Il bonus insegnanti, ovvero la Carta del docente da 500 euro, continua a escludere i precari. Nonostante numerose sentenze favorevoli, i docenti non di ruolo restano ancora fuori dal beneficio che permette agli insegnanti di aggiornare strumenti didattici e formarsi. Per questo, in molti si stanno rivolgendo al Tar per ottenere il tanto atteso bonus.
Ma il tribunale è ormai al collasso. Nel 2024, solo in Piemonte, sono stati presentati 887 ricorsi da parte di insegnanti precari che reclamavano il bonus mai erogato. Il trend continua nel 2025: nei primi due mesi dell’anno, le cause hanno già raggiunto quota 260.
Il presidente del Tar Piemonte, Raffaele Prosperi, parla di una situazione insostenibile. Il tribunale è sommerso, le sentenze sono sempre favorevoli ai docenti, ma il ministero dell’Istruzione continua a ignorarle e a non pagare.
Carta del docente: cosa prevede la legge
La Carta del docente è un bonus è per gli insegnanti ormai piuttosto noto. Si tratta di 500 euro all’anno destinati alla formazione degli insegnanti, con l’acquisto di libri, corsi, strumenti tecnologici e materiali utili alla didattica.
Uno strumento apprezzato, ma con una grossa falla: è riservato solo ai docenti di ruolo. Sul sito ufficiale della Carta del docente si legge: “Sei un docente di ruolo o hai diritto al bonus in forza di una sentenza passata in giudicato?”.
Perché sì, per quanto il bonus lasci esplicitamente fuori dall’elenco dei beneficiari migliaia di insegnanti precari (che svolgono allo stesso modo il lavoro dei colleghi di ruolo), il sito prevede comunque il rilascio della Carta del docente.
Perché i precari sono esclusi?
Nonostante diverse sentenze del Tribunale del lavoro e della Corte di Giustizia Europea, che hanno stabilito il diritto dei precari al bonus, il ministero dell’Istruzione non ha ancora adeguato la normativa. Risultato? Il bonus continua a non essere versato, costringendo i docenti a fare ricorso anno dopo anno.
Il presidente del Tar Piemonte, Raffaele Prosperi, non ha nascosto il proprio sconcerto:
Per motivi a me misteriosi questi soldi non vengono corrisposti. Le sentenze sono sempre favorevoli ai docenti, ma il Ministero non le esegue, e così gli insegnanti devono rivolgersi al Tar.
Per il tribunale, il problema è piuttosto serio, perché si sta trasformando in un vero e proprio ingolfamento del sistema.
Se il ministero non paga, i docenti ricorrono al tribunale, il Tar si intasa di ricorsi e lo Stato viene condannato a risarcire con gli interessi, aumentando di fatto il costo finale per le casse pubbliche. Per Prosperi tale effetto domino è “assurdo” e chiede al Ministero di agire per risolvere il prima possibile il blocco.
Tar sommerso: i numeri della crisi
I numeri non sono pochi. Solo nel 2024 infatti il tardo del Piemonte ha ricevuto 887 ricorsi esclusivamente per la carta del docente. Sono più della metà dei 1.969 ricorsi totali pervenuti per l’anno 2024.
E a gennaio e febbraio il trend è rimasto lo stesso. Infatti, su 250 ricorsi totali, ben 261 riguardano il bonus insegnante. Corrispondono a oltre il 50% del totale. In altre parole: il tribunale è saturo.
Così lo stesso presidente Prosperi ha dichiarato che il Tar rischia il blocco operativo se il ministero non interviene con una soluzione definitiva. Le soluzioni sono due: la riforma del contratto nazionale per includere i precari nel bonus docenti o un provvedimento legislativo per riconoscere il diritto al bonus.
Il Ministero resta in silenzio, i sindacati attaccano
Il problema è che il ministero dell’Istruzione e del Merito non ha ancora preso parola. Non c’è nessuna risposta ufficiale da parte del ministro o del Ministero in merito ai richiami dei giudici e ai solleciti ricevuti da parte dei sindacati di settore. Il problema però non è nuovo e i sindacati parlano di
una discriminazione grave ai danni dei precari (…). Non è accettabile che gli insegnanti precari debbano ricorrere alla giustizia per avere ciò che gli spetta per legge. Il Ministero deve assumersi le sue responsabilità.
Anche perché mentre la politica rimane in attesa, sono gli insegnanti a pagare di tasca propria i corsi e gli strumenti di formazione che il bonus invece concede ai loro colleghi. Inoltre, chi si aggiorna, chi compra libri, corsi e strumenti tecnologici nuovi non riceve comunque alcun rimborso in seguito. Il Tar non può far altro che raccogliere i ricorsi dei docenti, saturandosi e aumentando il costo di tutta la macchina.
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