stiamo escludendo i giovani dalla vita pubblica?

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L’arte attraverso i suoi codici, le sue istituzioni e le tante organizzazioni indipendenti, si rivolge ad un pubblico garantendo forme di accessibilità e diffondendosi in modo capillare nel territorio e nelle comunità. Chiedendo una partecipazione attiva. Tuttavia, per ragioni culturali ma anche sociali, legate ad abitudini e stili di vita, non si raggiunge ogni fascia di popolazione. Tra i grandi esclusi rientrano i giovani, i cui tassi di partecipazione alla cultura e alla vita pubblica in generale sono particolarmente bassi.

Mammalian Driving Reflex, LMBM Bochum 2020, JU Bochum

Quando si parla di “giovani” è importante circoscrivere un ambito specifico evitando di farne oggetto di usi impropri e generici: l’Unione Europea li identifica nella fascia di età compresa fra i 18 e i 30 anni, per i quali evidenzia come solo una quota minoritaria partecipi a progetti, con percentuali discrete solo in ambito sportivo. Una fascia che si trova in condizione di solitudine, incapace di aggregarsi: un paradosso in una contemporaneità sempre più interconnessa, dove la conoscenza sembra alla portata di tutti. Eppure il restringersi degli spazi di vita pubblica unito al clima ostile al confronto e al dibattito ne sono una prova. Quando non vi è alcuna forma di riconoscimento e di legittimazione è difficile, se non impossibile, essere rilevanti: le istituzioni sono avvertite come lontane, montano sentimenti di apatia e disillusione.

Giovani chi? Alcuni dati

Il Consiglio Nazionale dei Giovani ha riportato come per 6 giovani under 35 su 10 il dibattito pubblico non affronti adeguatamente le criticità e le emergenze contemporanee; una delle principali ragioni per la quale si continua a registrare, rispetto ad altri gruppi demografici, una notevole difficoltà di coinvolgimento. L’osservatorio Global Youth Development Index, che calcola i progressi dei Paesi nell’offerta per i giovani dai 15 ai 29 anni, ha invece classificato l’Italia al 23esimo posto, con risultati critici nella partecipazione politica e civica minima, dove è ferma al 140esimo.

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CHEAP, call for artists Ph. Giulia Rosco

Da tenere in considerazione sono anche diversi fattori che influenzano e condizionano l’individuo, dall’ambiente all’ambito sociale e culturale di provenienza. Come emerso nell’intervento Un paese a diverse velocità: disuguaglianze e divari nell’offerta, nella partecipazione e nei consumi culturali di Istat, ripreso dall’Agenzia di Stampa Cult, la partecipazione culturale ancora oggi non è tornata ai livelli pre-pandemici. Una delle cause principali è il fenomeno di “siccità culturale” che colpisce alcuni luoghi, con forti divari sociali, esclusi da ogni tipo di proposta e iniziativa a causa di barriere economiche, culturali e geografiche.

giovani
Marta Bellu, Monia Pavoni, I versi delle mani, Farout festival

Premi, workshop, call to action

Di fronte allo spirito di disaffezione e precarietà è necessario favorire forme coinvolgimento attivo e co-creazione in ambito artistico. I modelli virtuosi sono disparati. Nell’autunno 2024 il centro culturale milanese BASE, ha ospitato FAROUT – festival dedicato alla creazione contemporanea – retto da una giuria di adolescenti come modo per dare voce e legittimare la loro partecipazione: la premiazione degli artisti è avvenuta su loro insindacabile giudizio. Alle OGR di Torino nel 2018 è stata formulata la proposta OGR YOU (Young Adults/Giovani), portata avanti per alcuni anni e dedicata agli “young adults”, una fascia di età tra le meno rappresentate: una serie di iniziative, workshop e open call ha favorito la conoscenza attraverso l’arte, educando i giovani creativi alla complessità della cultura. Non rari sono i casi dei concorsi, come ad esempio il Premio Lydia, di Fondazione Il Lazzaretto, open call dedicata ad artisti under 35, che sostiene un percorso di ricerca artistica della durata di sei mesi.

