L’indagine: “Agito nell’interesse della città”

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“Per quanto mi riguarda, come penso anche per gli altri amministratori, mi sento tranquillo per aver agito nell’esclusivo interesse della mia città e questo alla fine dovrà essere riconosciuto”. A commentare l’atto di citazione della procura della Corte dei conti di Venezia nei confronti di venti persone, fra amministratori e dirigenti, alle quali viene contestato un presunto danno erariale di 4,5 milioni di euro, è l’ex sindaco Paolo Avezzù, attualmente consigliere di maggioranza, sempre sotto le insegne di Forza Italia.

Il caso è quello annoso e intricato del project financing per la costruzione del nuovo polo natatorio. E, anche l’ex consigliere Renato Borgato, un altro dei 20, nota: “Francamente non avevo più pensato ad uno sviluppo ulteriore dopo la linea difensiva presentato dai nostri avvocati, tanto più se pensiamo che il termine ultimo è quindi di scadenza dell’avviso di citazione doveva essere il 15 febbraio, mentre l’atto è datato 26 febbraio, quindi si pone da subito una questione di improcedibilità procedurale. Ritengo comunque del tutto ingiusto questo tipo di azione e, a prescindere da tutto, confido, in caso di processo, che il Collegio giudicante faccia chiarezza definitivamente. Una cosa è certa, io personalmente, ma pure sono convinto per tutti gli altri coinvolti, abbiamo agito correttamente e la nostra coscienza è più che a posto”.

E se da una parte le difese invocano dell’esimente politica, altre contestano anche l’esistenza stessa di un danno, dal momento che il Comune, visto l’esito finale, ha pagato meno di quanto preventivato la realizzazione della nuova piscina, tornata in anticipo in suo possesso. Secondo la teoria della procura contabile, però, il conto delle entrate a bilanciare le uscite sarebbe improprio perché non vi sarebbe un diretto rapporto di causalità. Resta il fatto che se le casse del comune non hanno subito contraccolpi il “danno” non è chiaro.

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Oltre ad Avezzù e Borgato, a comparire innanzi ai giudici della Corte dei Conti dal prossimo 10 luglio, altri 10 consiglieri che nel consiglio comunale del 28 febbraio 2005 hanno approvato la proposta di progetto, ovvero l’attuale vicesindaco Andrea Bimbatti, l’attuale consigliere di Fdi Marco Venuto, Beatrice Di Meo, Nicola Settini, Mirko Gennari, Mauro Visentin, Stefano Bellinazzi, Lucio Giomo, Renzo Bellinello e Rinaldo Salvan e Renato Borgato, poi anche la dirigente ancora a capo della ragioneria Nicoletta Cittadin e l’ex dirigente Alberto Moscardi, nonché l’ex sindaco Fausto Merchiori, l’ex vicesindaco Graziano Azzalin e gli ex assessori Raffaela Salmaso, Giovanna Pineda e Giancarlo Moschin e l’attuale parlamentare Nadia Romeo, che hanno votato la delibera 75 del 2007 di integrazione della clausola che prevedeva la tristemente nota “surroga” del Comune nei debiti dei costruttori in caso di insolvenza che era stata inserita nel project.

La storia inizia nel 2003, sotto la Giunta guidata da Avezzù, quando venne deciso di realizzare il nuovo impianto con un project financing affidato a Veneto Nuoto, i cui soci erano al 25,5% Cles, al 25,5% Consorzio cooperative costruzioni di Bologna, al 25% Guerrato spa, al 16% Reale Mario e all’8% Padovanuoto, società che, con un contratto di affitto di ramo di azienda, ha ricevuto dai soci la gestione diretta della piscina, alla quale ha provveduto creando una propria emanazione, la società sportiva Rhodigium Nuoto 2006. Dopo il via libera del consiglio comunale nel 2005, il 9 giugno 2006, prima del ballottaggio che ha poi portato all’elezione di Merchiori, è stata stipulata la convenzione fra Comune e Veneto Nuoto, con la clausola della surroga, ma anche con quella che prevedeva una penale in caso di ritardi nella consegna a Veneto Nuoto dell’area della vecchia piscina, valutata circa 3,6 milioni, che per il ritardo verificatosi fra maggio 2011 al maggio 2012, quindi sotto una terza giunta, ha portato al “lodo Baldetti”, con il l collegio arbitrale che ha indicato una penale da 1,370 milioni, che però non è mai stato pagata, nonostante la procura della Corte dei Conti contesti questo esborso, perché la Corte di Cassazione, il 6 marzo 2024, ha accertato l’inefficacia del lodo.

La surroga è scattata nell’ottobre 2018, quando Veneto Nuoto è stata dichiarata fallita e il Comune si è visto chiedere 6,3 milioni da Unipol. La partita si è poi chiusa con una transazione di saldo stralcio in seno al concordato fallimentare da 4,5 milioni nel gennaio 2021. Contestualmente il Comune è tornato in pieno possesso delle piscine, quindi anche della gestione, rimasta, “galleggiante” alla Rhodigium Nuoto che non ha però versato rate, come già prima a Veneto Nuoto, fino ad accumulare un debito stimato in 2,5 milioni, che ha detto di non voler saldare sostenendo di averli spesi per acquisti e manutenzioni. Fatto sta che per tre anni il Comune è tornato nel possesso della piscina ma non è riuscito a incassare un euro. Interrompendo il rapporto solo quando si è posto il problema di lavori, che hanno portato alla lunga chiusura, dal gennaio 2024 fino allo scorso dicembre, quando finalmente ha riaperto i battenti con il nuovo gestore Pool 4.0.





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