Città30 fa tappa a Torino, Padova e Perugia

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Le ultime tre tappe della campagna di Legambiente hanno evidenziato criticità e punti di forza dei territori. Particolare attenzione alla futura direttiva dell’Unione Europea sulla qualità dell’aria, che impone limiti più stringenti

Nell’ultima settimana la campagna itinerante di Legambiente “Città2030, come cambia la mobilità” ha fatto tappa a Torino, Padova e Perugia con l’obiettivo di promuovere una mobilità più sostenibile e favorire la creazione di centri urbani più vivibili.

Andando ad analizzare i dati del capoluogo piemontese emerge che per il tasso di motorizzazione, Torino rimane in cima alla classifica nazionale con 69 auto ogni 100 abitanti, in crescita rispetto al 2023 (+8) e ben al di sopra dell’obiettivo al 2030, quando si dovrà giungere al di sotto di 35 auto ogni 100 abitanti. Resta invariato rispetto al 2023 il tasso di incidentalità, con 5 incidenti ogni 1.000 abitanti. Occorre ricordare che un’altra grande sfida al 2030 è il raggiungimento dell’obiettivo fissato dal Piano nazionale sicurezza stradale (Pnss) che prevede il dimezzamento delle vittime in strada. Per quanto riguarda la qualità dell’aria, i principali inquinanti restano sotto i livelli di guardia rispetto alle medie annuali. Questo dato deve però tener conto della futura direttiva dell’Unione Europea, per questo sin da ora è necessario ridurre le concentrazioni medie annuali di particolato sottile PM10 del 25% e di NO2 del 36% (fonte: elaborazione Mal’Aria – Legambiente 2024).

«Nel 2024 le concentrazioni degli inquinanti sono sensibilmente calate, ma questo è dovuto principalmente alle eccezionali condizioni meteo e non a provvedimenti strutturali», evidenzia Mirko Laurenti dell’Ufficio Scientifico di Legambiente. «Dal bilancio di Mal’Aria emerge che in Piemonte Torino e Asti hanno registrato superamenti di PM10 rispettivamente con 55 sforamenti nelle centraline di Rebaudengo e Lingotto e 37 nella centralina D’Acquisto, entrambe ben oltre il limite dei 35 giorni consentiti. Per quanto riguarda le medie annuali, nessuna città supera attualmente i limiti vigenti, ma se il 2030 fosse già qui, con l’entrata in vigore dei nuovi parametri europei più stringenti, la situazione cambierebbe radicalmente: a eccezione di Biella, Cuneo e Verbania, nessun altro capoluogo piemontese risulterebbe entro i parametri».

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Tornando ai dati sulla mobilità urbana, il trasporto pubblico del capoluogo presenta luci e ombre: nonostante un lieve incremento nell’uso dei mezzi, l’auto privata resta la scelta principale a Torino. Se da un lato abbiamo un modal split che vede ancora il 47% degli spostamenti in auto contro solo l’11,4% con il trasporto pubblico, dall’altro possediamo la seconda rete tramviaria d’Italia, dopo Milano, con 73 km di linee e 245 tram. La domanda di trasporto pubblico urbano è pari a 227 viaggi/abitante/anno, ancora lontana dai 400 definiti nell’obiettivo al 2030, e nel 2024 si conta solo il 21% di bus elettrici. Migliora invece l’offerta della sharing mobility, che con 3000 monopattini, 2300 biciclette, 650 scooter e 3600 auto in free-floating, vede il 65% dei mezzi completamente elettrici.

Per quanto riguarda il trasporto su ferro nel 2023 il Piemonte ha contato 776 corse giornaliere, ma si classifica tra le peggiori linee d’Italia a causa di molte sospensioni o rallentamenti. Sono 11 le linee ferroviarie sospese, alcune di queste aspettano da anni la riattivazione secondo quanto previsto nei piani di RFI, altre rischiano di essere smantellate (fonte: Rapporto Pendolaria di Legambiente).

