Donald Trump, durante la sua prima settimana da Presidente, ha firmato un ordine esecutivo per creare il D.O.G.E. (Dipartimento per l’Efficienza del Governo), il cui obiettivo è quello di digitalizzare la burocrazia e ridurre la spesa pubblica, snellendo l’apparato statale. Elon Musk, suo alleato e sostenitore, è stato scelto per guidare questa commissione, ottenendo così un ruolo di rilievo nell’amministrazione. Tuttavia, il D.O.G.E. ha suscitato polemiche per la scarsa trasparenza sulle sue operazioni e per i compiti di Musk, sollevando anche preoccupazioni legali e costituzionali.
Seppur il termine “dipartimento” possa trarre in inganno, il D.O.G.E. non è una nuova agenzia federale. Infatti, per instituire un ramo della pubblica amministrazione capace di emanare atti avente forza di legge è necessaria l’approvazione del Congresso. In altre parole, Musk è a capo di un organizzazione temporanea e consultiva il cui operato, come previsto dall’ordine esecutivo, dovrebbe terminare entro luglio 2026. Sempre dal decreto presidenziale si evince anche l’obiettivo principale della commissione, ovvero la digitalizzazione dei servizi pubblici, e in generale della burocrazia, attraverso la modernizzazione delle infrastrutture tecnologiche e delle procedure lavorative (inclusa la possibilità di modifiche strutturali) al fine di massimizzare l’efficienza pubblica. Per tale motivo, lavorerà a stretto contatto con un altro organo di consulenza, ovvero l’USDS (United States Digital Services) che si occupa di ricercare soluzioni informatiche e tecnologiche per facilitare e velocizzare le procedure burocratiche delle agenzie pubbliche.
Un aspetto poco chiaro, invece, è quello relativo ai membri della commissione: il decreto, infatti, non presenta precise indicazioni numeriche o relative alle competenze specifiche dei soggetti. Viene soltanto imposto alle agenzie federali di indicare almeno quattro figure (anche collaboratori esterni) tra cui un avvocato, un ingegnere informatico ed uno specialista delle risorse umane che seguiranno i lavori e forniranno consulenza ai capi di dipartimento.
Infine, sarà Elon Musk a rappresentare e gestire questa complessa “task-force”: egli è stato assunto dallo Stato americano sotto la categoria di “dipendente pubblico speciale”, di conseguenza dovrà rispettare le norme etiche e fornire adeguata documentazione finanziaria delle proprie aziende, dimostrando, così, di non trarre alcun vantaggio personale dal ruolo istituzionale che ricopre.
Le problematiche costituzionali irrisolte
Oltre alla questione inerente al conflitto di interessi, vi sono altri aspetti ambigui che non sono stati toccati dall’ordine esecutivo di Trump e che rendono molto difficile inquadrare i poteri di questa commissione inedita per funzione e struttura.
In primis, un organo consultivo non può tagliare fondi già stanziati nel Budget federale approvato dal Congresso. Secondo l’”Impoudment Control Act” del ’74, l’esecutivo può solamente proporre dei tagli straordinari detti “recissions” che dovranno, poi, essere supervisionati dai legislatori. Molti esperti legali, quindi, ritengono che il D.O.G.E. non abbia l’autorità di smantellare agenzie federali e che la Corte Suprema possa stabilire incostituzionale il recente smantellamento dell’Agenzia per lo sviluppo internazionale (USAID), poiché è stato presentato ricorso.
Un’altra questione spinosa è quella relativa ai licenziamenti federali. Il processo di digitalizzazione ed efficientamento delle procedure lavorative, di cui Musk è promotore, sta portando ad ingenti tagli al personale pubblico statunitense. Finora sono 75 mila i dipendenti che hanno accettato una buona-uscita molto generosa che prevede un compenso fisso fino al prossimo settembre; tuttavia, il Budget non comprendeva tali risorse. Anche Bill Clinton adottò un provvedimento simile nel ’94, ma all’epoca fu il Congresso a stabilire le modalità e a stanziare i fondi attraverso la “Federal Workforce Restructuring Act”.
A fronte di questo precedente, sembrerebbe che misure simili debbano essere regolamentate dal legislativo, invece recentemente un Giudice federale ha respinto la richiesta mossa da 14 procuratori generali di bloccare al D.O.G.E. la possibilità di licenziare funzionari pubblici. A distanza di qualche giorno, però, il tribunale federale di San Francisco ha emanato un blocco ai licenziamenti dei dipendenti in prova o provenienti da agenzie del lavoro esterne evidenziando ulteriori criticità legali. Da riportare, poi, un’altra sentenza federale che vieta temporaneamente al dipartimento di Musk di accedere alle informazioni trattate dal Dipartimento dell’istruzione (USED) e di quello del Tesoro (USDT), nonché dall’Ufficio di Gestione del Personale (OPM) in quanto violano la privacy dei cittadini. Si tratta di dati di natura previdenziale, fiscale e bancaria di milioni di americani prelevati senza fornire una valida motivazione: non è chiaro come tali informazioni avrebbero agevolato i lavori della commissione.
La mancanza di trasparenza del D.O.G.E., infatti, risulta complicare moltissimo il quadro. Come riportato da AP.news, gran parte del lavoro della commissione si svolge dietro le quinte e nemmeno i funzionari delle Agenzie interessate sono al corrente né dei piani del team né delle risorse monetarie e tecnologiche a loro destinate. Anche i criteri con i quali i tagli verrebbero contabilizzati ed iscritti a bilancio sono altrettanto ambigui: il New York Times ha fatto notare che il risparmio su alcune voci è stato parecchio sovrastimato.
Aldilà delle problematiche precedentemente citate, il dibattito relativo all’efficienza della pubblica amministrazione è in corso da molti anni in America, basti pensare che già in passato Presidenti come Bill Clinton e Ronald Reagan provarono a semplificare ed innovare la macchina burocratica statunitense, seppur con scarsi risultati ed un impegno minore. Ad oggi, una riforma in tale direzione sicuramente avrebbe dei risvolti positivi dal punto di vista economico e politico, tuttavia la gestione poco trasparente e contradditoria da parte dell’amministrazione Trump, rischia di indebolire il ruolo del Congresso e non produrre effetti stabili nel lungo periodo.
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