Lunedì 3 marzo è la Giornata Mondiale della Fauna Selvatica

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Lunedì 3 marzo è la Giornata Mondiale della Fauna Selvatica

Luigi Conte, Presidente dell’Ente parco: «Non solo cinghiali ma molte specie da proteggere»

Sirolo, 1 marzo 2025 – Lunedì 3 marzo ricorre la Giornata Mondiale della Fauna Selvatica che quest’anno viene celebrata col tema Finanza per la conservazione della fauna selvatica: investire nelle persone e nel pianeta. I promotori di questa giornata, tra cui le Nazioni Unite e la Convenzione CITES, mettono quindi in risalto l’urgenza di dedicare risorse finanziarie alla conservazione della fauna selvatica, quale componente fondamentale della biodiversità del nostro pianeta.

«Quando si parla di fauna selvatica nel nostro territorio si fa riferimento per lo più al tema dei cinghiali anche nel Parco del Conero che è un parco fondamentalmente agricolo» – dice Luigi Conte, Presidente dell’Ente parco. Nel 2008 fu evidenziata la comparsa del cinghiale all’interno del territorio del Parco del Conero e fu messo a punto un piano di gestione che ne prevede l’abbattimento per ricomporre lo squilibrio ecologico visti gli ingenti danni sulle praterie del Parco.

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Luigi Conte – Presidente dell’Ente parco

Nel 2009 erano censiti 13 capi per km quadrato e, da quando è stata avviata l’attività di selezione, oggi sono censiti 2 capi per Kmq sperimentando anche forme di cattura utili ad intervenire dove il prelievo con carabina non è sicuro come nei centri urbani.

Dal 2016 nel Parco si è osservato anche il lupo che, dopo il lockdown per il Covid si è definitivamente stanziato con un nucleo famigliare di tre individui, specie protetta che non può essere cacciata, le cui prede preferite sono proprio i cinghiali. Per difendersi meglio i cinghiali si sono imbrancati in gruppi più numerosi di quanto non accade solitamente.

«Con il lupo che ha un raggio di azione giornaliero di svariate decine di chilometri ci si può convivere e per questo abbiamo realizzato molte conferenze con l’ausilio degli esperti dell’associazione Popoli&Lupi per spiegare le abitudini di vita e di caccia di questo predatore” – aggiunge Luigi Conte.

La fauna selvatica però è anche il falco pellegrino, i circa 10mila rapaci migratori diurni che in questo periodo utilizzano il Monte Conero come tappa per riposare, cacciare e spiccare il volo verso i luoghi di riproduzione del nord Europa attraversando l’Adriatico. Lo sono le 92 specie di uccelli nidificatori, 10 specie di rettili, 6 specie di anfibi, 26 specie di mammiferi, 476 specie di farfalle che rappresentano l’eccellenza del Parco del Conero e che va protetto dall’invasione delle specie aliene.

Come partner del Progetto Sistema finanziato dalla Fondazione Cariverona e promosso dal Comune di Ancona, il Parco del Conero si occupa di favorire la salvaguardia della biodiversità locale rispetto alle specie aliene ed invasive.

«Da anni stiamo lavorando con un gruppo di esperti, per il ritorno in natura delle testuggini di terra (Testudo hermanni) specie autoctona ma estinta da decenni nell’area del Conero e per il contenimento della diffusione nell’ambiente naturale della tartaruga dalle orecchie rosse originaria del centro America (Trachemys scripta) – spiega il direttore Marco Zannini – Per quanto riguarda le testuggini acquatiche americane, da considerarsi dannose per i nostri ambienti naturali, gli esemplari sono stati affidati all’Ente Parco da ex proprietari o da cittadini che non sono in grado di occuparsene o gestirle. Il Parco del Conero provvede a nutrirle e a garantire loro condizioni di vita idonee».

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«Con eccessiva leggerezza negli ultimi anni si sono commercializzate e, conseguentemente acquistate, questo tipo di tartarughe, considerate alla stregua di un animale d’affezione – aggiunge Zannini – senza però considerare le difficoltà legate al garantire loro una vita serena ed in linea con le loro esigenze una volta cresciute e ignorando che si tratti di specie non presenti in natura nei nostri territori, la cui detenzione va denunciata alle autorità competenti».

Tantissimi sono i casi di tartarughe abbandonate in specchi d’acqua dolce di pubblico accesso quando le dimensioni hanno reso complicata la loro permanenza e allevamento all’interno delle abitazioni private.

Marco Zannini

«L’obiettivo – insiste il Direttore Zannini – è anche evitare che altri esemplari di queste specie vengano abbandonate in natura compromettendo ulteriormente la biodiversità a discapito delle specie autoctone locali, in particolare la testuggine palustre europea (Emysorbicularis). Al contempo abbiamo creato un’area per le testuggini di terra ed è auspicabile il loro ricollocamento in natura secondo le indicazioni fornite da ISPRA. Questi individui per poter essere liberati devono soddisfare due parametri fondamentali: il primo riguarda il loro patrimonio genetico, che deve essere compatibile con la sottospecie di Testudo hermanni italica (T.h.hermanni) e il secondo il loro profilo sanitario, ovvero non avere patologie tali da poter contaminare altre specie presenti in natura allo stato selvatico» – conclude il Direttore del Parco del Conero.

Secondo le intenzioni dell’Ente Parco entrambe le aree dovranno essere oggetto di percorsi didattici per gli studenti delle scuole e per la diffusione di una corretta cultura della tutela ambientale e della biodiversità medianti pannelli divulgativi ed altri strumenti informativi.

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Sempre grazie al cofinanziamento della Cariverona l’Ente Parco è capofila di un progetto denominato Seeds&Bees per la protezione degli insetti impollinatori come le api domestiche o selvatiche, i bombi, le farfalle o tante specie di coleotteri.

«La ricorrenza della Giornata Mondiale della Fauna Selvatica – conclude il Presidente – sia l’occasione per rimarcare il ruolo dei Parchi come strutture deputate alla tutela della biodiversità animale e con essa quella vegetale. Il riferimento scelto per l’edizione di quest’anno legata agli aspetti economico-finanziari mi consente di ricordare che, auspicando il rapido completamento dell’iter per diventare Parco Nazionale, potremmo meglio affrontare molte più emergenze soprattutto nella parte marina vista la situazione preoccupante del Mosciolo Selvatico di Portonovo, presidio Slow Food».



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