«Oggi vogliamo ribadire quanto sia urgente e necessario accelerare i tempi per raggiungere gli obiettivi di miglioramento della qualità dell’aria – dichiara Alice De Marco, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – Abbiamo solo 5 anni per ridurre drasticamente i livelli di emissioni, soprattutto in relazione agli inquinanti che creano i maggiori problemi di salute. La Regione Piemonte insieme alle città lavori ad un serio piano di misure e azioni efficaci e coordinate in tutti i settori che sono corresponsabili dell’inquinamento atmosferico: mobilità, agro zootecnia, riscaldamento domestico. Per la città di Torino la posta in gioco è alta: aderendo alla Missione europea si è impegnata a raggiungere obiettivi di neutralità climatica entro il 2030.

Le priorità affrontate oggi riguardano il settore della mobilità. Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta chiede più coraggio e più presa di coscienza da parte delle istituzioni competenti, locali e regionali, rispetto alle soluzioni da mettere in atto con urgenza e priorità: potenziamento ed elettrificazione del trasporto pubblico locale su ferro e su gomma, a livello urbano ed extraurbano, per offrire un servizio che risponde alle esigenze della maggior parte dei cittadini e delle cittadine piemontesi; stop progressivo delle auto nei centri urbani con istituzione delle Città30 almeno in tutti i capoluoghi piemontesi; ripensare gli spazi urbani estendendo le aree pedonali, creando percorso ciclo-pedonali ben collegati tra loro e in sicurezza rispetto al traffico veicolare».

Padova

Dall’analisi dei dati emerge un quadro con diverse criticità ma anche significative potenzialità. I dati sulla qualità dell’aria, recentemente diffusi dal rapporto “Mal’Aria di città“, evidenziano livelli di inquinanti tra i più alti in Italia con ben 61 giornate di sforamento di valore giornaliero del PM10, a fronte del 35 consentite dalla normativa italiana. Lo sforamento consiste nel superamento del valore massimo giornaliero consentito di 50 microgrammi per metro cubo (μg/mc). Complici delle condizioni meteorologiche sfavorevoli, nei giorni scorsi tale valore ha superato abbondantemente i 100 μg/mc, raggiungendo un picco di 141 μg/mc. Considerando invece le medie annuali Padova, con un valore di 31 μg/mc, non presenta ad oggi una situazione emergenziale stando agli attuali dettami di legge, non avendo superato nel 2024 il limite dei 40μg/mc come media annuale.

«Il problema – dichiara Francesco Tosato, Presidente di Legambiente Padova – emerge con evidenza considerando l’attuale situazione in riferimento alla nuova direttiva sulla qualità dell’aria recentemente approvata a livello comunitario, che ha rivisto i limiti di riferimento per il PM10, avvicinandoli molto a quelli suggeriti dall’OMS. Dal 2030 infatti il limite stabilito come media annuale da non superare scenderà dagli attuali 40 μg/mc a 20 (rimane 15 μg/mc il valore suggerito dall’OMS). Questo significa che nel giro di soli cinque anni Padova dovrà ridurre le concentrazioni attuali di PM10 del 35% e dell’NO2 del 22%. Un lavoro impegnativo se si considerano tutti i fronti sui quali intervenire, a partire dalla mobilità e dai trasporti.

Traffico, incidentalità e trasporto pubblico. Un altro tema molto attuale in città è la gestione del traffico, soprattutto in questi mesi in cui sono aperti numerosi cantieri. Una delle cause principali del congestionamento della mobilità urbana è rappresentato dall’alto tasso cittadino di motorizzazione, ben 62 auto ogni 100 abitanti, che anno dopo anno non accenna a calare. Anche il numero dei sinistri gravi (morti e feriti/1000 abitanti) è ancora troppo alto e costante: ben 6,7 ogni 1000 abitanti, da dimezzare così come previsto dal Piano Nazionale Sicurezza Stradale, rispetto ai dati rilevati nel 2019. All’alto tasso di motorizzazione corrisponde una domanda verso il trasporto pubblico piuttosto contenuta per le caratteristiche della città, che si attesta sui 108 viaggi/abitante/anno, anche se in costante crescita dal periodo post pandemico e che si prevede aumenterà considerevolmente una volta completato il progetto del sistema Smart. “Le nuove linee tranviarie, SIR2 e SIR3 – chiarisce Tosato – costituiranno una vera e propria rivoluzione che consentirà di ridurre considerevolmente il traffico veicolare (-30%), i tempi di spostamento (-25%) e dell’incidentalità (-35%), nonché delle emissioni inquinanti».

