Il circolo “La Scaletta” soddisfatto dell’impegno della Regione Basilicata a finanziare lo sforzo per il rilancio dell’assistenza sanitaria – Oltre Free Press

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“Il Circolo culturale La Scaletta prende atto, con soddisfazione, dell’ impegno da parte della Regione a sostenere finanziariamente lo sforzo per il rilancio dell’assistenza in Basilicata, sempre con l’ottica rivolta all’equilibrio economico-finanziario. Nel contempo si attende di veder messo in pratica, nell’arco temporale dell’attuale legislatura, quanto enunciato”.

È il commento di Angelo Andriulli, primario emerito di Gastroenterologia dell’Ospedale di San Giovanni Rotondo, componente del direttivo del Circolo e autore di due report di analisi delle performances degli istituti ospedalieri regionali, al “Rendiconto sulle Attività e Politiche della Persona” che l’Assessore Cosimo Latronico ha illustrato nei giorni scorsi in Consiglio regionale.

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“L’Assessore – aggiunge Andriulli – ed i tecnici estensori del documento, hanno affrontato ad ampio raggio quelle che sono le esigenze finanziarie e le carenze professionali necessarie a far sì che i lucani tornino a farsi curare in Regione. ‘Abbiamo gli strumenti per agire’ ha proclamato l’Assessore, elencando i vari problemi e le soluzioni tecnico- finanziarie che si stanno approntando. Ma, ancora una volta, nulla si è detto su quello che, a nostro avviso, rappresenta il fulcro della deficienza sanitaria in Basilicata: la mancanza dei controlli nella gestione delle risorse messe in campo. E’, questo, un nodo che La Scaletta ha ripetutamente fatto presente negli scorsi anni, convinzione che scaturisce direttamente dall’esperienza personale degli estensori del Report, con 40 anni di attività ospedaliera alle spalle. La Dirigenza dell’Assessorato dimentica che si può affogare nell’oro, se non si è in grado di navigare. Fuor di metafora, si sottovaluta che, ad integrare le necessarie risorse finanziarie e professionali, occorra accostare un’attenta opera di vigilanza sull’operato dei professionisti e delle tecnologie loro affidate. In altre parole, se non si approntano adeguate misure di controllo delle risorse impegnate. L’una cosa (finanziamenti e forza lavoro) deve andare di pari passo con l’altra (controllo delle attività), se non si vuol finire in un pozzo di San Patrizio colmo di risorse finanziarie ma povero in risultati. Un esempio a chiarire il precedente assunto. Gioverebbe molto conoscere la spiegazione che i tecnici regionali, preposti al governo della sanità, offrono al dato che vede, tra i migliori 10 ospedali italiani, ben 6 strutture convenzionate/private: come mai le strutture privatistiche riescono ad assicurare performances migliori di quelle pubbliche? A dir il vero la necessità di gestione delle risorse è un problema che affligge la maggior parte gli istituti sanitari operanti nel territorio nazionale e non solo regionale.

E’ di qualche conforto notare come tale preoccupazione sia ben avvertita a livello regionale, stando alle recenti dichiarazioni di Michele Napoli, capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio Regionale. Nelle strutture privatistiche vige un pressante monitoraggio sulle attività erogate, proprio perché esse comportano una spesa nell’erogazione ed un ritorno economico da parte dell’ente che eroga la prestazione. Chiediamo se anche nelle strutture pubbliche sia in atto un simile monitoraggio e, nel caso questo lo sia, pensiamo che il cittadino, che in ultima analisi è il pagatore del SSN, venga messo a corrente dei dati di produzione.

Auspichiamo – conclude Andriulli – che nelle due Aziende Sanitarie Regionali si insedi un Comitato di gestione delle risorse, a diretta dipendenza dalla Direzione Sanitaria, al quale affidare il compito di oculata osservazione dei volumi delle performances erogate. Si è avuta di recente notizia dell’inadempienza dell’ASP nell’attivare il Sistema di Valutazione della Performance, obbligatorio per legge, ma mai realmente attuato. Per l’ASM, invece, si sono appena nominati sia il nuovo Direttore Sanitario che il Direttivo Amministrativo. Non vorremo attestare, a termine dell’attuale Legislatura Regionale, che le liste d’attesa siano sempre chilometriche, a dispetto dei provvedimenti finanziari messi a disposizione.

Sarebbe, infine, auspicabile un confronto costruttivo di vedute tra il legislatore che deve programmare interventi a livello regionale, allocando le relative risorse, e gli operatori sul campo che quotidianamente avvertono le difficoltà e i successi dell’attività svolta. Constatiamo, invece, che l’elaborazione di uno strumento di programmazione sanitaria per i prossimi anni è stato demandato alle competenze di un Istituto extra-regionale, seppur prestigioso, come l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. L’augurio è che l’elaborato in preparazione dall’Università romana sia discusso con gli operatori sanitari lucani, dal cui confronto potrebbe derivare la verifica della concreta adattabilità alle necessità regionale, e che al termine del percorso lo studio non faccia la fine di quelli eseguiti e regolarmente pagati in passato (Bocconi e Agenas) ma rimasti lettera morta”.



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