, Isser Saadi, nella notte. Insieme a lui è stata uccisa un’altra persona e tre sono state arrestate, fa sapere l’Idf, aggiungendo di aver trovato armi e un fucile M-16 nella casa dove il comandante di Hamas si nascondeva.

Media libanesi annunciano un morto dopo attacco Israele

I media libanesi hanno annunciato che a causa di un attacco israeliano su un veicolo nel sud del Paese e’ rimasta uccisa una persona. L’agenzia di stampa nazionale ha inoltre pubblicato l’immagine dell’auto in fiamme. Nonostante l’accordo di tregua del 27 novembre che ha in gran parte fermato piu’ di un anno di ostilita’ tra Hezbollah e Israele, Tel Aviv ha continuato a effettuare attacchi sul territorio libanese. Venerdi’, l’esercito israeliano ha detto di aver ucciso un contrabbandiere di armi di Hezbollah in un attacco sul Libano orientale, mentre il giorno precedente sempre l’Idf ha affermato di aver colpito un posto di osservazione di Hezbollah nel sud. Secondo i termini del cessate il fuoco, Israele avrebbe dovuto completare il suo ritiro dal Libano entro il 18 febbraio, ma ha mantenuto le truppe in cinque localita’ che ritiene “strategiche”. Il cessate il fuoco richiedeva anche a Hezbollah di ritirarsi a nord del fiume Litani, a circa 30 chilometri dal confine, e di smantellare tutte le infrastrutture militari rimaste nel sud. La scorsa settimana, il ministro della Difesa Israel Katz ha detto che le forze israeliane sarebbero rimaste a tempo indeterminato in quella che ha definito una “zona cuscinetto” nel sud del Libano.

Hamas: “Summit arabo blocchi piano Trump e ponga fine a tragedia a Gaza”

Hamas auspica che il summit arabo del Cairo, convocato nell’intento di offrire un’alternativa al controverso piano di Donald Trump per il futuro della Striscia di Gaza, possa “sventare” la prospettiva di un trasferimento dei palestinesi lontano dalla Striscia di Gaza. “Auspichiamo un ruolo arabo efficace che ponga fine alla tragedia umanitaria creata dall’occupazione nella Striscia di Gaza – afferma il gruppo in una dichiarazione in cui lancia nuove accuse a Israele – e che neutralizzi i piani dell’occupazione per lo sfollamento” dei gazawi.

Media: “Per piano Cairo servono 53 miliardi per ricostruire Gaza”

“L’adozione del piano presentato dall’Egitto” avviene “sulla base degli studi condotti dalla Banca Mondiale e dal Fondo di Sviluppo delle Nazioni Unite sul recupero precoce e la ricostruzione di Gaza”: lo scrive il sito di Sky News Arabia citando tra virgolette il documento che verrà approvato oggi al Cairo con, solo implicito, il riferimento alla stima Onu di 53 miliardi di dollari necessari per la ricostruzione di Gaza. La stima come noto si basa su un rapporto Onu pubblicato il 18 febbraio scorso intitolato “Interim Rapid Damage and Needs Assessment” (Irdna). Questa “Valutazione Interinale Rapida dei Danni e dei Bisogni” condotta congiuntamente dall’Onu dall’Unione Europea e dalla Banca Mondiale, “fornisce una valutazione completa della distruzione, delle perdite economiche e dei bisogni di recupero a Gaza e in Cisgiordania dopo 15 mesi di conflitto”, aveva precisato il sito “Palestina” dell’Onu. “La valutazione stima che siano necessari 53,2 miliardi di dollari per il recupero e la ricostruzione nel prossimo decennio, con 20 miliardi di dollari necessari nei primi tre anni per ripristinare i servizi essenziali, ricostruire le infrastrutture e sostenere la ripresa economica”, veniva aggiunto. 

Ora Ankara convoca ambasciatore iraniano

Sale la tensione tra Turchia e Iran. Il ministero degli Esteri turco ha convocato l’ambasciatore iraniano ad Ankara. A nulla sono serviti i tentativi del governo iraniano che ha sminuito la precedente convocazione da parte del regime degli ayatollah dell’ambasciatore turco a Teheran. Una chiamata informale per chiarimenti secondo il governo iraniano, una convocazione ufficiale per protestare secondo i media turchi. Alla base del nervosismo di Teheran le parole del ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan. Quest’ultimo aveva accusato la politica estera iraniana di “contribuire al disordine in Medio Oriente”, avvertito di “non giocare con la stabilità della Siria” e auspicato “un cambio di direzione”. L’intervento di Fidan ha creato fastidio a Teheran e arriva dopo che gruppi di opposizione sostenuti da Ankara hanno rovesciato il regime di Bashar al Assad, alleato che garantiva agli iraniani una forte influenza nell’area. Un evento che ha fatto salire la tensione sull’asse Turchia-Iran.

2 fasi per 53 mld di dollari, il piano arabo per ricostruire Gaza in 4,5 anni (2)

Il piano arabo apre anche alla possibilità che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite valuti l’invio di forze internazionali a Gaza. Secondo le anticipazioni, il comitato nella Striscia di Gaza sarebbe composto da personalità indipendenti, escluderà membri di organizzazioni terroristiche palestinesi e opererà sotto l’autorità del governo dell’Autorità Nazionale palestinese di Ramallah. Inoltre, in sette aree nella Striscia di Gaza verrebbero forniti alloggi temporanei per 1,5 milioni di palestinesi, in contrasto con il piano di sfollamento in massa immaginato da Trump.