É in corso di rinnovamento la flotta del Tpl, sempre più elettrificata anche se è ancora troppo poco per una città come Padova, dove solo poco più del 15% dei bus è interamente elettrico.

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Ciclabilità e trasformazione urbana. «Padova ha una evidente vocazione alla ciclabilità, prosegue Tosato – considerando che la bici copre il 22% dello split modale urbano, addirittura superiore a quello relativo al TPL e con oltre 200 km di piste e corsie ciclabili, l’infrastruttura esistente è tra le più ampie in Italia in rapporto alla popolazione e la dimensione della città. La qualità però deve essere migliorata evitando in particolare, dove possibile, la commistione con i pedoni che genera insicurezza per entrambe le categorie».

Da migliorare anche il numero di mezzi in sharing a disposizione dei residenti e degli studenti universitari: solo 2,7 ogni 1000 abitanti. Da sottolineare che è recentemente stato pubblicato il bando per il nuovo servizio di bike sharing e monopattini elettrici che prevederà un unico gestore, ma i numeri previsti non sono superiori agli attuali.

Infine, la ZTL a Padova si limita ad una superficie di poco superiore alla città murata, ma ben organizzata e controllata, con varchi elettronici e in uscita. Considerando infine il contributo alla trasformazione fornito dalla ciclabilità, è auspicabile una decisa estensione delle strade a velocità calmierata per ridurre la gravità degli incidenti stradali e trasformare così Padova in una “CITTÀ 30”: più sicura, salubre, vivibile e a misura di persona. L’impegno della nostra associazione, impegnata nella promozione delle strade scolastiche e campagne di sensibilizzazione, va in questa direzione.

Perugia

Il tasso di motorizzazione di Perugia, pari a 77 auto ogni 100 abitanti, stabilmente elevatissimo e molto distante dell’obiettivo al 2030, quando si dovrà giungere al di sotto delle 35 auto ogni 100 abitanti. Resta alto anche il tasso di incidentalità, con 4 incidenti ogni 1.000 abitanti, dato da dimezzare così come previsto dal Piano nazionale sicurezza stradale, rispetto ai dati rilevati nel 2019. Tuttavia, come riportato nel bilancio della polizia municipale di gennaio scorso, si segnala un significativo aumento dei decessi stradali (+233% rispetto al 2023) e un aumento degli incidenti che coinvolgono i pedoni, risultati che confermano l’urgenza di adottare misure che mitighino l’incidentalità stradale nel capoluogo umbro.

Per quanto riguarda la qualità dell’aria, i principali inquinanti restano sotto i livelli di guardia. Questo dato deve però tener conto della futura direttiva dell’Unione Europea in materia; per questo, sin da ora, è necessario ridurre la concentrazione media annuale di particolato sottile PM10 del 3% (fonte: elaborazione Mal’Aria 2025 Legambiente).

«L’applicazione delle misure per la Città a 30 km/h a Bologna hanno prodotto effetti straordinariamente positivi e noi dobbiamo seguire quella strada quanto prima – ha sottolineato Maurizio Zara, presidente di Legambiente Umbria – sia per ridurre il numero di incidenti stradali, sia per ridare spazio e aria pulita alle persone. Come già ribadito più volte, anche con uno specifico manifesto redatto insieme a FIAB Perugia Pedala e rivolto alla politica regionale e comunale, vogliamo una città che sia a misura delle persone e che metta al centro la qualità ed accessibilità degli spazi pubblici. È necessario ridisegnare lo spazio pubblico, a partire da quello intorno alle scuole, anche attraverso interventi sperimentali di urbanismo tattico, per favorire la mobilità sostenibile, la sicurezza dell’utenza debole della strada e la socialità, attraverso la realizzazione di zone 30 e strade scolastiche che restituiscono la giusta dimensione urbana alla centralità delle persone che la vivono».

