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Il Ramadan nel 2025 è iniziato la sera di sabato 1 marzo e terminerà al tramonto di domenica 30 marzo. L’inizio del Ramadan coincide tipicamente con il novilunio del nono mese, secondo il calendario lunare islamico.
Oggi per le comunità islamiche inizia il periodo del Ramadan. Esso rappresenta uno dei momenti più sacri e intensi della pratica islamica, un periodo in cui i musulmani di tutto il mondo si dedicano al digiuno diurno, alla preghiera, alla carità e alla riflessione spirituale.
Durante questo mese i fedeli si astengono da cibo, bevande, fumo e rapporti intimi dall’alba al tramonto, interrompendo il digiuno ogni sera con un pasto chiamato ifṭār, che si consuma dopo il tramonto, e rinvigorendosi con un pasto pre-alba chiamato suḥūr.
Spesso noi occidentali confondiamo i termini “Arabi”, “musulmani” e “islamici”, per cui sarebbe bene fare chiarezza:
Gli Arabi sono un gruppo etnico originario della Penisola Arabica e delle regioni circostanti. La loro lingua madre è l’arabo. Gli Arabi possono appartenere a diverse religioni, tra cui l’Islam, il Cristianesimo e l’Ebraismo. Non tutti gli Arabi sono musulmani.
I Musulmani sono seguaci dell’Islam, una religione monoteista fondata dal profeta Maometto nel VII secolo, tramandata nella scrittura sacra del Corano (in cui è riportata la parola del loro dio, Allah).
I Musulmani possono appartenere a diverse etnie e nazionalità. Non tutti i Musulmani sono Arabi; infatti, la maggior parte dei Musulmani nel mondo vive in paesi non arabi, come l’Indonesia, il Pakistan e l’India.
Il termine “islamico” si riferisce a tutto ciò che è relativo all’Islam, come la cultura, la legge, l’arte e l’architettura islamica. Ad esempio, possiamo parlare di “arte islamica” o “legge islamica” (Shari’a).
In molti paesi a maggioranza musulmana, le leggi della Shari’a influenzano la condizione delle donne, tuttavia, l’interpretazione e l’applicazione di tale legge possono variare notevolmente (dall’abbigliamento ai comportamenti). Per esempio, in alcune comunità sciite è prevista e consentita la pratica della mut’ah, un contratto matrimoniale con una durata specifica e condizioni concordate dalle parti, ma essa non è accettata da tutte le scuole di pensiero islamiche. Stesso discorso vale per la poligamia (o, più precisamente, per la poliginia)
Fatta queste opportune precisazioni, è d’uopo sottolineare l’enorme contributo che popoli di fede islamica hanno apportato nel campo delle scienze, della filosofia, dell’arte e della letteratura, contribuendo in maniera significativa al progresso della conoscenza umana e al dialogo interculturale.
Come si è accennato, all’interno di queste comunità, il ruolo della donna assume un’importanza particolare e complessa: sebbene le interpretazioni e le pratiche possano variare a seconda dei contesti geografici e delle differenti scuole di pensiero – come quelle che caratterizzano le comunità sunnite, largamente diffuse nei paesi arabi e in molte regioni dell’Asia e dell’Africa, e le comunità sciite, maggiormente presenti in paesi come l’Iran, l’Iraq e alcune zone del Libano – la figura femminile, pur godendo di un grado di libertà molto variabile nei diversi contesti, ha sempre svolto un ruolo vitale nella trasmissione del sapere, nella cura della famiglia e nel contributo alla vita sociale e spirituale della comunità.
Le donne, infatti, non solo partecipano attivamente ai rituali del Ramadan e agli altri momenti di preghiera e meditazione, ma sono anche custodi di tradizioni culturali e artistiche che arricchiscono il patrimonio di intere civiltà.
In questo contesto, il mese sacro (il Ramadan) non è soltanto un periodo di astinenza e disciplina fisica, ma diviene anche un’occasione di rinnovamento interiore e di rafforzamento dei legami comunitari, in cui ogni gesto di carità, ogni momento di preghiera e ogni atto di riflessione contribuisce a una più profonda comprensione dei valori spirituali che uniscono i musulmani di ogni provenienza.
La diversità che caratterizza il mondo islamico – dall’influenza culturale degli Arabi alle peculiarità delle numerose comunità non arabe che abbracciano la fede islamica – testimonia una storia di scambi, adattamenti e innovazioni che ha fatto del Ramadan un simbolo universale di rinnovamento e di impegno verso il bene comune.
In fin dei conti, tutt’e tre le religioni monoteistiche (Islam, Giudaismo e Cristianesimo) credono in un solo Creatore e sostengono che siamo tutti fratelli; e questo è un importante punto di partenza per la realizzazione di un “pluralismo religioso” basato sul riconoscimento, sull’accettazione e sul rispetto reciproco della diversità delle credenze religiose, evidenziando i principi etici comuni e mettendo al bando rigidità e fondamentalismi e, soprattutto, garantendo a ogni singolo individuo la libertà di scegliersi liberamente la propria Fede, rispettando le leggi del Paese in cui si vive.
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