Con tutto quello che sta succedendo sul fronte degli spionaggi, dei controspionaggi, dei trojan, di preti, giornalisti e attivisti intercettati, presidenti della Repubblica spiati, per non parlare dei sempre più ravvicinati e frequenti cyberattacchi a banche, siti istituzionali e ministeriali, è giusto puntare forte sull’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale, l’Acn.
Sì, ma per farci cosa? Sulla carta l’Acn è una relativamente fresca nuova giga agenzia governativa creata per frenare spioni, dossieraggi e attacchi hacker, e per formare tutti gli enti pubblici su innovativi sistemi di prevenzione dai cyberattacchi.
Il direttore dell’agenzia non è un nerd o un esperto di stem, bensì un burocrate di lungo corso, l’ex prefetto Bruno Frattasi, in carica dal marzo 2023, che combatte a mani nude – e senza un’esperienza diretta – contro gli hacker russi. O almeno ci piace immaginarlo così.
Poi, andando a spulciare fra i dati di bilancio e le informazioni pubbliche reperibili alla voce “amministrazione trasparenze” del sito web, qualche tentennamento rispetto all’effettivo livello di cyber sicurezza nazionale viene.
Il personale
Partiamo dalle consulenze. La parte del leone la fa, con 130mila euro di prestazione occasionale l’autore e divulgatore scientifico Marco Camisani Calzolari, volto noto di Striscia La Notizia al quale sono affidati, indubbiamente, compiti importanti.
Calzolari è molto impegnato a difendere la patria, lo fa anche in tandem con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione Alessio Butti, il quale ha commissionato a Calzolari la realizzazione di un indispensabile spot pubblicitario – pagato con i soldi del Pnrr – per la promozione dei Punti Digitale Facile, cioè un invito a rafforzare le competenze digitali dei cittadini. Una faticaccia per Marco Camisani Calzolari, passare dagli spot di governo alla non precisata consulenza all’agenzia per la cybersicurezza, fino agli studio di Mediaset, per il programma Striscia La Notizia.
Fra i ricchi compensi consulenza spicca quello a favore di Mario Caligiuri, 370mila euro in tre anni, per una collaborazione specialistica. Il rapporto di collaborazione è cominciato nel 2023, quando la spesa per consulenze della Acn è lievitata da zero a quattro milioni. Dicevamo, Caligiuri, ex consigliere regionale in Calabria in quota Forza Italia è ordinario di Pedagogia generale all’Università della Calabria e insegna Scienze dell’Educazione.
Però è appassionato di Intelligence, e sul tema ha scritto anche qualche libro. Dunque, se le competenze scientifiche, nonché la conoscenza delle reti digitali e quella della più recente Ai, non provengono dai consulenti esterni, allora le troveremo sicuramente fra i dipendenti. Ma anche qui qualche dubbio viene. Il capo dell’Acn è un prefetto in pensione, nominato da Alfredo Mantovano.
Fra i dirigenti c’è la figlia del capo della procura di Roma, Valentina Lo Voi, giurista. Milena Rizzo, anche lei prefetto ed ex capo di gabinetto della ministra Luciana Lamorgese. Poi Laura Tintisona, dirigente superiore di Polizia, moglie del prefetto di Roma Lamberto Giannini. Poi c’è il cognato di Maria Elena Boschi, Gian Luca Berruti, che è colonnello della Guardia di Finanza.
Più in generale, a leggere il bilancio 2023, l’ultimo disponibile, c’è scritto che solo 178 dipendenti hanno una laurea e, di questi, solo 97 hanno un profilo scientifico, gli altri possiedono una laurea in scienze sociali. Dunque: la sicurezza cybernetica nazionale è sulle spalle di 97 validissimi esperti.
Un tantino pochi per difendere l’Italia intera, non pare? Niente paura, perché dal 2023 a oggi il personale è stato ampiamente rimpinguato. Dalle 300 unità iniziali, di cui 32 dirigenti, i dipendenti sono saliti 450 nel 2025 (di cui 40 manager) e l’anno prossimo saranno 550, di cui una settantina in distacco dal ministero della Difesa. Di sicuro non sarà difficile trovare candidati, perché chi lavora all’Agenzia gode degli stessi ghiotti stipendi dei dipendenti della Banca d’Italia.
I 213 dipendenti di fine 2023 sono costati 26 milioni di euro, nel 2025 la spesa sarà di circa 55 milioni (c’è scritto nel budget di previsione dell’anno in corso). Ma il monte salariale dell’agenzia è destinato a decollare: già quest’anno, l’ente si accollerà altri 49,6 milioni di costo del personale del ministero della Difesa in distacco e di non meglio definiti esperti; nel 2026 la spesa fra professionisti e manager arriva a oltre 121milioni di euro, nel 2030 siamo a 154milioni di euro, per poi sfondare i 172 milioni al 2035.
I finanziamenti
Ma è tutto sotto controllo, perché sull’Agenzia piove un fiume di denaro fin dalla sua costituzione, rinvigorito da altrettanta moneta sonante dei fondi del Piano di Ripresa e Resilienza.
Nel dettaglio, il Mef destina nel triennio 2025-2027 ben 351,2 milioni di euro. In più, ci sono i soldi del Fondo per l’attuazione della strategia nazionale Cybersicurezza che cuba 420 milioni di euro e altri 130 milioni del Fondo per la gestione della Cybersicurezza. A questi vanno aggiunti altri 637,5 mila euro l’anno per le spese dell’Agenzia, e la cifra monstre di 463,4 milioni dal Pnrr europeo, di cui 21,8 milioni serviranno per “consulenze, collaborazioni, altre prestazioni professionali”.
Qualche incertezza sul come verranno spesi i soldi del Pnrr viene continuando nella lettura del bilancio previsionale 2025, dove si apprende che: «Ai fini della corretta trasposizione dei predetti valori finanziari nel conto economico, in termini di ricavi, si evidenzia che tanto per lo stanziamento ordinario dello Stato, quanto il finanziamento a valere sui fondi del Pnrr non vi è una formale indicazione della quota da destinare alla spesa corrente e di quella finalizzata agli investimenti».
E in tutto questo vagare nel digitale, l’agenzia ha pensato bene di ancorarsi saldamente al solido mattone. Del resto ha il fiato finanziario per farlo.
Nel bilancio 2023, pagati i lauti stipendi, più altri 10 milioni per servizi e altri 4 milioni per consulenze, l’Acn si permette di fare un ragguardevole utile: 35,9 milioni, che vanno a ingrossare il patrimonio netto a quasi 60 milioni. A che serve quel cospicuo gruzzolo (di denaro pubblico) accantonato nell’agenzia? Intanto parte delle risorse non spese sono state di fatto in buona parte opzionate.
L’Agenzia già in affitto (gratis) in un immobile del Demanio in via Santa Susanna, ha investito nell’acquisto di una propria sede, in Corso d’Italia 41, necessaria data la provvisorietà dell’attuale e la sua precarietà di spazi e misure di sicurezza. La gara bandita si è chiusa a luglio 2024 con l’offerta vincente di Colliers per un immobile per la cifra di 128 milioni di euro.
È stato però necessario accendere un mutuo decennale da 70 milioni di euro l’anno con Cassa Depositi e Prestiti per 70 milioni di euro, che comporta interessi passivi da 2,4 milioni di euro. In tempi di incerti spioni, un immobile è certamente una certezza.
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