«L’altro grande e drammatico tema che caratterizza la nostra città e più in generale la nostra regione – prosegue Zara – è quello della sicurezza stradale e della incidentalità che sempre più frequentemente interessa chi si muove a piedi o in bici. Insieme a FIAB, e grazie alla collaborazione attivata con l’Università del Politecnico di Milano abbiamo presentato dati eloquenti che fanno vedere per la prima volta la collocazione geografica di questo tipo di incidentalità, un vero e proprio Atlante dei morti e dei feriti gravi in bici e a piedi. I dati disponibili si riferiscono a quanto accaduto fino al 2022 e dovranno essere aggiornati nei prossimi anni, ma sappiamo già che la situazione degli ultimi due anni è perfino peggiorata. Sappiamo che occorre partire da una attenta analisi scientifica di questi dati per affrontare il tema sicurezza stradale e per evitare le tante, troppe morti che all’Umbria costano economicamente oltre 250 milioni di euro l’anno, secondo i dati dell’Istat, e che piegano emotivamente tante famiglie a dolori e perdite che potremmo evitare mettendo in campo misure efficaci per ridurre la velocità dei mezzi in città e permettere una mobilità attiva, sicura e realmente alternativa all’auto».

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Sul punto, Paolo Festi, Presidente di FIAB Perugia Pedala, ha segnalato che dopo un lungo e comune percorso iniziato insieme a Legambiente ben tre anni fa, sarà avviata a breve l’operatività della Consulta per la mobilità attiva e la sicurezza stradale del Comune di Perugia dove, con tanti altri soggetti e associazioni, si potranno portare all’attenzione dell’amministrazione locale istanze e misure volte a rendere Perugia una città realmente più sicura, inclusiva, pedonabile a misura delle persone.

Ma la mobilità e l’accessibilità degli spazi urbani sono un tema di giustizia sociale; troppo spesso, la carenza di servizi o la loro scarsa qualità penalizzano fasce della cittadinanza più fragili che vivono in contesti urbani di discomfort le cui criticità sono acuite dalla frammentazione e dalla cattiva manutenzione dei percorsi, a volte dalla loro totale impraticabilità, della scarsa o inesistente illuminazione e dal fenomeno endemico della sosta selvaggia in una delle città italiane con il più alto tasso di motorizzazione.

Città2030: come cambia la mobilità

È un viaggio in 20 capoluoghi italiani, da Nord a Sud, per promuovere una mobilità green e per favorire la creazione di centri urbani più vivibili. Dopo Torino,Padova e Perugia farà tappa anche a Modena (4/03), Pescara (5/03), Trieste (12/03), Napoli (7/03), Messina (7-8/03), Olbia (7-8/03), Avellino (10/03), Reggio Calabria (13/03), Brindisi (14/03) e a Roma (17-18). Completano il programma due tappe spin-off a Cassino e Pomigliano d’Arco, dedicate alla crisi del settore automotive.

Il racconto della campagna e la petizione. È possibile seguire tutte le tappe di Città2030 sulle pagine Facebook, Instagram Legambiente Lab. Legambiente lancia anche per quest’anno la petizione online “Ci siamo rotti i polmoni. No allo smog!” con la quale chiede al Governo risposte urgenti nella lotta allo smog, a partire dagli interventi sulla mobilità e l’uso dello spazio pubblico e della strada.

Firmala anche tu >> https://attivati.legambiente.it/page/74655/petition/1

Leggi anche: Bologna città 30: un anno dopo, le vittime sono dimezzate. E nessun pedone ucciso

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Città inquinate e trafficate: la campagna Città30 fa tappa a Torino, Padova e Perugia

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Le ultime tre tappe della campagna di Legambiente hanno evidenziato criticità e punti di forza dei territori. Particolare attenzione alla futura direttiva dell’Unione Europea sulla qualità dell’aria, che impone limiti più stringenti

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