L’emittente Al-Arabiya spiega che la prima fase della ricostruzione della Striscia di Gaza dovrebbe durare due anni, per un costo di circa 20 miliardi di dollari. La seconda fase durerebbe invece due anni e mezzo e avrebbe un costo di circa 30 miliardi di dollari. La maggior parte del denaro è necessaria per ristrutturare le case dei residenti, precisa l’emittente. Il comitato temporaneo lavorerà per raccogliere il sostegno e il denaro necessari per la ricostruzione e sarà istituito un fondo fiduciario supervisionato a livello internazionale al quale saranno trasferiti i fondi, scrivono i media arabi.

2 fasi per 53 mld di dollari, il piano arabo per ricostruire Gaza in 4,5 anni

Prevede due fasi e un investimento di 53 miliardi di dollari il piano per la ricostruzione della Striscia di Gaza presentato durante il summit di emergenza della Lega Araba al Cairo e alternativo a quello ipotizzato dal presidente americano Donald Trump. Lo riportano i media arabi sottolineando che, per i leader arabi, la ricostruzione di Gaza dovrebbe durare almeno quattro anni e mezzo. Iniziando con un cessate il fuoco temporaneo durante il quale verranno ”adottate misure per rafforzare la fiducia” e mentre Egitto e la Giordania forniranno addestramento alla polizia palestinese in preparazione del suo dispiegamento nella Striscia di Gaza.

Secondo i dettagli della bozza del piano egiziano resi noti dal canale qatariota Al-Arabi, oltre allo stanziamento di 53 miliardi di dollari per la ricostruzione della Striscia di Gaza è prevista l’istituzione di un comitato temporaneo per la gestione dell’enclave per un periodo di sei mesi. Una fase transitoria, appunto, in preparazione del ritorno dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) a Gaza. Durante il cessate il fuoco temporaneo inizieranno i negoziati diretti tra Israele e palestinesi in vista di una soluzione a due Stati. Il piano arabo afferma infatti che i palestinesi hanno diritto a uno Stato indipendente che coesista accanto allo Stato di Israele. “La soluzione dei due Stati aprirà le porte alle relazioni tra i paesi della regione e Israele”, si legge.

Al summit Cairo non Mbs ma ministro Esteri saudita

Al vertice straordinario della Lega araba al Cairo non parteciperà il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman ma il ministro degli Esteri, il principe Faisal bin Farhan. Lo ha affermato la Saudi Press Agency, precisando che il capo della diplomazia “è arrivato oggi al Cairo per guidare la delegazione del Regno che partecipa al vertice arabo straordinario” indetto per discutere di un piano per il futuro di gaza alternativo a quello del presidente Usa, Donald Trump.

Hamas: nostro disarmo è “linea rossa” e non si negozia

Il disarmo di Hamas è una “linea rossa”, ha avvertito Sami Abou Zouhri, uno dei leader del movimento islamista palestinese, dopo che Israele ha legato il proseguimento della tregua nella Striscia di Gaza alla “totale smilitarizzazione” del territorio. “Ogni discussione sulle armi della resistenza (a Israele) è una sciocchezza. Le armi della resistenza sono una linea rossa per Hamas e tutti i gruppi di resistenza”, ha detto Abu Zouhri. “Si tratta di una questione non negoziabile” e “qualsiasi discussione sulla deportazione dei combattenti della resistenza o del nostro popolo viene respinta a priori”, ha aggiunto.

Media: piano arabo per Gaza chiede governance transitoria

Il piano egiziano per la ricostruzione della Striscia di Gaza prevede di “mantenere il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza” e richiede “disposizioni per una governance transitoria e la garanzia della sicurezza in modo da preservare le prospettive di una soluzione a due Stati”: lo scrive l’emittente panaraba Sky News Arabia. Il piano propone inoltre di “lavorare a una proposta progressiva di gestione della Striscia durante la ricostruzione, tenendo conto della tutela del diritto del popolo palestinese a rimanere sulla propria terra”, scrive ancora la tv.

Hamas: “La demilitarizzazione di Gaza è una linea rossa”+

Il disarmo di Hamas è una “linea rossa”, ha detto all’Afp Sami Abu Zouhri, uno dei leader del movimento islamista palestinese, dopo che Israele ha condizionato la continuazione della tregua nella striscia di Gaza alla “demilitarizzazione totale” del territorio. “Ogni discussione sulle armi della resistenza (a Israele) è un nonsenso. Le armi della resistenza sono una linea rossa per Hamas e tutti i gruppi di resistenza”, ha detto Zuhri. “È una questione non negoziabile” e “ogni discussione sulla deportazione dei combattenti della resistenza o del nostro popolo è respinta” in anticipo, ha aggiunto.

Arabia Saudita studia ripresa importazioni da Libano

L’Arabia Saudita riesaminerà gli “ostacoli” alla ripresa delle importazioni dal Libano e porrà fine al divieto imposto ai suoi cittadini di visitare il Paese. Lo hanno affermato i due governi in una dichiarazione congiunta, rilasciata un giorno dopo che il presidente libanese Joseph Aoun ha incontrato il principe ereditario Mohammed bin Salman, a Riad, nel suo primo viaggio all’estero da quando ha assunto l’incarico a gennaio.

Israele: “Completa demilitarizzazione di Gaza per fase 2”

Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar chiede la ‘completa demilitarizzazione’ di Gaza per passare alla seconda fase dell’accordo sulla tregua. Sa’ar ha anche rivendicato il blocco degli aiuti umanitari: “Gli aiuti umanitari sono diventati la principale fonte di reddito di Hamas a Gaza. Quei soldi li usano per il terrorismo, per ripristinare le loro capacità e per far entrare più giovani terroristi nella loro organizzazione”.



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