Dalle acrobazie in sella al lancio della startup, il sogno del ciclista professionista: «Vogliamo diventare la Vinted per le bici»

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Continua la nostra pedalata alla scoperta dei protagonisti italiani della mobilità sostenibile. Andrea Maranelli è il Ceo di Bikeflip, e-commerce per due ruote fondato da un team di sportivi. «I social hanno cambiato tutto. Ormai le aziende sponsorizzano atleti che possono dare visibilità»

«Negli anni dell’università, tra triennale e magistrale, ho lavorato un po’ con mio padre in concessionaria. Ho capito quanto sia fondamentale AutoScout. Inizialmente ci siamo ispirati a quello, ma poi abbiamo compreso che la bicicletta necessitava di un modello di business completamente diverso». Abituato a uno sport adrenalinico, quello delle bike trial, Andrea Maranelli è partito dalla sua passione, divenuta poi lavoro, per raccontare il progetto di Bikeflip. In questa nuova puntata alla scoperta delle startup della mobilità sostenibile ci spostiamo a Rovereto, in Trentino, dove ha preso forma questo e-commerce verticale sulle due ruote con sede alla Manifattura Tabacchi. A inizio 2025 la società ha chiuso un round da 1,6 milioni di euro e pochi giorni fa si è aggiudicata il “Premio L’Adige” per la startup trentina dell’anno.

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Da sinistra Nikolai Holder, Fabio Wibmer e Andrea Maranelli. Sono i cofounder di Bikeflip

Nel paradiso delle bici

Il contesto fa molto. Andrea Maranelli, classe 1994, è nato in un territorio che da anni fa scuola in materia di mobilità dolce. Tra le province autonome di Trento e Bolzano le ciclabili erano eccezionali ancora prima che in Italia cominciasse a emergere la necessità di rendere le città più a misura di bici. «Ho iniziato a correre in bici all’età di 6 anni. Sono diventato un atleta professionista, vincendo i campionati italiani di bike trial nel 2014». A questo punto bisogna fare attenzione alle date. Oltre dieci anni fa il fenomeno social c’era, ma perlopiù ridotto a Facebook, con i primi curiosi su Instagram.

Andrea Maranelli negli anni è rimasto uno sportivo, ma ha notato le opportunità di collaborare con i brand per raggiungere un pubblico che scrolla i video e, spesso e volentieri, viene attirato da quei filmati di sport estremi. Li avete presente, no? Ciclisti che affrontano circuiti di downhill gettandosi in percorsi tra file di alberi, oppure che vengono immortalati in trick dopo un enorme salto. Like su like. Al netto della passione il fondatore di BikeFlip non ha tralasciato gli studi.

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«Mi sono laureato in economia, studiando prima a Trento e poi a Innsbruck. Sono andato in Austria perché era una città dove c’era la possibilità di allenarmi in maniera efficiente. E lì ho conosciuto il mio socio, Fabio Wibmer, un atleta Red Bull». Completa il team dei co-founder della startup Nikolai Holder. La startup viene fondata nel 2020, un anno particolare per il mercato della bici visto che tra i vari bonus approvati nel corso del lockdown quello da 500 per le biciclette ha accelerato le vendite.

La storia di Bikeflip

«Abbiamo sviluppato la piattaforma da zero fino ad essere operativi nel 2022. Inizialmente avevamo un modello di business diverso». Non ci sono subscription, ma la startup guadagna da una commissione sulla compravendita, che garantisce insieme al pagamento e al packaging in carta riciclata. «Ad oggi l’azienda conta su 15 dipendenti e una rete di 10 collaboratori.
Siamo attivi in tutta Europa – ha aggiunto il Ceo – abbiamo partnership logistiche che ci permettono di raggiungere ogni Paese, ma siamo focalizzati al momento su Italia, Austria e Germania». In fase early la startup punta molto sulla visibilità social dei soci.

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Nel 2025 chi può permettersi il lusso di rinunciare ai social per fare business? Ma il discorso vale anche nello sport, soprattutto in quelli minori e di nicchia, come la disciplina acrobatica praticata da Maranelli. «I social hanno cambiato tutto. Ormai le aziende sponsorizzano atleti che possono dare visibilità. Se in una gara di trial arrivano 1000 visitatori, una story può raggiungere 2mila persone». Ottimo per gli affari, ma così non si rischia di far ruotare lo sport solo attorno a soldi e visibilità? «Dal punto di vista sportivo credo che non abbia peggiorato le cose: i social hanno portato più persone e hanno amplificato la disciplina».

Nel caso di BikeFlip si parla di second hand economy applicata alle due ruote. Prima di raccogliere il commento del Ceo sul mercato, ecco qualche numero sul settore in generale in Italia. Secondo Confindustria ANCMA (Associazione Ciclo Motociclo Accessori) il mercato della bicicletta in Italia ha registrato un calo del 23% nel 2023 rispetto al 2022: significano poco più di 1,3 milioni di pezzi venduti. L’organizzazione ha motivato il crollo con la fine degli incentivi statali e i vari problemi alla supply chain che hanno impattato sulla componentistica.

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«Il mercato italiano riflette le logiche che purtroppo sta subendo il mercato europeo. E il nuovo è penalizzato. Durante la pandemia c’è stata un’enorme richiesta di bici, il che ha aumentato le stime di vendita. Le aziende hanno prodotto tantissimo rispetto alle necessità». Risultato? «Ci sono stock di magazzino che devono essere smaltiti. Con una problematica non indifferente: i marchi di bici ogni anno rilasciano un modello nuovo. Chi fa il gioco non sono i marchi di bici ma quelli di componentistica. E lo stesso vale per le ebike». Nel presentarci questa istantanea il Ceo di Bikeflip ha l’idea che ci sia «poco coordinamento tra brand e mondo accessori».

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Con le nuove risorse del round da 1,6 milioni la startup punta ad accelerare le vendite grazie alla leva del marketing. «Il fine ultimo di Bikeflip è permettere alle persone di vendere bici in maniera semplice, per permettere alla gente di pedalare. Penso che la bici dovrebbe diventare un mezzo di tutti i giorni».





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