un sogno chiamato Entella – massimilianolussana.it

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Oggi sono qui a raccontare un sogno. Che è quello del ritorno in serie B dell’Entella.
Un sogno che, questa volta, sembra lì a portata di mano. La vittoria a Pesaro di oggi, contro la Vis Pesaro porta a sette punti il vantaggio sulla Ternana, che però ha una partita in meno.

Anche se non era tutto così scontato e, dopo il pareggio a Legnago contro il fanalino di coda del girone, era tornata la grande paura. Anche perché la squadra umbra aveva vinto la partita successiva e l’Entella fino al novantaduesimo dell’incontro con il Perugia a Chiavari della scorsa settimana stava pareggiando.

Poi, per l’appunto, il gol al minuto 92, che è il segno di una squadra che non molla mai, come ha dimostrato anche oggi, quando il rigore decisivo è stato segnato dai biancazzurri quattro minuti dopo la fine del tempo regolamentare del primo tempo.

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Certo, distrarsi è vietato, già due stagioni fa ci avevamo fatto la bocca dopo la vittoria a Reggio Emilia contro la Reggiana e poi quella in casa contro lo splendido Pontedera di Max Canzi che sancì il sorpasso sugli emiliani, poi dilapidato con i pareggi di Lucca e a Chiavari contro la Recanatese.
Perché parto da questo ricordo che fu entusiasmante e poi dolentissimo?
Perché credo che occorra sempre ricordare il passato e i propri errori per non ripeterli. Ricordiamo sempre che i play off della Lega Pro sono un piccolo inferno, un terno al lotto da cui non è detto che esca il migliore, ma semplicemente il più in forma al termine di quell’interminabile stagione.
E quindi penso – non ci vuole un genio peraltro – che occorra puntare direttamente al primo posto. E in questo momento l’Entella sta proprio lì, al primo posto, e sarebbe prima anche senza i due punti di penalizzazione degli umbri.
Insomma, penso che la squadra di Fabio Gallo – l’allenatore il cui arrivo è stato decisivo per riprendere a sognare, come scrivemmo sulla Puntina – meriti davvero la promozione diretta, anzi direttamente e senza passare dal via, come al Monopoli.
E penso che soprattutto la meriti la società e ovviamente su tutti il presidente Gozzi che ci ha creduto sempre, anche quando era difficile, come ha raccontato in una bella intervista a Telenord che Maurizio Michieli ha fatto vedere al Derby del lunedì.

E poi l’Entella – come sanno i fedelissimi dell’”Altro mercato”, un posto dove si può parlare d’amore per il calcio e d’amore tout court – è un posto dove i giocatori e gli allenatori diventano straordinari e sono andato a cercarmi le storie di alcuni di loro, a partire dal capitano del Venezia di Eusebio Di Francesco, straordinario anche oggi a Bergamo, a dimostrazione che quando si gioca a calcio non si sbaglia mai, come aveva dimostrato anche il Como di Cesc Fabregas, ad aprire gli occhi di coloro che si eccitano solo a sentire nominare Gasperini o Retegui, cari amici come Cesare Zapperi o Giovanni Nani, che però dimenticano che uno ne segna quattro quando non servono e l’altro che forse un allenatore, bravo per carità, chi lo nega, si giudica anche da altri particolari. E se non è al Real o al City un motivo c’è.

Insomma, dicevo, il capitano del Venezia Francesco Zampano è cresciuto nelle giovanili dell’Entella (dopo la Samp) e lì ha iniziato a giocare.

E poi, disordinatamente, cito Vincenzo Vivarini, che quest’anno a Frosinone non ha funzionato, ma che per tre anni a Catanzaro ha fatto vedere il miglior calcio della Lega Pro e della serie B, polverizzando ogni record, ma soprattutto giocando molto bene, come peraltro faceva anche a Chiavari.

E poi, fior da fiore Nicolò Zaniolo, Ighli Vannucchi, Bruno Pektovic, che è arrivato alla semifinale dei Mondiali con la Croazia, Dany Mota grandissimo nel Monza, Matteo Brunori che ha fatto sognare e fa sognare Palermo, Marco Brescianini prima al Frosinone e poi all’Atalanta, Andrea Magrassi al Cittadella, Joshua Tenkorang a Cremonese e Lecco, Ilias Koutsoupias a Bari, Nikita Contini a Napoli, transitato anche alla Sampdoria, e poi – e come sempre cito alcune delle loro squadre – Leonardo Sernicola alla Cremonese, Davide Diaw a Bari, Mirko Eramo a Ascoli, Mamadou Coulibaly alla Salernitana, Luca Mazzitelli al Frosinone e oggi al Sassuolo, Mattia Aramu, Luca Tremolada a Modena, Stefano Moreo a Pisa, Francesco Di Tacchio al Sudtirol, così come l’immenso Silvio Merkaj.

E ancora mi piace ricordare, fra gli altri, Giuseppe De Luca, Gaetano Masucci, Andrea La Mantia, Matteo Mancosu, Ciccio Caputo, Cheick Keita che andò al Birmingham, Luciano Spalletti che fu a Chiavari nel 2005-2006, Naser Aliji, unico calciatore ad essere sceso in campo con la sua maglia della Nazionale maggiore, quella albanese, in un’amichevole contro la Norvegia del 2018, e ovviamente, fra gli altri, Daniele Dessena, Mauro Coppolaro, Matias Silvestre, Leonardo Morosini, Alejandro Rodriguez, Marco Sansovini, Samuel Di Carmine, Ivan Pelizzoli, Leandro Rinaudo, Adrian Ricchiuti, Michele Troiano e potrei citarne moltissimi altri.

E tutto questo mi piace condividerlo con la Comunità della Puntina biancazzurra: Pierangelo Malfatti, Loredana Pizzorno, Antonio Spiga, Salvatore Toto Michelizzi, Roberto Odello, Luca Nanni, Angelo Spanò, Margherita Savoini, Tiziana Fasce, Anna Toccj, Maurizio Coluccini, l’infiltrato graditissimo Paolo Begnozzi, Bernardo Perata, Angelo Sorbello, Reny G Chiavari, Paolo Valle, Maria Grazia Pibiri, Grazia Possenti, Enrico Vinelli, Dario Pignatelli, Gianfranco Ricci, Marisa Deswaef, Alessandro Benzoni, Elisabetta Ferullo, Amelie Rosine Baratta, Fulvio Ronconi in trasferta, Elena Mei e tantissimi altri.

Ma soprattutto mi piace condividerlo con il presidente Antonio Gozzi, che cito volentierissimo di nuovo, con sua moglie Sabina Croce, che abbina umanità e calcio, con alcuni amici che incontro allo stadio, da Roberto Bagnasco a Claudio Muzio, fino alla squadra di Matteo Gerboni, Nicolò Pagliettini, Alberto Bruzzone con il loro lavoro nella comunicazione e in Piazza Levante, e ovviamente Matteazzi, Superbi e tutta la struttura.

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Non so come finirà il mio sogno.

Che è il mio secondo sogno, del primo so assolutamente la fine.

So però che, già così, con un calcio di questo tipo, è un sogno meraviglioso.

Perchè racconta che un altro calcio è possibile.

Come la Vita.

Come l’Amore.

Tanta roba.

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Massimiliano Lussana

1 marzo 2025



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