Pau Aguiló e Bruno Gnocchi per Unique, Antonia Jannone Disegni di Architettura

Buone pratiche entrano non solo in spazi no profit e gallerie dedicate agli emergenti, ma anche in quelle più istituzionali: si è svolto a gennaio 2025 UNIQUE, un nuovo format di mostra pop-up ospitato da Antonia Jannone Disegni di Architettura, che ha visto Bruno Gnocchi, curatore under 25, esporre per due giorni il lavoro di Iacopo Antonucci (2003) e Pau Aguiló (2002), per la prima volta in Italia. In territorio elvetico si trova bblackboxx, uno spazio artistico antirazzista nato nel 2007 nel campo profughi e centro di deportazione Bässlergut di Basilea, gestito da un collettivo di artisti, teorici ed attivisti che collaborano in iniziative di lettura critica del presente.

bblackboxx
bblackboxx, Arte al Centro, 2014 ph. Enrico Amici

Qui, con un tessuto damascato africano che poteva essere tagliato e venduto al metro, è stato realizzato Cut the Fence, un’opera d’arte collettiva nata dalla somma dei suoi frammenti. Una forma di arte diffusa e partecipata – di Copa & Sordes e promossa da Cittadellarte Fondazione Pistoletto – ma soprattutto una dichiarazione contro una politica che permette la circolazione mondiale di merci ma esclude migranti e rifugiati.

Arte pubblica e progetti di strada

Il collettivo CHEAP a Bologna promuove invece la Street Art, una forma di creatività e comunicazione molto vicina ai giovani; un progetto indipendente, nato nel 2013 come un festival e diventato piattaforma di attivazione sociale. Tra pratica curatoriale e attivismo, problematizza il discorso sullo spazio pubblico con interventi site specific, esplorando il linguaggio contemporaneo. Fra le tante iniziative, Feminist as fuck, progetto su poster creato da artisti di provenienze e biografie diverse, per indagare gli scenari transfemministi attraverso l’arte visiva.

CHEAP, Feminist As Fuck ph. Giulia Rosco

A proposito di spazio pubblico e di giovani, a Torino ha luogo Non più eroi, un percorso di educazione civica e arte contemporanea che si inserisce nel progetto del Polo del ‘900 Il colonialismo e noi, e si propone di indagare con gli studenti il tema del colonialismo nella storia e nel presente. L’itinerario, ideato insieme all’artista Alessandra Ferrini, riflette sui lasciti del periodo coloniale nella topografia della città, attraverso alcune tracce audio realizzate dagli studenti. Un modo per osservare fatti storici da un punto di vista spesso ignorato, e avere consapevolezza del significato culturale e politico dei monumenti pubblici.

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CHEAP, call for artists Ph. Giulia Rosco

La partecipazione come forma di progettualità culturale

La partecipazione non è solo prendere parte ma diventare parte: a scapito della narrazione che ritrae le giovani generazioni lontane e disinteressate, tali esperienze hanno dimostrato come la cultura sia in grado di riportarle al centro. Attraverso un processo di ascolto, scambio ed intervento, i giovani possono finalmente riconoscersi – come insieme e come generazione – ed essere allo stesso tempo visti, liberi di agire e anche sbagliare. La cultura deve tornare ad essere un terreno fertile a un modo di stare che sia consapevole e libero, per dare corpo e spazio a pensiero, voce e dissenso. Il patrimonio potrà così influenzare i singoli contesti di vita e incentivare forme di educazione, favorendo la circolazione e lo scambio di idee, principio di democrazia. Dobbiamo impegnarci affinché il dialogo sia forgiato e partecipato da molti, diversi e plurali, per avere il diritto di esser presenti e consapevoli, unica e vera forma di resistenza.

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