la Spagna adesso blocca i Golden Visa

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Il governo socialista di Pedro Sánchez ha stabilito che dal 3 aprile verrà dismesso il programma che prevede investimenti da parte di chi chi volesse comprarsi il permesso di soggiorno (con vista cittadinanza) nel paese. Dodici anni dopo l’introduzione, troppe le ripercussioni socialmente inaccettabili

In Spagna il governo socialista di Pedro Sánchez ha detto basta. Dal 3 aprile il programma di Golden Visa verrà dismesso. Era stato accolto con perplessità già nell’anno del lancio, il 2013. E nel corso di un decennio quelle perplessità sono state rafforzate. Troppe ripercussioni socialmente inaccettabili, con conseguenze negative soprattutto per il mercato immobiliare.

Al pari di molti altri in Europa (ma a differenza di quello italiano), il programma spagnolo di Golden Visa prevede l’investimento in immobili. Fino a qualche mese fa il web pullulava di siti in cui venivano pubblicizzate le residenze di lusso disponibili a chi volesse comprarsi il permesso di soggiorno (con vista cittadinanza) in Spagna. Tutto sotto il benevolo occhio statale.

Contabilità

Buste paga

 

Il “nation state” che si convertiva in “nation real estate”. L’effetto è stato che, nei centri urbani di maggior richiamo e nelle località turistiche, la gentrificazione è andata fuori controllo. Ciò che non poteva lasciare inerte uno dei superstiti governi europei di sinistra.

Che così ha colto l’occasione per cancellare lo schema. Scatenando involontariamente un effetto di speculazione che non era stato messo in conto, poiché in queste settimane si è accesa la corsa a approfittare dell’ultima finestra di opportunità. Ma al di là degli effetti indesiderati, la cosa certa è che va a chiudere uno fra i programmi di cittadinanza e residenza per investimento (Crbi nell’acronimo in inglese) di maggior successo in Europa.

Golden Iberia

Le cifre fornite nel 2023 parlavano di 14.576 Golden Visa rilasciati in Spagna a partire dal 2013. A beneficiarne sono stati soprattutto russi e cinesi, ma anche britannici che hanno fatto la loro Brexit, statunitensi, ucraini, iraniani.

Circa il 96 per cento degli investimenti si è diretto verso l’immobiliare, ciò che è una caratteristica tutta iberica. Infatti essa è stata replicata in Portogallo, altro paese europeo dove gli schemi di CRBI hanno fatto registrare numeri record, tali da fa capire quanto infimo sia stato il rendimento del programma italiano. Le statistiche aggiornate all’intero anno 2023 riferiscono che, a partire dall’anno 2012 in cui il programma è stato inaugurato, i visti d’oro rilasciati dal Portogallo sono stati 12.718.

Totale delle risorse investite nell’economia portoghese, dato aggiornato a settembre 2023: 7,3 miliardi di euro. Anche nel caso portoghese si sono registrati effetti devastanti per il mercato immobiliare poiché è quella l’opzione ampiamente preferita dagli investitori (oltre l’80%). Tanto da indurre a fine 2023 il governo allora presieduto dal socialista António Costa, nell’ottobre 2023, a interrompere l’opzione per questo segmento. In quell’occasione qualcuno ha parlato addirittura di fine dei Golden Visa portoghesi, ma le cose non stanno così.

Del resto, come rinunciare a uno strumento che, anche nelle annate meno felici (come quelle segnate dalla pandemia), ha portato a iniettare nell’economia lusitana almeno mezzo miliardo di euro l’anno?

Grecia in ascesa e opaca Ungheria

I paesi del Mediterraneo sono particolarmente apprezzati dai cacciatori di Golden Visa. Una conferma di ciò viene dalla performance del programma greco. I motivi sono intuibili: paese di grande attrattività turistica, clima favorevole, tarriffario molto accessibile in conseguenza della grave crisi economica scontata dal Paese durante gli Anni Dieci. L’effetto di tutto ciò è che fra il 2014 e il 2023 la Grecia ha concesso 9.610 visti d’oro, da cui è derivata un’iniezione di 2,6 miliardi di euro per l’economia nazionale. Come nel caso di Spagna e Portogallo, i principali acquirenti sono ricchi cittadini cinesi, seguiti da turchi e russi. Questi ultimi hanno avuto un’incidenza molto alta in tutti i programmi di CRBI fino all’estate del 2022, quando dall’UE è giunto per loro il veto in seguito all’aggressione dell’Ucraina da parte delle forze armate di Putin.

L’embargo che ha colpito i cittadini russi ha avuto conseguenze in ogni altro paese europeo che ha adottato un programma di CRBI. Per esempio in Lettonia, dove un programma esiste dal 2015 e concede tre opzioni a prezzi modici: 280mila euro di deposito bancario (soluzione pressoché snobbata), 250mila euro più un 5 per cento di aggio statale per investimento immobiliare, 50mila euro di investimento in business. Per la repubblica baltica il mancato approdo dei vicini russi è stato compensato da un incremento di investitori vietnamiti, ciò che ha permesso di far segnare numeri in crescita.

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Saldo e stralcio

 

Ha destato invece ampi sospetti il programma ungherese, finito nel 2018 al centro di un’investigazione di Organized Crime and Corruption Reporting Project (OCCRP). La struttura dell’investimento risultava infatti alquanto opaca: l’investitore comprava degli speciali bond governativi che garantivano un 2 per cento annuo e la restituzione del capitale dopo cinque anni. A fare da intermediari per piazzare i bond erano agenzie autorizzate dal governo di Budapest ma con sede legale all’estero, in paesi come Cipro e Isole Caiman. Queste agenzie ricavavano cospicui aggi. Il programma così congegnato è stato dismesso nel 2017. Adesso i Golden Visa ungheresi si presentano nella forma dell’investimento immobiliare.

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